28 aprile 2017

I FIGLI E LA LEGGE DI MURPHY

Se andate su Wikipedia a cercare che cosa sia di preciso la legge di Murphy, questo è quello che trovate scritto "La legge di Murphy è un insieme di paradossi pseudo-scientifici a carattere ironico e caricaturale. Si possono idealmente riassumere nel primo assioma che dice: Se qualcosa può andare male, andrà male".
In concreto significa che se avete sempre un ombrello con voi tranne che un giorno, quel giorno pioverà. Che quando andate dalla parrucchiera arriverà un tifone e vi rovinerà il lavoro. E si potrebbe continuare all'infinito.

In realtà l'ambito nel quale la legge di Murphy trova maggior riscontro è quello che ha a che fare coi bambini. I bambini sono esempi perfetti di quello che la legge di Murphy enuncia. Vostro figlio dovrà sempre fare la cacca dopo che lo avete vestito e state per uscire di casa (qui trovate un divertente racconto di come si arriva a ciò), vi metterà le mani sporche di marmellata sulla camicetta bianca, inizierà ad avere il naso colante il venerdì sera.

Prenderà la stomatite proprio quando avete prenotato da mesi un weekend lungo al mare!
Sì, questo è quello che è capitato a noi. Ponte del 25 aprile, weekend lungo prenotato da gennaio, atteso da settimane, family hotel con piscina, escursioni programmate, amici da incontrare lungo la via del ritorno.
Partenza fissata per sabato mattina dopo il pranzo di Sofia. Andiamo a fare la spesa come ogni sabato mattina. Noto che Sofia è più letargica del solito. Occhietto un pò spento. Il radar di mamma si accende. Arriviamo a casa e le provo la febbre. 38,4°. Cazzo. Nonono. Decido di darle da mangiare e metterla a fare il riposino. Mentre mangia mi vomita tutto. A letto senza pranzo con Tachipirina. Si sveglia 3 ore dopo come se nulla fosse. Febbre a 36,3°. In tutto quel tempo mi sono scervellata su cosa fosse giusto fare. Ma i segnali erano una semplice febbre, nemmeno troppo alta. Sfidiamo la sorte e decidiamo di partire. Ed è lì che la legge di Murphy si palesa. Se qualcosa può andare male, andrà male.

Partiamo così, e le premesse sembrano ottime:


Sbagliato. Casa-Finale Ligure si rivela un'odissea. 5 ore di macchina con una bambina che, nel frattempo, inizia a stare sempre peggio. La febbre sale a 39 e siamo ancora in macchina. Mi sento la madre peggiore del mondo in quel momento. Sofia si rivela un angelo e finalmente arriviamo in albergo. Tutti gentilissimi, pediatra del posto pre-allertato per vederla la mattina successiva anche se è domenica. Mangiamo qualcosina e andiamo in camera. Nuova dose di Tachipirina e a nanna.
Nell'arco di 2 ore si sveglia 5 volte. Arriviamo alle 4 della mattina e sento che è un fornellino. Le provo la febbre. 40,6° in un orecchio, 40,8° nell'altro. Ha il respiro affannoso, mi si stringe addosso e provo un amore come non ho mai provato prima per la mia piccola cucciola sofferente. Ho paura. Siamo lontani da casa. Non sono il tipo di mamma che si fa prendere dal panico ma decido che è il caso di agire. Scendiamo nella hall e chiediamo il pronto soccorso più vicino. C'è il pronto soccorso pediatrico a Pietra Ligure, 8 km da lì. Viene a prenderci l'ambulanza. Sofia appena vede i volontari scoppia a piangere come un'ossessa. Il viaggio al ps si svolge con la sottoscritta sulla barella e Sofia in braccio a me che singhiozza. Sento il suo cuore che galoppa a 1000 all'ora. Riesco a calmare prima di scendere dall'ambulanza. Giusto il tempo di arrivare nel pronto soccorso e vedere l'infermiera. Altra scenata isterica (cosa che fa anche dalla pediatra solitamente).
In 3 per tenerla ferma, il medico riesce ad auscultarla e a guardarle gola e orecchie. Tutto ok, dice. Le da il Nurofen e tempo un'ora siamo di nuovo in hotel (con 25 euro in meno nel portafogli per il taxi).
Ci rendiamo conto che non è possibile tenere una bambina con la febbre così alta in una stanza d'albergo, lontano da casa. Quindi, a malincuore ma certi di fare la cosa giusta, 12 ore dopo essere arrivati, rifacciamo la valigia, facciamo il check-out e torniamo a casa. Abbiamo visto il mare praticamente dal finestrino, Sofia nemmeno quello visto che si è addormentata in tempo zero.
Arrivati a casa niente da segnalare fino a lunedì mattina, quando mi accorgo che Sofia continua a lamentarsi di avere male in bocca, sbava copiosamente e si rifiuta di mangiare. Metto insieme gli indizi che ho, cerco di guardarle in bocca tra urla e calci e alla fine le vedo. Pustole bianche su lingua e pareti delle guance. Stomatite. Merda. All'asilo è girata parecchio, mi ero sempre baciata i gomiti per averla schivata finora e poi finiamo per prenderla nell'unico ponte dell'anno in cui decidiamo di andare via. Che sfiga!

