16 anni fa, in una sera di fine
luglio, ci siamo incontrati per la prima volta. A quei tempi, nel 2004, non esisteva Facebook, figurarsi gli smartphone. Le fotografie si facevano con la macchina fotografica e il rullino, motivo per cui ti impegnavi veramente prima di scattare. Abbiamo album pieni di noi 2 nei primi anni insieme. Quando guardo quelle foto fatico a ricordare la me che ero. Come eravamo noi. E come siamo oggi. SEDICI ANNI DOPO.
SQUADRA. Siamo agli opposti. Abbiamo caratteri, gusti,
ambizioni diverse. Ma ci sono bastate 3 settimane per far emergere che avremmo
voluto 3 figli insieme e girare il mondo. Dopo tutti questi anni, una parte di
quei sogni da ventenni si sono realizzati. E soprattutto abbiamo capito che da
soli forse saremmo più veloci, più focalizzati sui nostri obiettivi. Ma che
solo insieme possiamo andare a conquistare il futuro ed essere davvero felici.
Siamo una squadra, spesso un po’ scentrata o in difesa o in attacco, ma sempre
squadra. Non si scappa, ce lo siamo promessi. E siamo ancora qua, insieme, come
coppia, come famiglia. Dopo sedici anni non è affatto scontato. E ho imparato
ogni giorno quanto questo sia importante.
ESPERIENZE. Veniamo da famiglie diverse, abbiamo avuto vite
diverse, abbiamo sognato cose diverse. Poi ci siamo trovati e la cosa più
naturale ci è sembrata quella di volere semplicemente stare con l’altro, come
se non ci fosse sogno più ambizioso e appagante di quello. Quello che siamo
stati nel passato ci ha segnato e condiziona ancora una parte di noi. E’ una
parte che ogni giorno ci impegniamo ad accettare come un qualcosa dell’altro
che è stato parte di lui e che, in qualche modo, ci ha portati qui, adesso,
insieme. Non saremmo dove siamo senza quello che siamo stati e le scelte che
abbiamo fatto. Le persone che siamo oggi sarebbero diverse, senza le esperienza
fatte da soli, prima di conoscerci, prima di decidere di essere noi.
DIFFICOLTA’. Ne abbiamo affrontate tante, fin dall’inizio.
Abbiamo modi diametralmente opposti di gestire le crisi. Io cerco il confronto,
il dialogo, la risoluzione. Tu schivi, eviti, speri che accantonando il
problema questo se ne andrà così come è arrivato. Questo ci porta spesso in
scontro. Il passaggio da coppia a genitori è stata una deflagrazione. Ha messo
in forse tutte le certezze che ci eravamo pian piano costruiti in più di 10
anni. Ha rimescolato le carte e ci ha imposto di ricominciare a giocare un
gioco del quale non conoscevamo le regole. Come ce la stiamo cavando? Sarà il
futuro a dirlo. Quello che so è che adesso, quando all’orizzonte si prospetta
una difficoltà, non diciamo più “Non ce la faremo mai” ma “Avanti, per ogni problema
c’è una soluzione”.
INFERTILITA’. Questo è stato uno dei problemi più grossi che
abbiamo affrontato come coppia e come individui. Una di quelle cose la cui
portata non hai idea di quanto impatterà sulla tua vita fino a che non ne entra
a far parte come il terzo incomodo. Una specie di lui, lei, l’altra. Quando ci
hanno detto che non avremmo potuto avere figli naturalmente, ancora una volta
ci siamo trovati davanti 2 strade: soccombere o lottare. Per me rinunciare non
è mai stata una opzione. Difatti siamo andati avanti, io che facevo da traino,
tu che ti assicuravi che percepissi il tuo supporto. Abbiamo sempre guardato
verso la stessa meta. Poi il traguardo è emerso con chiarezza e a quel punto ci
siamo ritrovati adulti, più uniti che mai. Consapevoli che quel problema c’era,
ma noi eravamo più forti. Sofia è la dimostrazione di quanta tenacia e
determinazione abbiamo infuso per raggiungere quel sogno che ora è la nostra
caotica, faticosa, meravigliosa vita.
COMPLICITA’. Lo siamo da sempre. Nonostante io avverta troppo
spesso il bisogno di parlare e sviscerare ogni aspetto, nel complesso siamo una
di quelle coppie che si capisce con gli sguardi. Quando siamo soli parliamo
poco, la vicinanza dice quello che le parole non saprebbero dire altrettanto
bene. Io ci sono, tu ci sei, potremmo essere ovunque e con chiunque e invece
siamo qui, insieme. Per lavoro sono portata a parlare tanto tutto il giorno. E
quando mettiamo a letto Sofia che poi ci ritroviamo sul divano, mi piace il
momento in cui ci abbracciamo e restiamo qualche secondo in silenzio. Quello
che siamo è racchiuso in quel gesto, quell’essere ancora noi due nonostante
quel +1 ingombrante che occupa una parte gigante del nostro cuore, ma che non
potrebbe essere lì se non fosse per me e te, in cima a tutto.
INVINCIBILI. So che lo siamo, lo sento. Sono quelle cose che
fatichi a spiegare ma lo sai. Lo so da tanto. Nonostante i tanti problemi che
abbiamo, le diversità nel vedere la vita, il modo in cui affrontiamo gli
ostacoli, la visione del nostro futuro. E’ come se non importa quale strada
percorreremo, perché alla fine del tragitto saremo ancora insieme. Più forti di
tutto. Ed è questa consapevolezza che mi da forza ogni giorno di sopportare il
lavoro insieme, i calzini lasciati fuori dalla cesta, il tuo bisogno di
realizzarti anche al di fuori di quello che siamo io e nostra figlia e la
nostra azienda. So che non importa come, perché siamo insieme. E questo vale
più di tutto.
E sedici anni dopo le foto sono diventate tante al punto che ho dovuto metterle in un hard disk esterno. Tante foto, tanti attimi, momenti brutti tra una foto e l'altra ma poi, alla fine, quel sorriso che ci spunta sempre sulla faccia quando siamo insieme e ci fa dire che sì, ancora adesso, ogni giorno, ne vale la pena.