28 maggio 2015

DA OGGI SI CAMBIA TITOLO

Ci ho pensato parecchio prima di prendere questa decisione ma alla fine mi è parso giusto così.
Quando avevo creato il blog "In attesa della dolce attesa" oramai più di 2 anni fa vivevo una situazione particolare. Sposati da poco più di un anno, avevamo deciso di anticipare di un anno la ricerca di un bambino. Col senno di poi direi che abbiamo fatto bene a iniziare prima, visto il cammino arduo e tortuoso che ci è toccato affrontare. Comunque avevo iniziato a parlare di quello che mi stava capitando con un post intitolato CAMBIO DI ROTTA dove spiegavo che desideravo tanto un figlio ma che le cose non stavano andando come speravo.

Da quel momento in poi è stata tutta un'escalation di momenti sempre più difficili, di diagnosi sempre più dure da accettare, di tentativi che si infrangevano sistematicamente ogni mese davanti all'arrivo del ciclo. Tutto questo mentre il resto del mondo andava avanti, le mie amiche facevano 1,2,3 figli in serie, conoscenti restavano incinte dopo un solo rapporto non protetto mentre io ero in balia di temperatura basale, posizioni strane, programmazioni militari che toglievano ogni tipo di romanticismo e spontaneità a quella che invece avrebbe dovuto essere la cosa più naturale del mondo tra 2 persone che si amano. Il tutto in nome del dio bambino, quella divinità che noi donne iniziamo ad adorare più o meno intensamente soprattutto intorno ai 30 anni o giù di lì. E con quanta più fatica arriva, tanto più accanitamente lo desideriamo.

Credo che gli anni della ricerca di un figlio siano stati quelli che mi hanno messa psicologicamente più alla prova, in parte perché nel frattempo dovevo restare al 100% concentrata sul lavoro, avevo sempre più responsabilità e sapevo di non poter fallire, dall'altra perché non riuscivo ad accettare l'eventualità che io restassi una donna senza figli. Semplicemente non ero io. Io ero nata per fare la mamma, lo desideravo da sempre, il fatto di essere figlia unica mi aveva spinto ad avere un atteggiamento molto "materno" verso i miei cugini, i figli delle mie amiche, il tutto nell'ottica che un giorno sarebbe toccato a me, che avrei avuto un bambino che mi avrebbe chiamata "mamma" e guardata con occhi adoranti. Invece io ero sempre l'altra, un pò come l'amante alla quale l'uomo alla fine preferisce sempre la moglie.
Quando siamo arrivati a capo della situazione, tra l'estate e l'autunno del 2013, lì penso di aver toccato il fondo. Da una parte sapevo quale era il problema e avevo per le mani la soluzione, dall'altra mi sentivo piena di rancore verso la vita, mio marito, le altre donne. Non riuscivo ad accettare di sentirmi privata di una cosa che tanto desideravo come la maternità. E così scrivevo, scrivevo e sfogavo la mia frustrazione. Sono sicura che tante di quelle che mi leggono adesso penseranno "Ecco,hai visto,ti lamentavi tanto e adesso sei mamma!". A voi, col cuore lo dico, tenete a riposo il criceto sulla ruota che avete nel cervello. Non sapete di cosa parlate. Perché nella quasi totalità dei casi quelle che se ne escono a dirmi frasi come "Beh, l'importante è che è arrivato" sono a loro volta mamme, ovviamente senza fatica, che anzi il più delle volte si lamentano di quel figlio che "Una sola volta non siamo stati attenti e tac, incinta". Ecco stai zitta, tac.

Comunque dicevo, ho tenuto questo blog intitolato "In attesa della dolce attesa" fino a quando ho scoperto che l'attesa era finita, ero incinta, anche io finalmente una futura mamma. E sono andata avanti a scrivere fino a quando abbiamo scoperto, il 17 dicembre 2014, che quell'esserino che cresceva dentro di me era in realtà una cucciola, che abbiamo chiamato Sofia. Avevo finalmente una figlia. E lei una mamma.