I giorni seguenti si svolgono in questo modo, senza alcuna variazione sul tema:



La febbre ha iniziato ad abbandonarci oggi, dopo 5 giorni con picchi ancora a 39 e passa, notti insonni, quasi nulla nello stomaco. La parte peggiore di tutto ciò è la notte, dove Sofia si sveglia ogni 10 minuti piangendo e lamentandosi. Alla sesta notte insonne ho deciso che stasera provo con la melatonina, ho bisogno di dormire almeno 4 ore di sonno filate se voglio riuscire a connettere sul lavoro e la mia signorina sembra aver imparato bene il gioco del "In braccio con mamma dormo, nel lettino piango". Stanotte, spinta dalla disperazione ho fatto anche quello che mai in questi 27 mesi avevo osato fare: portarla nel lettone. Le 3 ore più stancanti della mia vita. In cui lei mi ha dormito addosso, io non ho chiuso occhio, avevo praticamente il braccio morto e quando ho fatto per riportarla nel lettino ha iniziato a sclerare. Nonono, no bene.
Nel frattempo almeno sul fronte cibo abbiamo iniziato a mangiare qualcosina di più solido, il che la sta portando a recuperare energie mentre sconfiggiamo il virus infame. Speriamo di tornare in forma nel breve tempo.

Morale della favola? State attenti quando prenotate un weekend con i bambini...la malattia è sempre in agguato. E nel 90% dei casi colpisce nel fine settimana.

18 aprile 2017

LA VITA CHE NON HO PIU'...SI,MA CHE VITA AVEVI PRIMA?

Ho iniziato a pensare seriamente a questa cosa oramai quasi un paio di mesi fa. Una coppia di amici senza figli era venuta a cena da noi. E ci siamo trovati a parlare, o meglio, io ho iniziato a parlare, di quanto fosse stancante la vita della mamma che lavora fuori casa. Nonostante la mia amica mi portasse esempi di donne che conosceva che erano mamme, anche di bambini piccoli, che lavoravano e nonostante questo riuscivano ANCHE a ritagliarsi del tempo per sé stesse, cosa che a me non riesce (è palese), io continuavo a sostenere che il MIO lavoro, le MIE responsabilità, fossero chiaramente maggiori di quelle di una donna con un lavoro da dipendente che, uscita dall'ufficio, prende e stacca il cervello e può dedicarsi alla sua famiglia.

Quella domenica sera, attorno a quel tavolo, gli animi erano particolarmente tesi. O forse, quella esaurita sotto tutti gli aspetti, fisico e mentale, ero io. Per prima cosa non potevo pretendere che i miei amici capissero cosa significa essere genitori, con tutto il carico di preoccupazioni e responsabilità e doveri che ciò comporta ogni minuto di ogni giorno, che tu sia stanco oppure no, che tu abbia 39 di febbre oppure no, che sia domenica mattina oppure no. Sei genitore ogni giorno, da quando tuo figlio viene al mondo (se sei donna, da quando scopri che è dentro di te) fino alla fine della tua vita. Per il resto della tua vita avrai il pensiero costante di una persona che non sei tu ma è una parte di te che cammina in un mondo pieno di insidie che tu genitore vedi, conosci, percepisci, e che mai vorresti fargli scoprire. Chi non ha un figlio può solo immaginare cosa questa significa, può vedere attraverso il filtro delle esperienze di altri ma quello che percepisce non è che un infinitesima parte di ciò che vuol dire essere una mamma o un papà. E io quella sera stavo pretendendo questo dai miei amici: che loro capissero ME, il mio essere mamma di una creatura che mi vede come il centro del suo mondo e che è incapace di immaginare quel suo universo senza di me accanto a lei. Se non sei genitore non puoi capire quanto questo sia meraviglioso e gratificante in certi momenti ma allo stesso tempo stancante e frustrante in altri.

Nel corso di quella cena mi sono trovata più volte a ripetere il concetto che in certi momenti, quando sono esasperata o Sofia mi tra scema a forza di capricci e richieste, mi manca la mia vecchia vita, quella in cui il centro del mio mondo era mio marito, in cui potevo decidere se fare o non fare una cosa, svegliarmi o continuare a dormire, mangiare gelato a pranzo e a cena, decidere alla mattina di andarcene al mare oppure passare tutta la domenica pomeriggio sul divano a leggere. E potrei continuare per molto a raccontare quella che è la vita che non ho più. Il fatto è che quella sera, mentre parlavo con i miei amici, che non avendo figli hanno una libertà che io avevo e che ora non ho più, ho sentito che qualcosa nella mia vita non andava per il verso giusto.

