Questa rivelazione mi è piovuta addosso qualche giorno fa, mentre mettevo a Sofia la mascherina che le abbiamo adattato con tanto di stemma di un gatto e un cane.
Ma cosa stanno capendo davvero i bambini di questa situazione? Mettiamoci per un attimo nei loro panni. Vigilia di Carnevale, esplode il primo caso di Coronavirus in Italia. La domenica 23 Febbraio ci sono programmate le sfilate di carnevale nei vari oratori, i bambini da giorni si stanno raccontando come si vestiranno e quanti coriandoli si lanceranno. La domenica mattina, a 3 ore dall'inizio delle sfilate, i sindaci annullano tutti gli eventi in programma.
Non sappiamo ancora nulla, questo virus made in China è ancora semi sconosciuto e tutti ci dicono che è una specie di influenza. Lunedì 24 e martedì 25 Febbraio asili e scuole sono chiuse per il carnevale. Ad oggi possiamo dire, con discreta certezza, che venerdì 21 Febbraio è stato l'ultimo giorno di questo anno didattico 2019/2020. In mezzo, un lockdown che dura da inizio marzo e che ci sta mettendo tutti in ginocchio. Come lavoratori, come persone, come genitori. Quello che ci dicono non è rassicurante: si pensa che in autunno arriverà una seconda ondata di contagi quando ancora non siamo riusciti ad arrestare la prima, dubbi assoluti su come affronteremo l'estate, dubbi ancora più inquietanti su come riprenderanno le scuole a settembre.
E lì, senza risposte, ci sono i bambini. Bambini che si sono visti privare delle loro certezze dalla sera alla mattina. Penso ai bambini della scuola dell'infanzia, perché mia figlia ha 5 anni ed è all'ultimo anno di asilo. Il mercoledì dovevano rientrare all'asilo, rivedere i compagni e invece niente, sono più di 40 giorni che giocano da soli o, se sono fortunati, coi fratelli. Vedono gli amichetti in videochiamata. Niente più parchi gioco, giri in bicicletta, passeggiate, visite dai nonni. Niente. Dalla sera alla mattina gli abbiamo strappato tutte le loro certezze. E loro, con un incrollabile atto di fede, vanno avanti. Non hanno possibilità di capire davvero tutte le implicazioni che questo periodo comporta e comporterà.
Loro sanno che si sentono sempre rispondere di no. O delle risposte che per loro significano comunque quello.
Possiamo andare al parco? No
Possiamo andare dalla nonna? No
Possiamo andare a gardaland? No
Posso andare al corso di inglese? No
Posso andare al corso in piscina? No
Posso fare un giretto qui davanti con la bicicletta? Si ma devi mettere la mascherina
Possiamo andare al mare? No, per adesso no.
Possiamo andare in aereo? No
Posso tornare all'asilo dalla mia maestra e dai miei amici che mi mancano tanto? No
Nonono. Noi genitori passiamo gran parte della giornata vietando ai nostri figli cose che prima erano date per scontate, facevano parte della loro quotidianità.
Adesso invece la quotidianità è fatta di giochi in casa o al massimo sul terrazzo nonostante i 26 gradi, di attività e lavoretti che per quanto tu ti sforzi non sarai mai nemmeno lontanamente come Giovanni Muciaccia, che ti è pure sempre stato un po' sulle palle, di equilibrismi tra lavoro tuo e gioco con lei, che per quanto ti impegni lei non apprezzerà mai abbastanza e vorrà sempre un po'di più di quello che tu, dopo 10 ore di lavoro e un milione di pensieri, puoi umanamente offrirle.
Eppure i bambini continuano a sorridere, trovano comunque un gioco da fare, vivono con la convinzione che questa situazione prima o poi finirà. E si riprenderanno in mano la loro vita, fatta di piccole azioni abitudinarie che sono le sole certezze che hanno, insieme all'amore dei loro genitori.
