8 novembre 2020

Nuovo lockdown, stessi pensieri

Ci siamo ricaduti. La prima volta è toccato a tutti, adesso invece solo una parte degli italiani è stato "punita". La Lombardia è finita in zona rossa, lo si sapeva, dopo i numeri delle ultime settimane era impensabile che avvenisse qualcosa di diverso.

Eppure questo lockdown è abbastanza diverso dal precedente. La prima volta eravamo impreparati, ci siamo chiusi in casa terrificati da quello che stava avvenendo. Soprattutto qui, a Bergamo e provincia, il mondo ci stava crollando attorno ed eravamo spaventati, impotenti. Quasi tutti, durante la prima ondata della pandemia, abbiamo perso qualcuno che conoscevamo a causa del Covid-19. Poi è arrivata l'estate e i contagi sono diminuiti fino quasi ad azzerarsi. E abbiamo ripreso fiducia, la gente ha ricominciato a muoversi, abbiamo rivisto gli amici, abbiamo azzardato anche timidamente qualche giorno di vacanza, più vicino a casa certo, visto che tutti i nostri viaggi intercontinentali si erano tramutati in voucher da spendere in un 2021 che oggi appare quanto mai incerto. Poi si è rientrati al lavoro, è ripresa la scuola e poco alla volta i contagi si sono rimessi a correre, fino a diventare quei numeri spaventosi che sentiamo ogni giorno. E che ci hanno portato, di nuovo, al punto di partenza. O forse no.

Questa volta abbiamo le scuole aperte. E per l'Italia è una notizia, visto che siamo stati praticamente l'unico paese a chiudere le scuole come prima cosa e a farle riaprire per ultime. Voglio sperare che si sia davvero capito quanto, soprattutto per i più piccoli, l'unica didattica davvero efficace sia quella in presenza, pur con tutte le limitazioni del caso, vedi le mascherine che adesso sono diventate obbligatorie durante tutta la giornata, indipendentemente dal distanziamento. Da noi le cose stanno andando bene ma ho paura a dirlo, quindi mi limito a pensarlo, a guardare i giorni che scorrono sul calendario come i carcerati, vedendo la chiusura natalizia come il primo grande traguardo da raggiungere. Mancano sei settimane, ci arriveremo? Non si può sapere adesso. Nel frattempo Sofia sta fisicamente bene, credo che le mascherine e il distanziamento abbiano anche qualche effetto positivo, per esempio non siamo già nel pieno del binomio esplosivo raffreddore/tosse con il quale facciamo solitamente i conti da 1 settimana dopo la ripresa dell'attività scolastica. Ogni mattina ci spariamo la temperatura in fronte a vicenda, compilo il buono della mensa per quel giorno e via, abbiamo vinto un altro giorno di scuola. Considerando scuole e attività produttive aperte anche in zona rossa, per noi durante la settimana cambia poco. E' solo un pò più complicato per noi grandi gestire la pausa pranzo visto che la ristorazione è chiusa ma poi per il resto la nostra vita da lunedì a venerdì si snoda solo attraverso il tragitto casa-scuola-lavoro-casa.