Ho molti difetti, ma una cosa che non mi manca è la capacità di farmi sempre (forse anche troppo) delle domande. E dopo quella sera mi sono chiesta: che cosa ti manca davvero della vita di prima? Di quando non eri mamma, di quando non c'era Sofia? La risposta che mi sono data mi ha spiazzata. Perché era sempre stata lì, davanti ai miei occhi, tutto quel tempo. Ho pensato a che cosa facevo davvero per me stessa prima che ci fosse Sofia. Non andavo in palestra, uscivo rarissimamente durante la settimana con le mie amiche, andavo dall'estetista solo per le questioni necessarie, dalla parrucchiera due volte all'anno, sostanzialmente ho sempre e solo lavorato e trascorso la vita con mio marito guardando serie TV in anteprima e leggendo libri. Che cosa mi manca davvero? Forse l'IDEA di non poterlo fare se non smuovendo mari e monti, chiedendo un aiuto extra oltre a quello che già chiedo durante la settimana per, guarda un pò, lavorare. Il fatto è che la mia vita al di fuori del lavoro adesso è sostanzialmente la stessa di prima. Con la differenza che non ho più spazi morti, non ho più il silenzio, non ho più il privilegio di decidere se e quando fare qualcosa perché c'è una persona con dei bisogni che stabilisce la tabella di marcia al posto mio.

Potrei dire che mi manca viaggiare, lo staccare completamente da tutto e tutti. Ma nella realtà dei fatti, prima di Sofia, quanto spesso viaggiavo? Una settimana all'anno, esattamente come adesso. Anzi, ora anche di più, visto che qualche weekend ce lo imponiamo con la scusa che "Lo facciamo per la bambina". Certo, le vacanze non sono rilassanti, certo sul lettino non ci si sdraia mai per più di 30 secondi per volta, certo bisogna portarsi dietro la casa. Ma con una bambina di due anni ci si potrebbe aspettare qualcosa di diverso?



Quindi a conti fatti non rimpiango niente della mia vecchia vita, perché è una vita che ho cercato con tutte le mie forze di far diventare qualcosa di meglio. E ora lo è. Ho una vita piena di risate, di baci dati all'improvviso, di carezze spontanee, di coccole nel buio della notte, di un piccolo cuore che batte regolare sotto le mie mani. Adesso ho tutto quello per cui ho lottato strenuamente, ho mia figlia, che è la cosa più bella che ho in questo mondo. E' dura la vita con un bambino piccolo, è faticosa e ti lascia poco spazio per altro. Ma il fatto è che quel bambino è il centro della tua vita, è quello che dopo 10 minuti che dorme già ti manca, è quello che dopo che l'hai lasciato all'asilo e finalmente hai attorno il silenzio torneresti a riprenderlo per sentire ancora una volta quella risata lì che tu, sì proprio tu, hai contribuito a far nascere sulle sue labbra.
E' vero, se solo volessi potrei chiedere un ulteriore aiuto ai nonni, o pagare una baby sitter, o semplicemente lasciare mia figlia al suo papà e ogni tanto prendermi del tempo per me. Sto imparando a farlo, ogni tanto lo faccio per qualche ora. Ma il fatto è che quando Sofia non è fisicamente con me, c'è sempre il suo pensiero, quel "Chissà cosa direbbe se vedesse...?". Perché è una parte di me, la più bella e la più importante.

Quindi volevo ringraziare questi miei amici che mi hanno permesso di capire che sì, è vero, ci sono delle cose delle quali sentirei il bisogno e che mi rendono nervosa, stanca, affaticata, ma che ora non posso avere semplicemente perché l'età della mia bambina non me lo permette, ma so che quello che ho adesso compensa tutto il resto. Sofia crescerà e il tempo che adesso è solo per lei tornerà ad essere un pò più mio. Dovete solo cercare di comprendere un pò di più questi genitori. Troppo poco sonno, troppo poco sesso, troppa Peppa Pig :) 

E' fin troppo facile per chi non ha un figlio sentenziare che si è troppo attaccate ai propri figli, che bisognerebbe lasciarli andare e prendersi del tempo per sé stesse o per la coppia, dopotutto siete persone prima che mamme o papà. Avete mai provato voi a vivere senza cuore? Ecco, quando avete un figlio funziona in questo modo. E' il vostro cuore che cammina nel mondo. E, a me hanno insegnato, che senza cuore non si vive. Quindi sì, amici miei senza figli, invidio il vostro sonno ininterrotto, la vostra vita libera senza pianificazione costante con almeno una settimana di anticipo, il far l'amore in tutti i modi in tutti i luoghi in tutti i laghi. Ma finisce qui. La mia vita con mia figlia è tutto quello che avevo sempre sognato di vivere. Ora scusate, devo andare a cantare per la 34esima volta oggi "...la scimmia nuda ballaaaaaaaaaaaaaaaaaa...oooooooooooooohhhhhhh". Vedete, è tutta una questione di sonno mancato ;)

COSA MI PORTO NELL' ANNO NUOVO

Quest'anno gli anni saranno 39. Non me li sento, non sono pronta. Se penso che mia figlia ne compirà 9 poi! Mi sembra pazzesco quanto ve...