Oggi invece che la loro quotidianità è completamente smembrata, restiamo solo noi a dargli la certezza che andrà tutto bene. Magari noi non riusciamo a crederci davvero al 100%, ma non dobbiamo dimenticare mai che i bambini ci guardano come un esempio, come la verità assoluta, si fidano ciecamente di noi e noi non possiamo tradirli. Quindi cerchiamo sempre di sorridere e di abbracciarli, più di quanto abbiamo mai fatto in ogni altro momento da quando sono venuti al mondo. Sorridere e abbracciare, due azioni semplici ma che per i nostri figli significano "Andrà tutto bene" più di qualsiasi arcobaleno potranno mai disegnare. Perché sono gesti che arrivano da noi. Noi siamo il loro tutto, è nostro dovere tenerli al sicuro. Almeno questo glielo dobbiamo, in cambio della loro fiducia incondizionata, in questo momento in cui di certezze, noi adulti, ne abbiamo sempre meno.
E lì, senza risposte, ci sono i bambini. Bambini che si sono visti privare delle loro certezze dalla sera alla mattina. Penso ai bambini della scuola dell'infanzia, perché mia figlia ha 5 anni ed è all'ultimo anno di asilo. Il mercoledì dovevano rientrare all'asilo, rivedere i compagni e invece niente, sono più di 40 giorni che giocano da soli o, se sono fortunati, coi fratelli. Vedono gli amichetti in videochiamata. Niente più parchi gioco, giri in bicicletta, passeggiate, visite dai nonni. Niente. Dalla sera alla mattina gli abbiamo strappato tutte le loro certezze. E loro, con un incrollabile atto di fede, vanno avanti. Non hanno possibilità di capire davvero tutte le implicazioni che questo periodo comporta e comporterà.
Loro sanno che si sentono sempre rispondere di no. O delle risposte che per loro significano comunque quello.
Possiamo andare al parco? No
Possiamo andare dalla nonna? No
Possiamo andare a gardaland? No
Posso andare al corso di inglese? No
Posso andare al corso in piscina? No
Posso fare un giretto qui davanti con la bicicletta? Si ma devi mettere la mascherina
Possiamo andare al mare? No, per adesso no.
Possiamo andare in aereo? No
Posso tornare all'asilo dalla mia maestra e dai miei amici che mi mancano tanto? No
Nonono. Noi genitori passiamo gran parte della giornata vietando ai nostri figli cose che prima erano date per scontate, facevano parte della loro quotidianità.
Adesso invece la quotidianità è fatta di giochi in casa o al massimo sul terrazzo nonostante i 26 gradi, di attività e lavoretti che per quanto tu ti sforzi non sarai mai nemmeno lontanamente come Giovanni Muciaccia, che ti è pure sempre stato un po' sulle palle, di equilibrismi tra lavoro tuo e gioco con lei, che per quanto ti impegni lei non apprezzerà mai abbastanza e vorrà sempre un po'di più di quello che tu, dopo 10 ore di lavoro e un milione di pensieri, puoi umanamente offrirle.
Eppure i bambini continuano a sorridere, trovano comunque un gioco da fare, vivono con la convinzione che questa situazione prima o poi finirà. E si riprenderanno in mano la loro vita, fatta di piccole azioni abitudinarie che sono le sole certezze che hanno, insieme all'amore dei loro genitori.
Oggi invece che la loro quotidianità è completamente smembrata, restiamo solo noi a dargli la certezza che andrà tutto bene. Magari noi non riusciamo a crederci davvero al 100%, ma non dobbiamo dimenticare mai che i bambini ci guardano come un esempio, come la verità assoluta, si fidano ciecamente di noi e noi non possiamo tradirli. Quindi cerchiamo sempre di sorridere e di abbracciarli, più di quanto abbiamo mai fatto in ogni altro momento da quando sono venuti al mondo. Sorridere e abbracciare, due azioni semplici ma che per i nostri figli significano "Andrà tutto bene" più di qualsiasi arcobaleno potranno mai disegnare. Perché sono gesti che arrivano da noi. Noi siamo il loro tutto, è nostro dovere tenerli al sicuro. Almeno questo glielo dobbiamo, in cambio della loro fiducia incondizionata, in questo momento in cui di certezze, noi adulti, ne abbiamo sempre meno.
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