30 maggio 2020

Riflessione sui figli

Parto da qui. Se mi seguite, sapete sicuramente quanto mi piace questo monologo, scritto da Mattia Torre, che è stato preso come spunto per il film "Figli", con Paola Cortellesi e Valerio Mastandrea. Mastandrea ha iniziato a recitare questo monologo a teatro, e ogni tanto me lo ricerco su YouTube perché ascoltare queste parole ha una potenza se possibile ancora maggiore. È come se qualcuno ti mettesse davanti uno specchio e dicesse al posto tuo quello che troppo spesso non si ha il coraggio di ammettere, nemmeno con se stessi. Ma leggere parola per parola, fino alla fine, è un atto di coraggio. Che, alla fine, ci lascia dentro un pochino di consapevolezza in più.

Recita così:
I figli invecchiano. Ma non invecchiano loro. Invecchiano te. I figli ti invecchiano perché passi le giornate curvo su di loro e la colonna prende per buona quella postura; perché parli lentamente affinché capiscano quel che dici e questo finisce per rallentare te; perché ti trasmettono malattie che il loro sistema immunitario sconfigge in pochi giorni e il tuo in settimane; perché ti tolgono il sonno per sempre. Assonnato e curvo, lento, acciaccato, sei nella terza età.

I figli ti invecchiano anche perché quando arrivano al mondo mettono fine, con violenza inaudita, a quella stagione di aperitivi feste e possibilità che ti sembravano il senso stesso della vita. Murato in casa e reso cieco da una congiuntivite, hai un vago ricordo di ciò che eri e di ciò che avresti ancora potuto esprimere, ma non sai più dire con precisione, hai solo molto sonno. I figli si insinuano nella tua mente in modo subdolo e perverso. Se sei con loro, ti soffocano; se non ci sono, ti mancano. Ci è successo di voler scappare dopo troppe ore insieme a loro, e poi trascorrere la serata in un ristorante a guardare le loro foto sul telefonino, straziati da una nostalgia senza senso perchè li avresti rivisti dopo un'ora...un'ora e mezza.

Parlo di figli al plurale perché quando ne hai uno solo l’impresa sembra ancora fattibile; magari il tuo primo e unico figlio è gentile, dorme, e sebbene l’assetto famigliare è nuovo, hai ancora l’illusione di essere te stesso, ma se per caso arriva il secondo, arriva come una deflagrazione. Nove mesi dopo che è nato il tuo secondo figlio, il tuo appartamento è un 41 bis. E quand’è così ogni scusa è buona per uscire: si litiga per chi deve fare la spesa o pagare il bollo della macchina, ci si catapulta fuori alla prima citofonata dell’Ama, e la sera ci si affaccia dalla finestra del bagno valutando le possibili conseguenze di un salto nel vuoto. Quando poi finalmente riesci a uscire di casa (la baby-sitter è la tua nuova esaltante, costosissima droga) ti rendi conto che il mondo fuori è ormai diverso e non fa più per te; la gente è vitale e allegra, tonica, e crede nel futuro. E tu ti aggiri a Trastevere come un revenant, lo sguardo perso, l’andatura incerta, l’inconfessabile desiderio di voler solo tornare a casa.
Inoltre perdi le tue certezze ideali; provavi una pena infinita per quelli che odiavano i weekend e bramavano il lunedì perché il lavoro li teneva lontani dai figli: ora sei così anche tu. Guardavi con sufficienza quelle case anni ’60 con una zona pensata per la tata: le desideri con tutte le forze e la notte fai sogni catastali. Ti sembrava sconcio che una famiglia viaggiasse con la filippina al seguito: non sogni altro. Sei un conservatore, non ti riconosci allo specchio e va benissimo così.

I figli poi tirano fuori la tua rabbia, perché devi saper dire NO anche quando non ne hai voglia, o quando quel giorno non hai la struttura emotiva per farlo. Quando lo esorti ad addormentarsi da solo per esempio, lui ce la fa, bravissimo in solitudine, tu sei attanagliato da un tale senso di colpa che insieme alla madre, distrutta pure lei, vai a svegliarlo e gli chiedi "Come va? Com'era? Come è andata? Che ne pensi di st'esperienza? Incredibile!" e lui ti guarda con un senso di confuso disprezzo, girandosi assonnato dall’altra parte. I figli invece alla fine ti invecchiano, perché sei già vecchio. In paesi dinamici ed evoluti, dove la democrazia non è un concetto così imprendibile come da noi, i genitori hanno 25 anni, sono forti, flessibili, giustamente incoscienti.  Qua se diventi padre intorno ai 35, 36, 38 anni? Tra gli altri genitori del nido vieni detto “Il giovane”; intorno a me, padri di cinquanta o sessant’anni con lo sguardo spento, la lombalgia e l’alito cimiteriale di chi non dorme da mesi. E hai comunque l’impressione che molti di loro, sono più in forma di te.

