13 febbraio 2014

L'ANTEPRIMA

Prima ancora di mettere il punto al mio primo libro, che un titolo ancora non ce l'ha, ne avevo già iniziato un altro. Che poi più che un libro è una specie di diari. A quello un titolo l'ho trovato subito: "E LA CHIAMANO DOLCE ATTESA!" ho scelto, mi sembrava brutto aggiungere "e che cazzo!".

L'ho iniziato parecchi mesi fa, quando le cose non erano chiare come adesso, quando l'intento era un pò quello di raccontare prima le disavventure di una coppia che cerca di afferrare la cicogna per il collo e poi le gioie della gravidanza. Un diario della mia vita in una fase particolare e speciale. Ad oggi però siamo ancora più o meno allo stesso punto di agosto del 2012, quindi ho pensato che non aveva molto senso continuare a scrivere della stessa cosa. E ho messo un punto. O forse dei puntini di sospensione, meno definitivi.

Però mi dispiaceva lasciarlo lì tutto solo sul desktop del mio pc, e così ho pensato di condividere con voi i primi capitoli. Qualcuna ci si riconoscerà almeno un pò (quante, con un ritardo, davanti ad un test di gravidanza negativo hanno pensato che la medicina con loro avesse fatto cilecca??? Tante, scommetto), qualcuna si farà una risata. Qualcuna non dirà niente ma dentro di sè penserà "Fortunata io".

Buona Lettura,
Sara


Che noi pianifichiamo o no,
la vita va avanti ugualmente.
Che noi tentiamo di controllare gli eventi o no,
le cose accadono ugualmente.



Cayo Largo, Cuba 19 Agosto 2012
E’ iniziato tutto qui. La nostra ricerca. La nostra attesa.
Ne parlavamo da un po’, in realtà ne parlavamo da sempre. Penso di aver capito di aver trovato la persona giusta quando ancora prima di esserci detti “Ti amo” avevamo deciso quanti figli avremmo avuto insieme. Tre.
Sono sempre stata il genere di persona che dalla vita vuole di più. Una proposta di matrimonio da favola, una casa stupenda, un matrimonio da sogno, una luna di miele da mille e una notte. Ho programmato ogni cosa nella mia vita di modo che andasse sempre secondo i miei piani. Non mi piacciono le sorprese, non mi piace non sapere, non mi piace vivere nel dubbio.
Io quelle che buttano lì con assoluta noncuranza che il bambino è capitato, ho dimenticato la pillola, non ci stavamo provando ma nemmeno lo stavamo evitando…ma di cosa accidenti state parlando? Penso che una donna avverta con limpidezza cristallina il momento in cui il desiderio di diventare madre si affaccia alla sua mente, l’attimo in cui due piccole manine paffute non sono più semplicemente una bella immagine sulle riviste da guardare con distratta tenerezza ma si trasformano in un desiderio difficile da negare e impossibile da controllare. Quando una donna capisce di desiderare un bambino tutto cambia. Dal momento stesso in cui sente di essere pronta a concepire, ogni giorno di attesa viene vissuto come una inutile perdita di tempo, ore inutilmente sottratte al fine ultimo della sua esistenza. E non importa quanto la sua vita possa essere piena e soddisfacente. Senza un figlio, la donna è niente. Anni vissuti cercando di evitare una gravidanza vengono cancellati con la velocità di un battito di ciglia. Sparita la paura per il ritardo del ciclo, il dubbio sull’efficacia di quella pillola presa un’ora più tardi del solito, l’ansia per un rapporto senza protezione a cui non si è proprio saputo dire di no. Tutto dimenticato. Al posto del timore della gravidanza indesiderata ecco comparire il nuovo timore numero 1 per la donna desiderosa di maternità: la NON gravidanza.
Essendo io una donna perennemente sull’orlo di una crisi di nervi, una che preferisce non lasciare spazio all’imprevisto nella sua vita, una che qualunque cosa è meglio programmarla con anticipo, diciamo un mese, meglio due, facciamo tre, già prima del matrimonio avevo stilato la tabella di marcia dei successivi 5 anni della mia vita. Giusto per essere sicure di non dimenticare nulla. Questa prevedeva il concepimento di un bambino dopo anni 2 di matrimonio, concepimento che sarebbe dovuto avvenire su di un atollo delle Maldive, possibilmente in sistemazione overwater. Avevo già programmato tutto. Mio marito, santo uomo, aveva accettato di buon grado il planning e per un po’ tutto andò come previsto. Fino al momento. Quello in cui il desiderio di maternità bussò alla mia porta, in anticipo sul previsto. E si fermò lì, sulla porta, come un ospite inatteso. Se avessi dato retta al mio cervello mi sarei messa a pensare al mio lavoro e al lavoro precario di mio marito e avrei rispedito la missiva al mittente. Invece per la prima volta nella mia vita decisi di buttare all’aria calcoli e programmi e di vivere. Ero giovane, innamorata pazza e desideravo quel bambino da mio marito più di qualunque cosa al mondo.
E così eccoci qua. Le Maldive non ce le siamo potuti permettere per questa vacanza, pertanto il mio programma originale salta oltre che nei tempi, anche nei modi. Abbiamo però optato su un posto ugualmente esotico, ai Caraibi, mare cristallino, infinite distese di sabbia bianca come borotalco. Dalla nostra stanza il panorama è mozzafiato. Non sarà le Maldive ma mi piace l’idea di fare un bambino qui. Prima di partire ho controllato il calendario e mi sono accorta che sono nel pieno dell’ovulazione, non sarebbe potuta andare meglio di così! Me lo sento, torneremo in 3.


