Domenica pomeriggio. Da
sola con Sofia. Da sola con Sofia con il raffreddore, che non è un particolare
da poco perché la mia piccolina, quando non sta troppo bene, si trasforma
completamente. Decido di non uscire per evitare di peggiorare la situazione,
visto che mi aspetta una settimana lavorativa tosta e non posso permettermi di
avere anche il problema di lei ammalata da tenere a casa dall'asilo.
Il problema é che, lavorando, una donna deve
aspettare il weekend per fare tutto quello che dovrebbe poter fare durante la
settimana. Il che comprende pulizie, lavatrici, spesa. Il tempo per se stessa,
ma va, cosa andate a pensare? Quello se ne é andato nel momento in cui sono
diventata mamma ma oramai ci ho fatto il callo quindi non mi strazio nemmeno
più troppo.
Ma torniamo a questa domenica pomeriggio. Io e
Sofia. Essendo io madre snaturata come già sapete, ovvero che lavoro troppo e
che ho giusto il tempo di fare l'essenziale e che quindi vivo costantemente coi
sensi di colpa, ho deciso di fare un scelta responsabile. Ossia niente centro
commerciale, niente giostrine per cercare di far passare le ore e arrivare in
fretta all'ora della nanna. Sì, sono sicura che ci sono le pie mamme che
sgraneranno gli occhi e sono già lì con la mano sul telefono pronte a chiamare
il Telefono Azzurro ma poi sono le prime a fare le peggio cose, con la
differenza che non le ammetterebbero mai nemmeno sotto tortura, ma io durante
il weekend inizio a pensare a quanto manca per metterla a letto la sera già
dopo pranzo, mentre sta facendo il sonnellino. Sono una madre degenere? No,
sono una madre senza una vita e che ha disperatamente bisogno di riposare, che
é una cosa diversa.
Fatto sta che oggi mi sono detta "Avanti Sara, gioca con tua figlia,
quella nanetta che tira in giro ogni cosa e poi non guarda niente, che non sa
nemmeno lei cosa vuole e rogna, rogna per tutto".
Ebbene, l'ho fatto. Ho giocato con mia figlia.
Forse per la prima volta dopo tanti mesi in cui sono sempre stata troppo occupata
o troppo stanca, mi sono seduta e ho giocato davvero con lei, guardandola, ascoltandola.
Ma soprattutto osservandola.
Apro un attimo una parentesi, non tanto per
giustificarmi, quanto per chiarire una cosa. Quando io arrivo a casa alla sera
dall'ufficio, Sofia ha già mangiato con la nonna quindi ci sono da fare quelle
cose che ci portano poi alla nanna, ossia il bagnetto e il latte con i cartoni
animati. Considerato che lei va a nanna alle 19.45 e io arrivo non prima delle
18, il tempo non é moltissimo. Ma nonostante questo cerco di dedicare a mia
figlia quello che credo sia tempo di qualità. E la prova che lei non si sente
trascurata credo sia anche il fatto che non fa storie per andare a letto,
semplicemente vuole una serie di coccole extra prima della nanna che sono ben
felice di darle, anche se significa impiegare più tempo per farla dormire (lei
mi si attacca al collo e vuole che le riempia il viso di bacini. Mentre lo
faccio chiude gli occhi e vedo proprio che le si apre un sorriso beato sul
viso, tipo quello che aveva ad un mese quando si addormentava dopo la poppata,
felice e piena e soddisfatta). Questo per dire che sì, sono probabilmente una
mamma che si gode poco sua figlia, ma che per godermela quel poco rinuncia a
tutto il resto. Perché vederla felice é la cosa più importante. Sempre.
Arriviamo comunque a sto benedetto pomeriggio.
Ovviamente sono rimasta in pigiama tutto il giorno, quando sono a casa e non
devo andare in ufficio è praticamente impossibile che io riesca a fare qualcosa
che sia una doccia o vestirmi. Ma va bene così, chi se ne frega, ho impiegato
meno tempo ad andare a dormire. Abbiamo preso e rimesso via almeno 5 volte il
Didò, abbiamo disegnato, colorato, giocato con Emma che é la bambola di Sofia.
E qui mi si é aperto un mondo. Perché non avevo mai visto Sofia giocare in quel
modo con la bambola, prenderla, metterla sul fasciatoio, farle quello che io
faccio a lei (massaggio sul pancino compreso), prepararle la pappa e farla
mangiare. La guardavo, seria e precisa mentre fingeva di lavarla, e mi si sono
riempiti gli occhi di lacrime. Per la consapevolezza di quanto in fretta sta
crescendo, per il suo essere una bimba con un carattere forte e testardo che
cerca sempre di sfidarti, capace di passare da un capriccio al venirti a
cercare dicendoti "Scusa Mamy" nascondendosi tra le tue gambe. La guardo
e la trovo così simile a me per quel modo sempre un pò nervoso di fare le cose,
quel dire "No e no" che ha imparato da Topo Tip e che adesso ripete
sempre quando non ha intenzione di fare quello che le chiedi.
So che non si può fare il
confronto su come sarebbe la mia settimana se io non lavorassi, guardare il
weekend alla luce di tutti gli altri giorni porta ad una visione distorta. Se
io ci fossi tutto il giorno in settimana lei probabilmente sarebbe meno attaccata
nel weekend, io forse potrei ritagliarmi del tempo. Insomma, una serie di se
che non troveranno mai una risposta. E che tutto sommato mi va bene così. Sono
una donna che lavora e questa realtà non cambierà, quindi è con questa
situazione che mi devo confrontare. Sofia adesso è in una età particolare di
grandi scoperte e di voglia di indipendenza che purtroppo si scontra coi suoi
limiti e la lasciano spesso frustrata e quindi lamentosa. Sto imparando a dirle
NO solo sulle cose veramente importanti e pericolose, cercando di mordermi la
lingua quando tocca qualcosa che poi non rimette apposto. Ha 2 anni. E non li
avrà per sempre. E so che quando di anni ne avrà 10 volte tanti ripenserò a
questi momenti con un po’ di nostalgia, adesso che mi cerca, che fa girare
tutto il suo universo attorno a me, e magari io vorrei solo un po’ di tregua.
Essere mamma è la cosa in
assoluto più complicata che possa esserci. Più che gestire un’azienda, più che
far funzionare un matrimonio. Perché ci siete solo tu e questo piccolo esserino
che cresce e si plasma in base alle tue scelte, ai tuoi valori, al tuo modo di
rapportarti a lui.
Vi lascio con un’immagine
che spiega bene la nostra domenica pomeriggio (più la mia che la sua a dire il
vero!). Ovvero che cosa non si fa fare alla propria figlia pur di vederla
sorridere. Ma quel sorriso lì quando si apre, oh, ti scalda il cuore come nient’altro.