Ma più di tutto, conta ciò che i figli fanno alla tua mente. I figli ti fanno ripiombare, con una forza che neanche l’ipnosi, nel tuo passato più doloroso e remoto: l’odore degli alberi alle otto del mattino prima di entrare a scuola, la simmetrica precisione dell’astuccio, la catena sporca della bici, le merendine, la ghiaia, le ginocchia sbucciate. Questi ricordi, non so dire perché, sono la mazzata finale. La vita stessa, che credevi di aver incasellato in categorie discutibili ma tutto sommato valide, o comunque tue, sfugge via. Sei una piccola parte di un tutto più complesso e i gin-tonic hanno smesso di darti l’illusione dell’eternità. Sei un pezzo di un grande ingranaggio, e siccome siamo in Italia, l’ingranaggio è vecchio, arrugginito e si muove a fatica. D’altra parte, il tuo cuore non è mai stato così grande. 

Quanta verità in queste parole. Da quando sono madre vivo costantemente un eterno conflitto tra la me che ero e la me che sono diventata. Vorrei più tempo per me stessa e quando poi ce l'ho mi sembra sbagliato non essere con mia figlia, come se essere diventata madre abbia di conseguenza annullato il mio essere moglie, donna, imprenditrice, persona.



Mi pare impossibile che siano già passati più di 5 anni da quando mia figlia era un esserino quasi sempre dormiente, silenziosa, occupava pochissimo in termini di spazio fisico ma era stata così desiderata che nella mia vita le avevo già riservato uno spazio che mai avevo pensato potesse esistere. Io e mio marito avevamo quella faccia stralunata da ebeti un pò incoscienti. Avevo fatto uscire una anguria da un buco grande quanto una ciliegia, 5 giorni dopo il parto ero di nuovo in ufficio, con una neonata nell'ovetto, le emorroidi e il peso del mondo sulle spalle. Eppure mi pareva tutto facile. Ah, santi ormoni.


Poi il tempo è passato, Sofia è cresciuta, è cresciuta la mia azienda, sono cresciute le mie responsabilità ma sono cresciuta anche io, come donna e come mamma. Ogni giorno ci conosciamo un pò di più, diventiamo grandi insieme, quella bambina che solo 2 anni fa era in fissa con Peppa Pig adesso guarda video dei Me contro Te su You Tube e canta Baby K. Mi trovo un pò in difficoltà come madre di questa pre pre adolescente, che da una parte vuole ancora la ninna nanna per addormentarsi, e dall'altra cerca una sua indipendenza che io non sono ancora disposta a concederle. E penso a me e suo padre, ingenui, una parte di noi convinta che lei si sarebbe adattata alla nostra coppia, senza troppa difficoltà. E invece siamo stati noi, che come coppia, abbiamo dovuto imparare ad assecondare lei, i suoi ritmi, i suoi desideri. Perché spesso non è questione di viziare i propri figli. E' che loro sono la parte migliore di te, e tu gli dai la vita, non importa quello a cui rinunci tu, non importa se fai sesso meno spesso, se leggi di meno, ti fai una doccia meno lunga, mangi sempre roba fredda. E' tuo figlio, lo fai, non stai nemmeno a chiederti il perché, se è giusto o sbagliato.

E adesso che siamo usciti dalla fase peggiore della pandemia, che tra qualche giorno dovremmo poterci ricominciare a spostare liberamente, con che figli ci troviamo? Figli ai quali è stata tolta la scuola, sono venuti meno i rapporti con gli amici, le attività sportive, la loro normalità. E che in parte non sappiamo nemmeno bene quando la ritroveremo. Lo avevo già scritto qui che i bambini sono stati fantastici in tutti questi mesi. Ma sono altresì convinta che le conseguenze di tutto quello che è successo le vedremo nei prossimi mesi. Saremo in grado di aiutarli? Saremo genitori pronti a rispondere alle loro domande? Non lo so, quello che so è che il loro futuro, la loro vita, dipendono esclusivamente da noi.






25 maggio 2020

La felicità è una cosa semplice

Sono sempre più convinta che la felicità stia nelle piccole cose. Come una domenica mattina al parco dopo settimane in cui uscire è stato vietato. Il senso di libertà di correre nel parco, comunque con la mascherina, comunque tenendo le distanze. Ma correre al parco è un qualcosa che il tapis roulant non ti darà mai. Correre poi dietro a tua figlia che ha imparato ad andare in bicicletta senza rotelle 3 settimane fa e adesso si porterebbe la bicicletta ovunque, costringendoci a pedalare insieme a lei tutto il weekend, è qualcosa di ancora più bello.