Il vero problema esplode nel weekend. Il weekend in casa è per me una vera condanna. Tolta l'ora di compiti, ne restavano ancora almeno 13 da riempire. 13 ore con una bambina di quasi 6 anni alla perenne ricerca di attenzione. Ieri mattina mi sono svegliata presto e ho pulito casa, poi tra una lavatrice e l'altra abbiamo riordinato la stanza dei giochi, come sempre quando sono particolarmente nervosa. Poi ho giocato con lei, abbiamo fatto i compiti, ho cercato (inutilmente) di terminare un lavoro, ho rigiocato, poi è arrivato il pranzo. Fortunatamente alle 15 è scesa a giocare con un'amichetta, pertanto ho avuto "solo" altre 2 ore di intrattenimento da organizzare. Tutto un "mamma,mamma,mamma" nemmeno come a 2 anni. Al ritorno dal gioco pensavo che la giornata fosse in discesa. Merenda, doccia...anzi no, prima della doccia altro gioco (lavare i capelli alle Barbie), poi finalmente l'ho messa in doccia ma mica puoi lasciarla da sola, quindi 20 minuti buttati in cui lei ballava sotto lo scrocio dell'acqua cantando e io fuori seduta sul water pregando che non scivolasse! Asciugata, incremata, messo pigiama e districato la massa informe di capelli, ho steso la quinta lavatrice della giornata. E mentre cercavo il solito calzino desaparecido con la testa nell'oblò della lavatrice mi sono detta: "Ma come può una donna essere soddisfatta di una vita così, ogni santo giorno? Lavare, pulire, cucinare, i figli. E' tutto qui?". Ho fatto la stessa domanda a mio marito che mi guardava invocando semplicemente la pietà di andare a buttarsi sul divano. Erano le 19 e avevo un gran mal di testa, cosa che raramente mi succede in settimana quando passo 11 ore in ufficio e poi, comunque, lavo, cucino e pulisco come le donne che non escono di casa per lavorare. Ho preparato la pizza, ovviamente rigiocato alla sera prima di andare a nanna, ma abbiamo fatto un puzzle, mi piacciono i puzzle. Alla fine alle 21.15 ho deciso che era ora di andare a dormire. Sofia non ha protestato, avrei potuto non rispondere di me se si fosse ribellata. Per fortuna non lo ha fatto. Prima delle 22 ero a letto. Stamattina nuova lavatrice, abbiamo preparato i biscotti, giocato, sono riuscita a finire quel lavoro che avevo iniziato mentre Sofia era tutta concentrata a guardare "Vite al limite", ho preparato il pranzo, ho stirato, abbiamo giocato prima di ridiscendere a giocare con l'amichetta (un paio d'ore che si smazza mio marito, che è il minimo). Mentre lei non c'è sto scrivendo, poi andrò a farmi una doccia di 15 minuti da sola. Poi la cena. Poi ancora gioco e la messa a nanna.


La mia vita è programmata a slot di tempo, solo così posso essere certa di non perdermi pezzi per strada. Mamma, moglie, imprenditrice, donna. Domani si ritorna in quella che è la routine che mi è più congeniale. Anche se mi accorgo che meno sto con Sofia più lei è irritabile. Ed è impensabile che basti un weekend per cambiare il suo atteggiamento. In settimana andrò a prenderla a scuola un pomeriggio, per me non è una cosa consueta, spero ne sarà felice. Una cosa però in questo primo weekend di lockdown l'ho notata: è da giovedì sera che non mi chiede di poter guardare i video sul cellulare. Voglio interpretarlo come un segnale positivo, che sono riuscita a farle passare del tempo di qualità che non l'ha fatta annoiare al punto da cercare un surrogato nella tecnologia. Un piccolo passo avanti. Ma, lo so, tutto inizia da un primo piccolo passo.

2 commenti:

  1. Penso che il 90% delle donne si possa riconoscere in questa fotografia, e nel mio caso l'unica differenza è l'età di mio figlio, che ha 14 anni, e che fa sì che non mi cerchi per giocare, ma per cui la mia massima preoccupazione è di staccarlo da questa tecnologia, a volte benedetta a volte maledetta. E anche il mio pensiero va a Natale, come sarà? intanto arriviamoci, poi si vedrà!

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    1. Sono d'accordo con te, il rapporto dei ragazzi con la tecnologia è difficile da gestire, dovendo gestirsi in DaD gli strumenti devi fornirglieli, poi però è un attimo che si facciano prendere la mano. Mia figlia per il momento è attirata solo dai video musicali, ma è innegabile che sappiano maneggiare quei dispositivi molto meglio di noi. Per il resto, andiamo avanti un giorno dopo l'altro, sperando che la situazione migliori. Grazie per il tempo che mi hai dedicato. Sara

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