16 agosto 2018

L'ADESSO CHE NON SAPPIAMO APPREZZARE

Ogni volta che rimandiamo qualcosa, non sappiamo mai se avremo la fortuna di poter tornare sulla nostra decisione e fare domani quello che non abbiamo fatto oggi.

Ogni volta che facciamo uscire nostro marito di casa senza un bacio perché siamo di fretta o abbiamo bisticciato per l'ennesima volta su chi deve andare a prendere il bambino all'asilo, non sappiamo se alla sera avremo la fortuna di rimediare a quel momento di amore mancato.

Ogni volta che diciamo a nostro figlio "Aspetta, ho da fare" quando lui vuole giocare con noi, non sappiamo se domani avremo la fortuna di svegliarci ancora in salute, con la possibilità di farci visitare per l'ennesima volta dal nostro piccolo dottore in erba.

Ogni volta che rinunciamo ad un weekend da qualche parte perché abbiamo già "sforato" il budget delle vacanze, non sappiamo se quel posto riusciremo a depennarlo prima o poi dalla lista dei luoghi da vedere una volta nella vita o se quei soldi ci resteranno oggi sul conto in banca ma domani serviranno solo a pagare la nostra bara.

Ogni volta che non diciamo "Ti voglio bene" a qualcuno perché pensiamo che lui lo sappia, per paura di apparire sdolcinati, perché sono impegnato e gli scriverò un messaggio dopo. Quel dopo potrebbe non esserci più per noi. O per lui.

Ogni volta che rinunciamo a qualcosa che ci renderebbe felici, sfidiamo la sorte. Non sappiamo che cosa ci aspetta dietro l'angolo. Un ponte che crolla, una diagnosi di tumore, un incidente, una fatalità, l'essere nel posto sbagliato al momento sbagliato. Ogni volta che diciamo "lo faccio domani", non abbiamo alcuna certezza che potrà essere davvero così. Che potremo ancora abbracciare nostro figlio, baciare nostro marito, dire a nostra madre quanto è importante per noi.

Sono sicura che le persone che si sono trovate a transitare su quel ponte maledetto l'altro ieri mattina, se avessero avuto il tempo di accorgersi di quello che stava loro capitando, e di rendersi davvero conto che quelli erano gli ultimi istanti della loro vita, nessuna di loro se ne sarebbe andata con la consapevolezza di aver fatto tutto ciò che desiderava nella vita. Perché ciascuno di noi non sa apprezzare l'adesso, siamo tutti proiettati su quel domani che sarà certamente più soddisfacente, economicamente più proficuo, lavorativamente più gratificante, amorosamente più scoppiettante. La vita ci sembra sempre domani, e invece è tutta adesso. In nostro figlio che ci chiede di giocare, in quel viaggio che tanto desideriamo programmare, in quella cena fuori che proprio ci vorremmo concedere. Queste sono le certezze che abbiamo. Ciò che stiamo vivendo e ciò che desideriamo.

Per questo abbracciate un pò più stretti i vostri figli, dite a vostro marito che persona e padre meraviglioso pensiate lui sia, prenotate quel volo che vi porterà dove da sempre sognate di andare, cercate di arrivare a quel posto di lavoro che tanto desiderate, dite ai vostri amici quanto siete fortunati ad averli nella vostra vita. Fatelo adesso, perché del domani non c'è certezza. La certezza è che adesso vostro figlio vi può abbracciare, vostro marito vi ama, le persone per voi importanti ci sono. Tutto il resto è aria e polvere.



7 agosto 2018

ESAURIMENTO MODE ON

C'era una volta una giovane donna che amava scrivere.
Poi, un giorno, è diventata imprenditrice e il tempo per scrivere è diminuito.
Poi, qualche anno dopo, è diventata mamma. E niente, l'unica cosa che scrive adesso è la lista della spesa.

Potrebbe iniziare così il libro che dovrei scrivere. Se ovviamente avessi il tempo di scriverlo. Cosa che non ho. Quindi facciamo che "Vorrei ma non posso" è in questo momento il mio stile di vita.
Avrei voluto raccontare oramai da 3 settimane del weekend del mio compleanno trascorso a Pinarella di Cervia ma oramai è passato talmente tanto tempo che non penso abbia più nemmeno senso.
Avrei voluto raccontare l'esperienza bellissima del Centro Estivo per Sofia dopo aver terminato la scuola materna e che ha permesso a quelle come me, ossia le madri lavoratrici, di tirare avanti ancora un mese prima che agosto arrivasse con tutto il suo carico di difficoltà. Perché avere un lavoro e un bambino che ti resta a casa 2 mesi (3 se va a scuola) ti pare possa essere una cosa compatibile? Ovviamente no. Ma questo è un altro discorso.