06.09.2012

Meglio prenderne due, così siamo più sicuri no? Mio marito non dice niente, porge al farmacista una banconota da 20 euro. Non ci credo che sta succedendo per davvero! Abbiamo comprato il nostro primo test di gravidanza. Anzi, i test di gravidanza. Ho preferito prenderne due visto che non ne ho mai visto da vicino uno prima d’ora. Non vorrei sbagliare e dover poi correre a comprarne un altro. Vi ho già detto che sono ansiosa, vero? La vacanza a Cuba è stata stupenda, anche se il ritorno alla realtà ha spazzato via nel giro di mezza giornata la pace interiore che avevo faticosamente raggiunto. Anzi, diciamola tutta. Nei 9 giorni che abbiamo trascorso lontano dall’Italia il lavoro ha continuato ad essere un pensiero fisso incastrato tra la liberazione delle piccole tartarughe marine, le escursioni, il dolce far niente a Playa Paraiso, il fare l’amore per la prima volta con la consapevolezza di volere un bambino. Fare il mio lavoro e staccare la testa è praticamente impossibile. E solo chi lo fa può capire cosa significa. Ma forse nemmeno chi lo fa, perché chi fa il mio stesso lavoro non lavora con le persone con cui lavoro io. Nonostante manchi ancora qualche giorno al ciclo, ho preferito portarmi avanti. Non ho intenzione di aspettare nemmeno un giorno in più. Voglio vedere la scritta INCINTA comparire sul test di gravidanza della ClearBlue. E dare finalmente una svolta alla mia vita, un senso ai sacrifici che stiamo facendo. So che è sbagliato riporre così tante speranze su questo bambino ma non posso farci niente. Essere mamma è quello che più desidero. Più che diventare una scrittrice, più di tutto. Essere mamma è il mio sogno. L’unica cosa che può davvero rendere completa la mia vita.
Sangue. Appena tornati dalla vacanza sono andata in libreria e ho comprato “Cosa aspettarsi quando si aspetta”. Mio marito non era molto d’accordo, gli sembrava di precorrere un po’ i tempi ma io l’ho convinto dicendogli che dovevo sapere cosa succedeva nel mio corpo. Così ha ceduto. Penso che abbia capito quanto questa cosa sia importante per me. Sono fortunata ad aver trovato un uomo che è sulla mia stessa lunghezza d’onda, che non si è spaventato davanti al matrimonio, che non ha chiesto tempo davanti alla mia richiesta di un bambino. Se tu sei felice, io sono felice mi dice sempre. E fa sembrare l’amore una cosa dannatamente semplice. E forse lo è.
Sono le 7 di sabato mattina, fa caldissimo, mio marito ha lavorato tutta quanta la notte ma ha voluto esserci per il nostro primo test di gravidanza. Siamo euforici e pieni di aspettative. Io ho immaginato questo momento da quando abbiamo deciso di iniziare a provare ad avere un bambino. Sono giorni che ho una strana sensazione di nausea e da due ho perdite di sangue. Saranno perdite da impianto continuo a ripetermi. L’ho letto sul libro