Poi abbiamo visto una coppia di cigni e un'anatra. E Sofia ha incontrato un bambino. Mi hanno fatto una tenerezza infinita. Lui le ha detto che poteva dare un po' del suo pane all'anatra. Sofia lo ha ringraziato e sono stati una decina di minuti così, a dividersi il mangiare per l'anatra, ognuno con la sua mascherina, più ligi alle regole rispetto a tanti adulti menefreghisti, senza chiedersi come si chiamassero o altro. Così, senza troppe menate. Poi si sono salutati e "Mamma, il mio amico mi ha fatto dare da mangiare all'anatra". Il mio "amico". Mi ha fatto sorridere. Mi piace la facilità con cui i bambini si riconoscono a pelle, giocano insieme senza sovrastrutture. 



Sono tornata a casa e ho continuato a pensare per un po a quanto una cosa che fino a 4 mesi fa avremmo considerato banale, adesso sia un qualcosa che vale la pena di ricordare. Ma non ho avuto troppo tempo per rifletterci troppo. Perché ho dovuto prendere la bicicletta e fare altri 3 km in bici.
Eppure è stata una bella domenica mattina. Senza spendere 1 euro, senza video su YouTube, stando semplicemente insieme. Che in questo momento è e resta la cosa più importante che c'è. 

10 maggio 2020

Festa della mamma durante la Fase 2

Devo essere sincera. Il lockdown ha cambiato solo in parte le mie abitudini. E me ne sono accorta adesso che in questa fase 2 qualcosa in più ci è concesso.

Un pranzo al Mc Drive martedì che ha avuto un sapore che nemmeno da Cracco, ritrovare le nonne, una passeggiata sul fiume, un giro al parco con la bicicletta. Questo è tutto quello che ho fatto e che settimana scorsa non potevo fare. Che cosa avrei fatto di diverso in questo bel weekend di sole? Probabilmente nulla. Ho preso il sole sul terrazzo, lavorato un po, ascoltato musica, letto, esattamente le cose che faccio quasi ogni weekend. Il che mi convince sempre di più che questo difficile periodo ci sta facendo arrivare alla vera essenza delle cose.


Certo, mi manca viaggiare e mi manca vedere fisicamente gli amici. Ma sono comunque felice come forse non lo ero da tempo. So che i miei amici stanno bene, vedo i miei nipoti di cuore crescere via whatsapp e questa è la cosa che più mi fa stare male, ma so che il giorno in cui potrò spupazzarmeli arriverà. Per quanto riguarda i viaggi è un tasto molto dolente ma non ha senso rimuginarci troppo. I nostri programmi restano gli stessi, hanno solo cambiato data. E ogni giorno si aggiunge un'idea nuova, quindi all'orizzonte ci sono tanti progetti.

Oggi è la festa della mamma e mi rendo conto ogni anno che passa che avere avuto un figlio è stata una benedizione per cui non smetterò mai di ringraziare. Conosco tante donne che hanno dovuto accantonare questo desiderio ed è una cosa profondamente ingiusta che la maternità non sia meritocratica. Negli anni precedenti la nascita di Sofia questa festa è sempre stata difficile da affrontare. L'ignoranza delle persone mi faceva sentire una donna a metà, il mondo che procreava tranne me, il non sapere quale sarebbe stato il mio destino. Poi ho deciso di prenderlo in mano, il mio destino. Se quello che desideravo non arrivava di sua iniziativa, me lo sarei presa con la forza. E così è stato. Grazie alla scienza, all'amore e alla testardaggine. E il carattere di mia figlia lo dimostra.

In dono ho ricevuto una meravigliosa collana hand made che sono stata costretta ad indossare stamattina per uscire. Ma l'ho fatto. Con orgoglio. Ho osservato con quanta concentrazione Sofia infilava una perlina dopo l'altra nel nylon, attenta a scegliere "solo i tuoi colori preferiti, mammina". Nessun altro regalo avrebbe potuto avere dentro di sé la stessa quantità di amore di quella collana.

Poi ho scoperto che su Sky Box Set hanno rimesso tutte le 6 stagioni di Sex and the City e la Seconda Stagione di Rome. Buona festa della mamma a me!


COSA MI PORTO NELL' ANNO NUOVO

Quest'anno gli anni saranno 39. Non me li sento, non sono pronta. Se penso che mia figlia ne compirà 9 poi! Mi sembra pazzesco quanto ve...