1 marzo 2014

IL WEEKEND DI UN NON-GENITORE

Di come la mia vita giri al contrario lo si capisce da questo piccolo particolare. Per me e mio marito la sveglia suona alle 7.00 durante tutta la settimana lavorativa, dal lunedì al venerdì. E il sabato? Il sabato grandi dormite, penserete voi. E invece no, il sabato la sveglia suona alle 6.00. Ovvero, quando si potrebbe dormire noi non dormiamo (io già di mio dormo poco, quindi non è che faccia molta differenza per me, anzi, certe volte prima mi sveglio meno seghe mentali nel dormiveglia mi tiro!).

Comunque, oggi è sabato, in pratica metà del weekend se ne sta già andando ma è l'unica occasione per passare del tempo insieme alle persone che amiamo. Stamattina alle 06.10 ero sul divano a leggere Vanity Fair mentre mio marito faceva colazione prima di andare al lavoro (sì, alle 6 del mattino io leggo, se non leggo penso e se penso...) e mi sono fermata un attimo a fare il resoconto dei 2 giorni che ci aspettano. Queste sono le conclusioni:

-SABATO MATTINA (in corso): Replica di The Apprentice (constato che alla segretaria porca non fanno più dire nemmeno una parola, forse si sono accorti che era effettivamente un cliché abbastanza scontato), pulizie di 2 piani di casa (ringrazio il cielo di detestare i soprammobili!), scambio di messaggi con una persona con la quale era meglio non scambiare messaggi (appunto mentale di evitare prossimamente di rispondere a suddetto personaggio, retaggio di una vita passata in cui potevo permettermi il lusso di stare dietro a certa gente) e che mi lascia l'amaro in bocca. La conversazione mi fa pensare al fatto che se adesso avessi un bambino probabilmente l'unica cosa che smanierei di avere sarebbe un pò di tempo (per me, per non fare niente, per dormire). Invece nel mio caso donerei volentieri qualche ora del mio sonno senza interruzioni, dei miei 20 minuti filati sotto la doccia ad una mamma se lei potesse donare a me un'ora al giorno in compagnia di quell'esserino con le mani morbide come nuvole, che profuma di borotalco, che riconosce la tua voce, ti sorride con quel sorriso sdentato e ti fa sentire importante, importante davvero. Il fatto è che lo scambio non potrà mai essere equo, perché sarebbe comunque sempre un bambino non mio, un bambino che mi guarderebbe magari sorridendo, ma non di quel sorriso che è esclusivo privilegio della mamma. E io non sono la mamma di nessuno, a parte di un pesce rosso che in quanto a manifestazioni di affetto non è particolarmente espansivo. Chi dice che non devo pensare a questo bambino che non c'è farebbe bene a stare zitto, a meno che non sappia cosa si prova a sentirsi mancare ogni giorno una parte di sè. E anche se lo avesse provato, farebbe bene a tacere comunque. Perché nessuno può sapere cosa provo io e l'ultima cosa di cui ho bisogno è sentirmi dire come dovrei stare, cosa dovrei fare, come dovrei reagire. Quindi NIENTE CONSIGLI, please.

-SABATO POMERIGGIO: Lavorando 12 ore al giorno tutta la settimana, la spesa è un affaire che si gioca tutto nel weekend. Andare all'Iper il sabato è come andare a Gardaland a Ferragosto. Uguale. 13 bambini per ogni dannato Mq. di supermercato. Io solitamente faccio la spesa in meno di 30 minuti considerando anche la coda alle casse. Vado lanciata come se fossi in apnea, con la voglia disperata di uscire da quell'ammasso di donne incinte & bebè. Che poverette, loro non hanno colpa (le panzute, intendo), hanno solo una grande fortuna che non sanno di avere. O che, semplicemente, ignorano. Fino a quando non ti trovi dall'altra parte della barricata, ossia quella dell'infertilità, non puoi capire quanto è bello fare l'amore quando ti capita durante il mese e poi, un bel giorno, tac, non ti arriva il ciclo, compri il ClearBlue e c'è quella cazzo di scritta "Incinta" che ti guarda sorridendo. Tutto semplice, niente calcoli, niente ansie, solo amore.
Io non invidio le donne incinte e nemmeno i loro bambini, che sono la cosa più bella del mondo, il nostro futuro. Invidio la facilità con la quale alcune donne concepiscono e altre no. L'iniquità della natura. Che non è colpa tua, o mia, o sua. Semplicemente esiste. Solo che, converrete con me, è un pò più facile da accettare se fai parte della categoria no problem. O forse, semplicemente non ci pensi. Perché dai, siate onesti, non è che voi vi arrovellate ogni giorno sul problema della fame nel mondo solo perché esiste, no? E' lì, in un angolo della vostra mente, ma a meno che non vi passino davanti agli occhi immagini di persone che muoiono di fame e allora per qualche secondo benedite la vostra fortuna, in ogni altro momento della vostra giornata (e della vostra vita) per voi non è un vero problema. I problemi sono altri, quelli che viviamo nel concreto.
Lo stesso con l'infertilità. A meno che qualcuno, come nel mio caso, non ti pari davanti agli occhi il suo problema, per te l'infertilità è una cosa astratta, magari qualcuno ne soffre, ma cosa vuol dire poi? Si cura? Si prende una pastiglia per guarire? Se il problema è di lui vuol dire che è impotente? Il fatto è che siete ignoranti. E con questo non intendo offendervi. Anzi, vi assicuro che è una cosa bella. Perché significa che non dovrete mai leggere libri per dare una spiegazione a certi perché, non dovrete essere visitati e visitati e sottoposti ad ogni qualsivoglia tortura fisica e psicologica. E' una cosa bella per voi, meno per chi si trova dalla mia parte e ha a che fare con voi. Perché certi vostri modi di affrontare i discorsi sono così superficiali e privi di tatto che farebbero crollare anche chi si è costruito una corazza in tutti questi mesi (anni).
Voi non avete colpa, non è colpa vostra se avete un figlio. Ma allo stesso tempo non è colpa mia se non ne ho uno. Quindi così come voi vi aspettate che io gioisca per le vostre ecografie, per le vostre foto postate su Facebook, io vi chiedo solo di rispettare il mio dolore e il mio silenzio. Che non significa non volervi bene, significa solo che non è facile fare i conti con la sensazione di fallimento che si prova quando il tuo corpo ti tradisce. Vedere al supermercato una donna con 3 figli non mi fa essere invidiosa di quello che lei ha e io no; mi fa solo stare male per quello che forse io non avrò mai. In questo caso più che in qualunque altro vige la regola del: non siete voi, sono io.

-DOMENICA: Avendo assolto all'incombenza della spesa (sì, confido di sopravvivere anche questa volta), domani finalmente possiamo restarcene chiusi in casa. Il che significa Master Chef, Pericolo Verticale, X Factor USA, Scandal e poi Milan-Juve domani sera. Anche domani penserò al fatto che potrò stare sul divano senza che nessuno mi costringa ad alzarmi perché ha fame, sonno, ha fatto pipì/cacca o altro. Posso stare con mio marito come mi pare, fare quello ci pare, dove ci pare, senza orari, senza vincoli. Il problema è che, noi, quei vincoli li vorremmo. Più di ogni altra cosa. E così, mentre un altro weekend si avvierà alla fine, non potrò fare a meno di pensare a quello che mi manca, a quello che vorrei, a quante volte dovrò ancora fingere di essere felice di questa vita. Una vita dove manca il pianto di un bambino, la risata di un bambino, il profumo di un bambino.

Buon weekend a tutti,
Forza Juve!
Sara

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