Un anno fa come oggi eravamo a Creta. Sono stati giorni meravigliosi, abbiamo visto un mare fantastico ed è stato un viaggio di prime volte. Era la prima volta che noleggiavamo una macchina per spostarci, avevo organizzato tutto quanto da sola ed ero terrorizzata all'idea che qualcosa andasse storto. Invece siamo stati benissimo, Sofia si è divertita e io ho staccato la spina qualche giorno. Mentre eravamo sul volo di ritorno ricordo di avere pensato come molto spesso ci facciamo condizionare il presente dalle paure che abbiamo in merito al futuro e che nella maggior parte dei casi si rivelano sempre immotivate e frutto solo delle nostre ansie.
Un anno dopo non c'è nessun viaggio ad attenderci all'orizzonte (o meglio c'è, ma pare oramai scontato che non potrà essere goduto, ma questa è un'altra storia) ma c'è una nuova, fortissima, paura di quello che accadrà. Siamo in lockdown oramai da quasi 2 mesi, dalla sera alla mattina siamo stati costretti a cambiare le nostre abitudini. Basta fare la spesa dove vogliamo perché è fuori dal nostro comune, basta acquistare qualunque cosa che non rientri tra quelle considerate essenziali, basta vedere parenti e amici che non vivono in casa con noi, bambini e ragazzi a casa da asili e scuole senza alcuna prospettiva di ripresa. Ad un certo punto basta andare a lavorare. È innegabile che tutto questo sia stato uno shock per ciascuno di noi. Poi, come ogni cosa, ci siamo abituati
Chi più chi meno se ne è fatto una ragione e tra una lezione a distanza, una torta fatta in casa, una conference call e una spesa settimanale con mascherina e guanti, siamo arrivati a questo punto. Il 4 maggio il lockdown finirà, ci saranno degli allentamenti sulle restrizioni e un po alla volta dovremmo tornare a vivere una specie di normalità.
Il fatto è che sarà una normalità nuova di quelle mai sperimentate prima. Normalità sarà il guardare con sospetto quello che in coda alla cassa dietro di noi starnutisce, normalità sarà acquistare a scatola chiusa su internet piuttosto che andare in un negozio a provarmi un abito che tra attesa, distanze e infibite precauzioni, rischio che il vestito che mi serve per l'estate me lo comproa Natale.
Questi mesi senza alcuni negozi e centri commerciali ci hanno fatto capire che possiamo fare a meno di un sacco di cose. Che, di pari passo con la paura di un eventuale nuovo contagio, ci porterà a dire "Grazie, ma no grazie". E chissà a questo punto con che situazione economoca dovremo avere a che fare, le ripercussioni a catena su tutti i settori.
Io non mi sento pronta a pensare di andare in un ristorante, nemmeno con la distanza di 2 metri, nemmeno con il plexiglas che ci divide. Preferisco saltare. Vogliamo parlare poi di situazioni dove, nemmeno 2 mesi fa, ci ammassavamo senza alcun timore come un concerto o anche il momento in cui ci si accalcava per scendere dall'aereo?
Siamo così desiderosi di riprenderci la nostra libertà che non ci fermiamo a pensare se vale davvero correre il rischio. Io in questo momento, per il 90% delle cose che potenzialmente potrei riprendere a fare quando a maggio ci verrà concesso, rispondo no.
Dico che tornerò a fare la spesa nel mio supermercato preferito che non è nel mio comune. Dico che vorrei provare con gradualità a tornare a correre durante la pausa pranzo, in solitaria come facevo prima. Dico che mi piacerebbe sfruttare il Mc Drive di Mc Donald's fosse solo per non dover cucinare ogni pasto anche quando non ho il tempo durante la pausa del mezzogiorno. Dico che vorrei, fortissimamente vorrei, rivedere i miei amici e far siche Sofia possa ritrovare i suoi, visto che non si sa quando verrà permesso ai bambini di tornare alla loro, di normalità. Ecco, quando mi verrà data la possibilità vorrei fare questo.
Uscirò con la mascherina, non mi importa. La utilizzo al lavoro, la faccio portare a Sofia, sto facendo si che diventi una parte della normalità che potremo vivere tra qualche settimana.
Non mi costa troppo, è un qualcosa che faccio in primis per proteggere me, la mia famiglia, i miei dipendenti, le persone con cui entro in contatto. Un mio fornitore l'altro giorno mi ha detto che con le persone con cui lavori stringi un patto di fiducia, non possiamo sapere cosa fanno gli altri quando non sono con noi, chi incontrano, se si proteggno. Quindi dobbiamo noi in primis essere responsabili per noi stessi e per gli altri.
Una ultima cosa vorrei dire, sempre sulla mascherina. Portare la mascherina non vi impedisce di sorridere. Sorridete quando incontrate qualcuno. Il sorriso si percepisce
E, soprattutto, ve lo si legge negli occhi. Siamo vivi, credo che sia un motivo più che sufficiente per farlo.