Ci illudiamo sempre di essere speciali.
Quando iniziamo una storia ci convinciamo che sarà per sempre. Che noi no, non ci daremo per scontati, non ci prenderemo a male parole. Saremo sempre amorevoli, comprensivi l'un l'altra.
Quando veniamo a sapere che una coppia di amici si sta separando ci diamo di gomito e ci diciamo che no, a noi non sarebbe mai capitato, avremmo riconosciuto i segnali e lo avremmo evitato. A noi non potrebbe mai capitare. Non ci tradiremo mai.
Quando abbiamo un figlio ci diciamo che niente cambierà tra di noi. Continueremo ad avere i nostri spazi, ad essere coppia prima che genitori, a tenere sempre in considerazione l'opinione dell'altro, a supportarci e sopportarci a vicenda.
BALLE.
"Per una coppia felice nulla è più pericolo di un figlio". Inizia così il libro che Fabio Volo ha dedicato a noi, una delle categorie in assoluto più bistrattate: quella dei genitori. E in questa frase c'è racchiusa una verità universale. Niente mette in pericolo una coppia così come l'arrivo di un figlio. Non il tradimento, non stili di vita o caratteri incompatibili. No. Un figlio. Perché un figlio è un qualcosa che si frappone tra due entità che fino a quel momento sono state speculari tra di loro. 1+1 = 2. Elementare, Watson. Quell' 1+1 che diventa 3 sbilancia la coppia fin dal suo annuncio. Il test di gravidanza positivo è l'inizio della fine per la coppia così come la si è sempre vissuta.
Quando io sento quelli che hanno un figlio dire che "Va tutto a meraviglia, la nostra vita è ancora come prima" mi viene da ridere. Perché è come vedersi in uno specchio cercando di restare seri. Non importa se tu lavori o meno, se tu possa o meno avere una tata a disposizione. Quando una compagna e compagno diventano genitori, CAMBIANO. Tutti, senza nessuna eccezione. Non necessariamente in peggio. Anzi, spesso la coppia ne trae giovamento. A patto di non essere già sull'orlo del precipizio prima dell'arrivo del bambino. Altrimenti quell'esserino lì, con le sue manine piene di saliva, vi butterà nel burrone in men che non si dica.
Perché i bambini sono così. Paradossalmente, più sono piccoli più sono letali. Io, noi (inteso io e mio marito), l'abbiamo provata sulla nostra pelle con Sofia. Quando arriva è tutta un'euforia per i primi 10 giorni. Sei accerchiata da tante persone, tutti si improvvisano zii, tutti vogliono vedere il bambino. Poi da un giorno all'altro spariscono e tornano alla loro vita. E tu resti da sola. Solo con le tue 18 ore di travaglio sulle spalle, la patata ricucita e dolorante, le emorroidi, il latte che ti sgorga dalle tette nei momenti meno opportuni. Capisci fin da subito quanto la tua vita di donna sia cambiata nel giro di un niente. Il tuo uomo, di contro, continua tutto sommato a fare le sue cose. Magari dorme un pò di meno, impara a cambiare qualche pannolino, rischia di tornare vergine a causa della prolungata astinenza sessuale. Ma il cambiamento finisce qui. E questo è il primo scossone alla coppia. Tu sei totalmente assorbita dal bambino, tuo marito non capisce fino in fondo quello che tu provi/senti/vuoi. E, diciamoci la verità, dopo una giornata passata ad accudire un neonato, noi donne pensiamo "Se ci arrivi bene, se non ci arrivi amen".
Ed è così che questo lasciare andare le cose, un pò per stanchezza, un pò per orgoglio, un pò per sa il cazzo, prende una piega che rischia di far deragliare tutto. Coppia, famiglia, vita.
I primi mesi sono un concentrato di grandi gioie, grandi frustrazioni, grandi incomprensioni. Tutto è amplificato, tutto sembra impossibile da gestire. Invece, con il tempo, la pazienza, l'amore, ce la si fa. Io devo molto a mio marito. Molto, se non tutto. Per aver sopportato una donna che è diventata mamma senza smettere di essere imprenditrice. Una donna che si è trovata da un giorno all'altro con una bambina in una mano e un'azienda nell'altra. Senza poter lasciar andare nessuna delle due. Una moglie incapace di delegare, di accettare un aiuto, un consiglio. Una mamma con il senso di colpa perenne per il poco tempo da poter dedicare alla figlia che ha scelto, perché l'ho scelto e ne sono consapevole, di accantonare il marito e sé stessa per il bene di quel figlio che tanto aveva voluto, desiderato, atteso.
