Credo che mai come in questo anno, ognuno di noi nel suo bilancio personale faccia più fatica a ricordare le cose belle di quelle brutte. Questo 2020 ha messo alla prova tutti, in ogni aspetto della nostra vita. E ci ha messo di fronte ad una grandissima realtà: su certe cose non abbiamo potere. Per quanto ci infuriamo, ci deprimiamo o cerchiamo di forzare il corso degli eventi, semplicemente ci sono cose che succedono indipendentemente da noi. Il Covid-19 è una di queste cose. Certo, possiamo fare attenzione, rispettare le norme e diminuire il rischio di contagio. Ma le variabili in gioco sono troppe, e alcune di queste non dipendono da noi.
Sono cambiata molto, in questo 2020. Se ripenso alla me con un piede fratturato di inizio gennaio, arrabbiata e frustrata per le stampelle, la vacanza di Capodanno saltata, l'incapacità di essere autonoma, fatico a riconoscere la me che sono adesso. Più equilibrata, più serena, più grata. Nonostante tutto quello che abbiamo vissuto e stiamo vivendo.
Il percorso che ho iniziato a fine estate 2019 mi ha reso quest'anno molto più consapevole di quanto poco mi serve per essere felici. Il mio percorso verso il minimalismo sta dando i suoi frutti, soprattutto nella sfera personale. Il lasciare andare le cose che non ci danno davvero gioia non si applica solo ai vestiti o alle cose che abbiamo sparse per casa. Significa anche riconoscere quei rapporti nei quali hai sempre dato e che in cambio ti hanno restituito poco. Non è facile, ci sono legami complicati da spiegare. Ma quando sei con una persona e ti rendi conto che non vorresti trovarti lì o che staresti meglio facendo altro, quando ogni volta che parli ti chiedi come l'altro potrebbe reagire o cosa potrebbe pensare di te, ecco, quello non è un rapporto che ti da gioia. Non c'è granché da fare, non ha senso accanirsi, semplicemente si impara ad andare oltre. Tanto si sa, in quei rapporti, chi ha sempre fatto il primo passo sei stato tu. Quindi la cosa giusta da fare è non fare più. E usare quel tempo per trovare ciò che ci rende felici.
Io fortunatamente non mi sono fermata molto per colpa del Coronavirus, solamente una decina di giorni a cavallo tra marzo e aprile. Ma le limitazioni nei weekend mi hanno costretta a rivedere il modo di gestire le giornate. E così ho trovato il tempo di fare un bel decluttering in casa, nell'armadio in primis. Per quanto riguarda la quantità di roba posseduta da mia figlia ci sto ancora lavorando, ma ho anche imparato che non si può imporre il proprio pensiero agli altri. Quindi per il momento, visto che ha 6 anni, le concedo ancora qualche attenuante. Una volta riordino io senza dire niente, una volta sclero e costringo lei a sistemare la stanza dei giochi che Cernobyl al confronto sembrava la casa di Marie Kondo! Lascio quindi andare vestiti, oggetti, persone. Lo faccio senza rimpianto, senza incolparmi. Non posso cambiare il passato ma posso decidere come vivere il mio futuro.E nel mio futuro voglio essenzialità. Voglio pochi vestiti nel mio armadio ma che porto tutti, pochissimi passaggi nella mia beauty routine ma che siamo performanti al massimo, poche persone attorno a me ma sulle quali so di poter contare e che mi trasmettano belle sensazioni. Esemplare il caso di questo Natale: ho voluto solo regali che desideravo, non costosi ma che, anche se li avevo acquistati personalmente quindi non c'era alcuna sorpresa, mi hanno scaldato il cuore quando li ho visti incartati da mio marito sotto l'albero. Non ho avuto alcun desiderio di andare per negozi, non aspetto i saldi con impazienza. Ho davvero imparato ad essere felice con quello che ho e, quando qualcosa mi occorre, allora lo acquisto, senza stare a farmi troppe domande.
Mi porto dietro ancora e più che mai la voglia di viaggiare. Questo 2020 mi ha creato delle vere e proprie necessità che devono assolutamente trovare una valvola di sfogo. La mia lista dei desideri si è allungata ancora di più. Sono grata di aver scoperto le Big Bench e, in mesi dove non si poteva uscire dalla propria regione, mi sono regalata comunque delle gite fuori porta che mi hanno permesso di scoprire posti meravigliosi. Ma non riesco nemmeno a spiegarvi la voglia che ho di risalire su un aereo e riprendere a vedere il mondo.Ho voglia di portarmi nell'anno nuovo tutto quello che ho imparato in questo 2020, tutti i libri che ho letto, i corsi che ho fatto, i professionisti eccezionali che ho incontrato e che mi hanno permesso di far crescere la mia azienda in un modo che mi rende così orgogliosa che adesso, quando mi sveglio alla mattina, sono felice al pensiero di andare in ufficio. Anche se so che ad aspettarmi ci saranno delle rogne, che le responsabilità sono tante, che il futuro è quanto mai incerto. Ma anche lì, se ripenso alla ragazza che ero quando ho iniziato, sento di essere completamente diversa. Ho preso in mano la mia vita, sono nel posto dove devo essere, a fare quello che era giusto facessi, a cercare di migliorare ogni giorno la mia vita, quella delle persone che dipendono da me e soprattutto la vita della mia famiglia.
Già, la mia famiglia. Quel microcosmo che ogni tanto ti fa mancare l'aria e dalla quale senti il bisogno disperato di evadere e, quando poi sei lontana, senti che ti manca qualcosa. Mio marito e mia figlia, le persone che nel bene e nel male fanno di me la persona che sono. Così diverse da me, con le quali spesso entro in collisione, ma tutti pezzi dello stesso puzzle che abbiamo iniziato a costruire anni fa. E che ancora oggi, quando lo guardo, non manca di emozionarmi. Osservo mia figlia, 6 anni di gioia di vivere, la creatura più eccezionale che potessi sperare di mettere al mondo. 6 anni di testardaggine, di risposte sempre pronte, di fase oppositiva perenne, ma anche di baci dati al momento giusto, di "Ti voglio bene" buttati lì come per caso che vanno a ridare il giusto senso ad una vita non sempre facile. E poi c'è lui, mio marito, la persona in assoluto più paziente che io conosca. L'uomo che sopporta i miei scleri; accetta che io programmi minuziosamente la vita mia, sua, di nostra figlia e del pesce rosso; non vede come un oltraggio il fatto che io in azienda sia quella che comanda. L'uomo che, lo incontrassi oggi, probabilmente non sceglierei come compagno di vita. Ma che so essere, senza ombra di dubbio, l'unica persona che avrei potuto avere al mio fianco. Se non fossi con lui sarei sola, sola con le mie paure, sola con le mie manie di perfezionismo, sola con la certezza che la felicità sarebbe altro. Quell'altro che ogni mattina mi tocca buttare giù dal letto, che dice che da domani smette di mangiare dolci, che mi chiama ancora piccola dopo 16 anni. Mia figlia e mio marito sono ciò che di più caro mi trascino in questo 2021 ancora incerto. Sono il mio faro e la mia certezza. Può sembrare poca cosa. Per me è tutto.
Vi auguro un anno nuovo che vi restituisca in parte quello che ci è stato sottratto in questi mesi. Vi auguro tanta felicità, quella vera, che sgorga dal cuore. E vi auguro di darvi tempo per guarire dalle ferite di questo 2020 che per certe persone è stato davvero crudele. Il tempo è la cosa più potente che c'è.