che ho comprato. In realtà sul libro parla di “piccole perdite” simili a spotting mentre le mie sono perdite abbondanti color rosso vivo. Ma ogni donna è a sé, no? Non avranno mica esaminato le perdite di tutte le donne incinte? L’idea di non essere incinta non mi sfiora la mente nemmeno per un secondo. Scelgo di fare prima il test della ClearBlue. Mi tremano così tanto le mani mentre chiudo il cappuccio dello stick che quasi mi casca a terra. Capovolgo il test per non vedere la scritta e guardo mio marito negli occhi. Gli leggo dentro mille emozioni. I suoi occhi sono lo specchio dei miei. Ci siamo. Il nostro bambino. Quei minuti sembrano ore. Li trascorriamo in silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri. Io immagino come poterlo dire ai miei genitori. Vorrei far loro una bella sorpresa per annunciare questa notizia fantastica. Mia madre non vede l’ora di diventare nonna. E io di darle un nipotino.
Poi il momento arriva. Mio marito mi da un bacio di incoraggiamento sulla testa e io giro lo stick.
NON INCINTA. Quelle due parole mi stordiscono più di uno schiaffo in pieno volto, più di una pugnalata inaspettata alle spalle. Non incinta. Come è possibile? Mio marito resta lì, immobile. Io non so cosa dire, non riesco a parlare, a pensare. Nonostante il caldo soffocante che entra dalla finestra del bagno tremo di freddo. Non può essere. Prendo il secondo test di gravidanza e strappo con forza la scatola di cartone. Ho la vista completamente annebbiata dalle lacrime mentre immergo il secondo stick nell’urina. Questa volta resto lì a guardarlo senza nemmeno sbattere le palpebre, come se concentrandomi intensamente io possa per magia far comparire la striscia rosa che dichiara senza ombra di dubbio che io, sì, sarò mamma. Non succede nulla. Di nuovo. Due su due. Cazzo. Finalmente riesco ad alzare lo sguardo su mio marito. E’ appoggiato allo stipite della porta e mi sta guardando. Nei suoi occhi non c’è rabbia o amarezza. Solo tristezza. E tanto amore. Non riesco più a trattenermi e scoppio a piangere, sentendomi in colpa come mai nella mia vita. Perché non sono riuscita a restare incinta? Cosa c’è che non va in me? Cerco di rialzarmi dal pavimento quando mi accorgo di una chiazza rossa sui pantaloni del mio pigiama. Niente perdite da impianto, solo banalissimo ciclo mestruale, quello che ho ogni mese da 15 anni. Avrei dovuto capirlo due giorni fa se non fossi stata così accecata dal desiderio di questo bambino. Desideravo tanto concepire un figlio in un posto esotico, avere una storia da film da raccontare agli amici. Lo volevo a tal punto che ho cercato di convincere la mia mente e il mio corpo di essere incinta. La nausea, la stanchezza e tutti gli altri segnali. Credo si chiami “gravidanza isterica”. La verità è che non sono incinta. E che la ricerca è appena iniziata.