In tutto questo mio marito mi è sempre stato vicino, un passo indietro (anche due, più spesso tre), senza mai farmi sentire una moglie di merda (anche se qualche volta ne avrebbe avuto tutto il sacrosanto diritto). Giorno dopo giorno siamo andati avanti, cercando di crearci il nostro equilibrio di coppia. E di famiglia. Fatto di serate in casa, pochissimi momenti di vita sociale, pranzi al Mc Donald's (oh, oggi c'erano anche i palloncini a forma di cuore...è stata come una cena a lume di candela!), sesso che è diventato più di qualità e meno di quantità, ore costruite attorno a Sofia, che di riflesso sono ore tolte al nostro essere semplicemente coppia. Ma il fatto è che noi adesso siamo questo, una famiglia. Quello che abbiamo sempre desiderato.
Certo che non possiamo più svegliarci alle 10 la domenica mattina, certo che non possiamo prendere e scappare per un weekend romantico quando ci pare, certo che cena + cinema è oramai un'eccezione che quando capita ti sembra di essere andato alla notte degli Oscar. Certo che certe cose adesso non possiamo più permettercele. Ma quando le avevamo eravamo davvero felici? No, ci mancava qualcosa. Ci mancava Sofia. Coi suoi sorrisi, i suoi capricci, le sue canzoni storpiate, i suoi baci umidicci. Quando siamo sul divano e lei è lì che gioca mi rendo conto che non mi manca niente. Anzi, ho più di quello che 3 anni fa avrei solo osato sperare. Vero, potrei dire che adesso mi manca il tempo (e quando non lo dico?!). Tempo per me, per noi. Ma il tempo passa, Sofia cresce, il tempo lo riguadagnerò. Bisogna semplicemente saper aspettare. E devo dire che questa cosa ho imparato piuttosto bene a farla. Quando un domani non troppo lontano io e mio marito riprenderemo ad essere più coppia, questo si costruirà attorno al nostro continuare ad essere un genitore, che secondo me è l'obbiettivo più alto che si possa raggiungere nella vita. Certo, mi piacerebbe anche che la mia azienda guadagnasse cifre stratosferiche e ci facesse stare tutti quanti bene. Ma nulla avrebbe senso se non avessi mio marito e mia figlia con i quali condividere i traguardi della vita. Una vita meravigliosa, solo grazie a loro.
Quando diventi genitore prendi consapevolezza di questo: che sì, non ci sarà mai nessuno nella vita che potrai amare più di tuo figlio. Ma la persona con cui hai scelto di farlo, quel figlio, è per forza di cose qualcuno di unico. Con il quale hai dato vita ad un capolavoro.
Amarsi dopo un figlio è una sfida da affrontare giorno dopo giorno. Riuscire a restare uniti, non perdersi di vista. Continuare a guardare avanti nella stessa direzione quando un figlio irrompe nella vita a due e la sconvolge è un qualcosa che non tutti riescono ad affrontare. Tutti ci provano, alcuni si arrendono, altri vanno avanti per i figli, altri mettono in scena la famiglia perfetta mentre quella vera si sgretola dietro la facciata, altri si rimboccano le maniche, stringono i denti, ingoiano rospi, accettano compromessi, fanno sacrifici, ottengono immense soddisfazioni. In nome del bene supremo, la famiglia.
Io sono orgogliosa di poter affrontare ogni giorno la grande sfida del continuare ad essere una famiglia con una persona straordinaria che ha saputo perdonare i miei sbagli, apprezzare i miei successi, passare sopra ai miei limiti.
Ripenso a tutti i San Valentino passati, con questo sono 13. Alcuni sono stati indimenticabili, altri meno. Il fatto è che la partita si gioca in tutti i giorni che stanno nel mezzo tra un San Valentino e l'altro. E' un pò come con le fotografie. Le fotografie che mostriamo agli altri ci ritraggono sempre in un momento felice, al nostro meglio. Ma per arrivare a quello scatto perfetto ce ne vogliono tanti sfuocati, con gli occhi chiusi, troppo chiari o troppo scuri. Quegli scatti sbagliati sono la vita.
P.S: Sono fortunata ad averti accanto a me. Probabilmente molto più fortunata di quanto lo sia tu ad avere me accanto. Ti amo.
Nessun commento:
Posta un commento