Da quel giorno sono passati più di 5 mesi e mi sono accorta che, mentre il mio rancore nei confronti di certe persone che mi hanno ferita in tutti questi mesi si è attenuato, continuo a provare un certo non so che per quelle persone che si sentono in diritto sempre e comunque di giudicare come fai, cosa fai, quandodoveperché. Ed anche in questo caso, in buona parte, sono mamme.
Ed è un pò pensando a loro che ho deciso di cambiare il nome del blog. Che da oggi diventa ufficialmente TUTTE BRAVE COI FIGLI DEGLI ALTRI , perché, diciamocelo chiaramente, tutte almeno una volta nella vita abbiamo espresso la nostra opinione che suonava più o meno "Ti spiego io come fare che so come si fa".
Debita premessa perché non ho intenzione di creare un vespaio inutile. E soprattutto non voglio che le mie amiche mamme che mi leggono debbano farsi un esame di coscienza ad ogni mio post chiedendosi se sto oppure no parlando male di loro. Se ho qualcosa da dire ad una persona specifica farò il nome, non qui ma alla persona diretta interessata. Quindi se non vi chiamo o vi scrivo o altro, state serene, siete delle brave mamme...anche se scommetto una delle mie borse Burberry che quando scrivo certi status magari su Facebook vi viene la tentazione di scrivermi che sto sbagliando e che sapete voi come fare meglio! Dai, zero ipocrisia, la detesto. Siamo donne, ergo portate al continuo miglioramento e al continuo confronto.

Quindi da oggi eccoci qua, in questo nuovo spazio dove parlerò del mio essere mamma, di Sofia e di quello che continuo ad essere al di là di Sofia. Insomma, di me. Un grazie di cuore fin da ora a chi deciderà di seguirmi anche qui. Che poi il blog è ancora lo stesso, i post ci sono ancora tutti, non si è perso niente. Perché è difficile cancellare certe storie. E io non ci penso nemmeno. Sono arrivata qui proprio grazie alla mia storia. E non la cambierei con quella di nessun'altra.

Un grande abbraccio,
Sara



6 maggio 2015

ESSERE MAMMA E IL SENSO DI COLPA

Lo sapete tutti, sono una mamma. In particolare, una mamma che lavora. Nella fattispecie una mamma che ha un'attività e lavora parecchio.

In questi primi 4 mesi e mezzo di vita della mia bambina ho sempre cercato di fare il giocoliere destreggiandomi tra lei, la casa e il lavoro. E devo dire che, certi giorni più certi giorni meno, me la sono sempre cavata abbastanza bene. Fino a ieri. Ieri qualcosa si è inceppato e tutte le mie certezze sono crollate.

Devo dire che non c'erano stati segni premonitori. Alla mattina Sofia era rimasta a casa con Dany come quasi ogni giorno, aveva giocato, dormito, mangiato, solita routine di una bambina di 4 mesi e mezzo. Poi a pranzo sono arrivata a casa, come sempre di corsa, e me la sono goduta per la canonica ora d'aria concessa alla sottoscritta durante il giorno. Poi è arrivata la nonna, come ogni pomeriggio, e io sono tornata in ufficio. Quello che è successo da quel momento è poco chiaro. Fatto sta che mia mamma mi ha chiamata in ufficio parecchio agitata dicendomi che Sofia piangeva da 2 ore e che non riusciva a farla smettere. Piangeva in braccio, sdraiata, piangeva persino sul fasciatoio che è in assoluto il posto che più la diverte e dove sgambetta a tutto spiano. Al che ho fatto la cosa più naturale del mondo, quella che fortunatamente (almeno quello) essere padrona mi consente di fare. Ho preso e sono corsa a casa. Avevo il cuore in gola, ho fatto quei 7 km dall'ufficio a casa senza praticamente vedere la strada. Immaginavo la mia piccolina che piangeva sconsolata, che mi cercava e io non c'ero.