08.11.2012

Questa volta ci siamo, lo sento. Dopo la prima delusione di un paio di mesi fa ho cercato di tenere a freno la mia ricerca ossessiva di un bambino. Ovviamente questo è quello che ho cercato di far credere a mio marito, che nelle ultime settimane sospetto abbia iniziato a trovarmi un filino squilibrata. E’ incredibile come un qualcosa che per 28 anni hai evitato come la peste, nel giro di qualche giorno diventi il centro della tua esistenza. Io e mio marito abbiamo un rapporto molto simbiotico. E’ il mio migliore amico, ci capiamo con uno sguardo, anche i nostri silenzi parlano. Insieme ridiamo un sacco, abbiamo il bisogno costante di toccarci, abbracciarci, baciarci, adesso come 10 anni fa. La maggior parte delle persone rimpiange i primi tempi di una relazione, quelli delle prime volte, quelli dei batticuore. Io no. Ogni giorno che passa scopro un lato di mio marito che non conoscevo quando eravamo due ragazzini che si erano semplicemente trovati “speciali”, una sfumatura del suo carattere che me lo fa amare ancora di più, che mi rende sicura che incontrare questo uomo meraviglioso mi ha cambiato la vita rendendola migliore. Rendendomi migliore. Tra di noi l’attrazione fisica è sempre stata alla stelle. Solo che dal fare l’amore ogni volta che ci andava, in totale libertà, siamo passati al fare l’amore ogni volta che il calendario lo impone. Purtroppo non ci si più distrarre dall’obbiettivo di ogni mese: l’ovulazione. Tutto oramai nella nostra vita ruota attorno ai giorni dell’ovulazione. In pratica da quando inizia il ciclo io so già che dovremo fare l’amore il giorno x,y e z per aumentare le possibilità che avvenga il miracolo che tanto desideriamo. Quando ci lasciamo prendere dalla passione e per qualche ora dimentichiamo il calendario, ecco che dopo mi sento in colpa e la paura di aver vanificato la possibilità di concepire prende il sopravvento. Mio marito ha una pazienza infinita, mai una volta l’ho sentito lamentarsi o arrabbiarsi con me.
E poi succede. Il giorno di arrivo del ciclo si avvicina. E passa. Un giorno. Due. Poi tre. Sei giorni di ritardo. In apparenza mi atteggio come se niente fosse, come se per una che non ha mai avuto più di due giorni di ritardo, sei giorni mentre è in cerca di una gravidanza sono una cosa normale. In realtà dentro sto ribollendo di emozioni. Non voglio essere di nuovo delusa ma cavolo, ho sei giorni di ritardo! Alla fine io e mio marito cediamo alla tentazione e compriamo un test di gravidanza. Rientriamo tardi dopo il cinema quel sabato sera e decidiamo che è il momento giusto. Stessa trepidazione della volta precedente, l’attesa, le risatine emozionate. Stesso risultato. Negativo. Ancora. Barcollo mentre mi siedo sul water e mi prendo la testa tra le mani. Mio marito esce dal bagno e mi lascia sola. Sento che sposta qualcosa in cucina facendo un gran fracasso e impreca a bassa voce. Ce ne andiamo a dormire senza dirci una parola, c’è una certa tensione nell’aria, abbiamo entrambi paura che dicendo qualcosa faremmo diventare reale questa situazione che vorremmo vivere solo nella nostra mente. Non sarebbe la prima volta che passiamo la notte litigando. Ma stavolta abbiamo l’intelligenza di lasciar perdere. O forse siamo semplicemente esausti.
La mattina seguente il ciclo ancora non si vede e io sono fuori di me. Mezza giornata ancora ed ecco che mi convinco che il test deve avere sbagliato. E così, all’ottavo giorno di ritardo, mi presento in ospedale per fare l’esame delle Beta-HCG. A quel punto non ci saranno più dubbi. O sì o no. E io devo sapere. Le ore in attesa del risultato passano senza che io ne abbia un chiaro ricordo. Ma le due parole che leggo su quel sottile foglio di carta le ho impresse in maniera indelebile, come una cicatrice in mezzo al cuore. NON GRAVIDA. Penso che non ci sia un modo peggiore per dire ad una donna che i suoi sogni si devono infrangere davanti alla medicina, o più semplicemente alla natura. Mio marito fissa quel foglio per interminabili minuti, come se concentrandosi possa cambiarne il risultato. Ma la verità è che non c’è nessun bambino. Non sono incinta ma non ho nemmeno il ciclo. Siamo in una terra di mezzo. Dilaniati dal dolore.
Dopo altri due giorni di sintomi il ciclo arriva. Scarso, quasi inesistente. Ancora oggi non sono del tutto convinta che quello sia stato un normale ritardo. Forse quella volta “qualcosa” era davvero successo. Forse una piccola vita aveva deciso di entrare in contatto con noi. Ma poi la comunicazione si era interrotta. Troppo presto. Ed ora è di nuovo tutto da rifare.