Pertanto visto che agosto è arrivato, sto affrontando l'ultima settimana lavorativa prima della chiusura estiva (6 miserrimi giorni lavorativi) e sono senza asilo, senza centro estivo, senza aiuti se non quelli della nonna a mezzo servizio, vi racconto la mia giornata, così vi renderete conto che la vostra non è poi così brutta come pensavate:

Alle 7 suona la sveglia. Mi trascino giù dal letto, trangugio 2 cucchiai di Nutella che è la mia colazione. Infatti apro gli occhi e ho praticamente già lo stomaco chiuso dall'ansia di come affrontare la giornata. Dopo 2 chiamate gentili e la terza che termina con un porcone, si sveglia anche mio marito. Prima delle 8 si sveglia la principessa di casa che, con la delicatezza di un T-REX, scende le scale. Si affaccia, mi vede e mi sorride. Lei si sveglia e già sorride, ingenua e innocente creatura. Da lì inizia una corsa contro il tempo fatta dal farle bere il latte, costringerla a lavarsi la faccia e vestirsi per poi aspettare che arrivi mia madre che la prende in carico mentre io vado in ufficio.
Prima delle 9 arrivo al centro di comando così stanca che mi aspetto che in realtà siano già le 17. E invece no. Arrivi, metti un piede oltre la porta ed ecco che vieni assalita. Impiegata, padre-boss, marito. Tutti hanno qualcosa da chiedere, qualcosa che solo tu puoi risolvere. Ed eccoti lì, a salvare il mondo, ad avere a che fare con persone che si infervorano come se stessero tutte cercando di curarsi il cancro cazzo!
Non so come arrivano le 12, o molto più spesso le 12.20-12.30. Ed ecco che con scatto alla Bolt mi fiondo in macchina per correre a casa perché mia mamma (dopo aver fatto mangiare Sofia) deve andare a casa a sua volta a preparare il pranzo a mio padre. Così sono costretta a dover tirare insieme qualcosa da mangiare nel giro di 10 minuti per noi (ecco spiegato perché quando Sofia è all'asilo raramente io e mio marito torniamo a casa a pranzo, perché è una corsa inutile che mi fa uscire di casa con il cibo ancora in bocca). Poi c'è da far fare il riposino a Sofia per poi, appena addormentata, uscire e incrociarmi di nuovo con mia mamma che viene a tenerla mentre io vado in ufficio. Si ricomincia a lavorare fino alle 18 (ad andare bene, ultimamente si fanno anche le 18.30 o anche le 19.45, lasciamo stare). E poi via di nuovo verso casa, verso Sofia, verso un fine giornata che mi vede con la lingua di fuori, mille cose fatte e milleuna da fare, il desiderio di avere tempo per me e il senso di colpa per il poco tempo che ho per mia figlia. Arrivo a casa e se mi va bene riesco a concedermi una doccia (ultimamente sono passata dall'aspettare che mio marito sia a casa per lavarmi al coinvolgere Sofia così da potermi arrangiare da sola. Lei mi concede 2 minuti 2 di solitudine in doccia stando o con la faccia appiccicata al vetro o, se invece proprio sono fortunata, va in cameretta a leggersi un libro; poi la chiamo e faccio entrare anche lei, almeno prendo 2 piccioni con una fava.
Poi ancora la questione cena, poi il momento gioco che è la parte più complicata della giornata perché io sono cotta e vorrei solo svenire sul divano mentre Sofia vuole giocare. Negli ultimi giorni il gioco che va per la maggiore è "Mamma tu fai finta che vendi il gelato e io vengo a prendere il gelato con i bimbi". In effetti ieri abbiamo anche giocato alla variante "Mamma fai finta che io sono in ospedale e tu mi vieni a trovare". La fantasia senza limiti dei bambini.
Poi a Dio piacendo le lancette scorrono in avanti e arriva il momento del latte e della nanna. Finalmente!!!!!! Ultimamente Sofia è talmente stanca alla sera che mi occorrono massimo 15 minuti per vederla crollare. Ma, complice l'estate, è anche più difficile mandarla a letto presto. Quindi ci sono giorni fortunati in cui per le 21 riesco finalmente a mettermi sul divano, altri in cui alle 22 stiamo ancora guardando Disney Junior. Ma alla fine la giornata finisce sempre, prima o poi. E quando mi metto sul divano sono così stanca che non riesco a fare nulla di quello che vorrei. Leggere, scrivere, guardare un film. Niente. Riesco giusto ad assaporare qualche minuto di silenzio prima di addormentarmi. Con la consapevolezza che dopo 8 ore (che passano sempre in un lampo) tutto ricomincerà da capo.

Ecco qui, questa è la mia vita per 5 giorni su 7. Di sicuro chi lavora in miniera ha una vita peggiore della mia, chi fa un altro lavoro o non ha figli ne ha una più facile. Ognuno si trova a fare i conti con le proprie scelte e lamentarsi non fa stare meglio. Ma purtroppo in certi momenti serve una valvola di sfogo per tutto lo stress che si accumula. E io in questo momento non ce l'ho. Non ho tempo per me, non ho tempo per stare sola, non ho tempo per essere qualcosa che non sia la mamma o l'imprenditrice. Agosto dovrebbe essere il mese delle ferie, del riposo, del reset al cervello per poi partire con rinnovata carica. Per me agosto in questo 2018 significa pensieri, problemi e stanchezza.
Spero almeno che il tempo la prossima settimana, l'unica in cui chiuderemo l'azienda, sia abbastanza clemente da permetterci qualche gita fuoriporta. Non è una vacanza, ma è meglio di niente.



Vi auguro un agosto pieno di cose belle con le persone che amate. I miei buoni propositi per i pochi giorni di stacco (che puntualmente finiranno nel cesso) sono:
-Leggere
-Vedere qualche posto nuovo
-Fare il punto della situazione sul programma weekend stagione 2018/2019
Già spuntare una di queste cose sarebbe un bel successo...staremo a vedere!

COSA MI PORTO NELL' ANNO NUOVO

Quest'anno gli anni saranno 39. Non me li sento, non sono pronta. Se penso che mia figlia ne compirà 9 poi! Mi sembra pazzesco quanto ve...