E in quei momenti mentre tornavo da Sofia ho capito la grande fortuna che hanno le mamme che non lavorano, che possono stare a casa coi propri bambini. Non conoscono il senso di colpa, che è una cosa bestiale, che ti attanaglia le viscere. E ne scopri il vero e profondo significato solo quando diventi mamma e sei costretta a dividere la tua vita tra tuo figlio e il tuo lavoro. E in ogni momento della giornata ti senti sempre inadeguata, sempre nel posto sbagliato. Quando sei a casa ti torna in mente il lavoro, quando sei in ufficio pensi a chi sta a casa. E al fatto che qualcuno che non sei tu gode dei sorrisi di tua figlia, dei suoi discorsi e dei suoi versetti. Non ho scoperto ieri che questa sarebbe stata la mia vita. Fin dal momento in cui ho deciso di rincorrere il sogno di essere mamma sapevo che non mi sarei mai potuta prendere le libertà di quelle donne che scelgono/possono fare solo le mamme. Ma non pensavo sarebbe stata così dura. Quando arrivo a casa alla sera trovo la mia bambina che spalanca gli occhioni e mi sorride tutta contenta. E io mi sento morire perché durante il giorno mi è mancata tantissimo, perché vorrei poter avere a disposizione di più di qualche ora prima che si addormenti alla sera.

Comunque poi come è finita ieri? Che sono arrivata a casa, l'ho presa in braccio, lei mi si è accoccolata addosso e basta, il problema è passato. E da una parte ho tirato un sospiro di sollievo, dall'altra mi sono sentita ancora più in colpa. Da quando sono arrivata a casa poi l'allarme è rientrato, si è addormentata alle 19.30 e si è svegliata alle 06.15 stamattina, sorridente e splendida come solo lei riesce ad essere. Ad aggiungere benzina sul fuoco però c'è stato chi ha insinuato che Sofia sia TROPPO IN SIMBIOSI con me. A 4 mesi un bambino dovrebbe essere in simbiosi con chi???? E soprattutto, stiamo parlando di una bambina che da quando ha un mese (se non anche prima) ha iniziato a passare 3/4 della sua giornata con persone che non sono la sua mamma, e nonostante questo si è sempre comportata benissimo (che poi non è che quello di ieri sia stato un capriccio, era semplicemente un pomeriggio no). Quindi non diciamo stronzate, ci mancherebbe che io, la sua mamma, non riuscissi a farla calmare, è il mio mestiere! Comunque da ieri pomeriggio sono un pò turbata e pensierosa, sebbene io sappia di non avere alcuna strada alternativa da percorrere mi sono chiesta se potrei essere una mamma migliore per la mia cucciola. La risposta che per ora sono riuscita a darmi è che sto facendo del mio meglio, azzerando me per dare tutto a lei. Sofia non mi sembra una bimba complessata, anzi, quindi forse la cosa migliore da fare è smettere di dare ascolto a chi pensa di sapere sempre cosa è meglio per gli altri. Certo che vorrei passare più tempo con lei, certo che vorrei essere quel genere di mamma che ad un certo punto del giorno si chiede "E adesso cosa faccio?" quando magari i bambini dormono. Io questa domanda non corro mai il rischio di farmela, anzi magari mi chiedo come potrei fare per avere a disposizione più tempo per fare tutto.

Detto questo vado avanti, cercando di eliminare dalla mia mente l'immagine della mia cucciola che singhiozzava quando sono entrata in casa come a volermi dire "Dove sei stata mamma? Ti cercavo e tu non c'eri". Chi passa tutto il giorno coi suoi bambini e si lamenta dicendo che vorrebbe altri stimoli fuori casa, credimi amica mia, non sai di cosa accidenti parli, dai retta a me.

COSA MI PORTO NELL' ANNO NUOVO

Quest'anno gli anni saranno 39. Non me li sento, non sono pronta. Se penso che mia figlia ne compirà 9 poi! Mi sembra pazzesco quanto ve...