3 febbraio 2014

...E IL BLOCCO

E' successo ma fino ad ora ho cercato di negarlo. Ma arrivati a questo punto direi che non ha più senso farlo. Sono mesi che non riesco più a scrivere una pagina che sia una. A quanto pare nella mia vita tutto è bloccato, la mia capacità riproduttiva così come la mia vena creativa. 

Leggo, leggo più di quanto non facevo da tempo, forse perché leggendo la vita di altri, generalmente più sfigati di me, mi illudo di riuscire a pensare quello che so che la gente vorrebbe sentirmi dire. E cioè: "Avete ragione, sono una rompipalle che si lamenta per il niente, guarda quante persone stanno peggio di me, quelle che non hanno acqua, quelle che vivono in mezzo ad una strada". Che poi questa cosa a me ha sempre fatto girare le scatole. Ma che gioco è il "Vediamo chi sta peggio?".

Ma soprattutto la cosa che mi fa veramente più incazzare è il "Non so niente di te, ci siamo parlati sì e no un'ora/due giorni/una settimana ma ti giudico lo stesso, così, giusto per, perché io le persone le capisco al volo, perché se hai borse e scarpe di Burberry devi per forza essere una che i soldi li caga fuori, una che non ha mai avuto problemi e che si lamenta per il niente".

Ecco. Questo mi fa capire che faccio bene a comportarmi da stronza. A tenermi i miei segreti, il mio passato, le mie cicatrici di quando, ancora bambina, sono stata costretta a crescere troppo in fretta. Ma visto che di farmi compatire non me ne può fregare di meno, e nemmeno di vedere comparire sulle facce delle persone espressioni tipo "Porca putt... che figura di merda ho fatto" preferisco mandare giù. Lascio che loro credano quello che più gli fa comodo, che mi insultino convinti che io non mi accorga (tanto non metto il suo nome, che furbo che sono!). E io nel frattempo vado avanti, registro tutto ed elimino. Non credo di aver mai fatto tanta pulizia di gentaglia intorno a me come in questi ultimi mesi. Mesi in cui ho capito che devo conservare le energie per qualcosa di più importante. E che questo qualcosa lo voglio condividere solo con chi sa volermi bene per quella che sono, una che ultimamente ha la testa un pò da un'altra parte, che tende ad essere un filo egocentrica ma che se la chiami corre sempre.

Vorrei poter essere più brava a giudicare le persone per evitare di lasciarmi trascinare in rapporti dove poi, puntualmente, io finisco a dare 1000 e l'altra persona 10. Ma non sono perfetta. Sono una con il blocco dello scrittore e tanti sogni nel cassetto. Sono una che grazie al suo passato adesso è ancora in piedi. Sono una gladiatrice. Magari perdono. Di sicuro non dimentico.

Come avete visto, però, gli sfoghi mi riescono bene. Sarà che non ho troppo tempo per il pungiball...troppa rabbia repressa!

Sara

COSA MI PORTO NELL' ANNO NUOVO

Quest'anno gli anni saranno 39. Non me li sento, non sono pronta. Se penso che mia figlia ne compirà 9 poi! Mi sembra pazzesco quanto ve...