23 marzo 2017

L'IDEA VS LA REALTA'

Oggi voglio farvi ridere. Perché se in questo mondo non prendiamo le cose un pò più sul divertente, mi sa che finisce male. E cosa c'è di meglio, per ridere, che parlare di quegli esserini piccoli, amorevole, pestiferi che si chiamano BAMBINI?

Una delle cose in assoluto più frustranti per una mamma è quando sta vivendo una certa situazione coi suoi figli e si sente dire "Ma dai, non può essere così difficile!". Precisazione: una frase del genere non sarà mai pronunciata da un'altra mamma. Perché una mamma SA cosa significa davvero avere a che fare con un bambino. Chi non ha figli invece è convinta che le madri siano sempre esagerate, isteriche senza una ragione, frustrate senza un apparente motivo.
Ho deciso di riportarvi alcuni esempi, storie di vita vera, di vita vissuta, per farvi capire quanto l'idea di chi non ha figli si discosta in maniera assoluta dalla realtà che vive una famiglia con bambini piccoli.

CASO 1: IN MACCHINA
IDEA
La mamma, sorridente, apre la porta del garage. Il bambino si dirige immediatamente alla portiera posteriore dell'auto dove, allungando le braccia per farsi prendere, viene collocato nel seggiolino. Durante il viaggio il bambino guarda fuori dal finestrino mentre la mamma canticchia la sua playlist di canzoni. Talune volte il bambino si addormenta. In ogni caso non disturba. All'arrivo, scende sorridente dall'auto. La mamma, durante il tragitto, ha avuto modo di passarsi il lucidalabbra e darsi una pettinata.
REALTA'
La mamma, trascinandosi dietro bambino, peluches, borsa di 10 kg. piena di ogni genere di cose, arranca verso la porta del garage, dopo aver impiegato 15 minuti a scendere i 20 gradini che la separano da casa. Il nano, ad ogni gradino, si ferma, sgrana gli occhioni e "Cos'è questo, mamma?". La mamma, esasperata, risponde, per la ventesima volta "La cacca del cip cip amore, dopo mamma la pulisce", sapendo benissimo che non lo farà mai, attendendo fiduciosa la prima pioggia torrenziale che porterà via tutto con sé. Arrivati in garage, nuova sosta. Il nano si guarda in giro, in un nano-secondo (unita' di misura del tempo dei bambini sotto i 3 anni) individua il suo triciclo e decide che è il momento perfetto per volerci fare un giro. So che vi siete già trovate in questa situazione. Ovviamente siete in ritardo, tra meno di un'ora avete una riunione importantissima e avete dormito appena 4 ore, avete delle occhiaie che kungfupandalevati. Siete stanche, nervose come in piena sindrome premestruale. Chiamate il bambino. 1,2,5 volte. Nessuna risposta. Chiamate di nuovo, alzando la voce quel tanto che basta per farvi sentire fino in fondo alla via. "Dai amore che è tardi!" ripetete con voce minacciosa, scandendo per bene ogni parola, convinta di incutenere timore nel pargolo. Risposta: "No e no!" con tanto di pestata di piedi. La mamma, esasperata, alla fine lo prende di peso e lo scaraventa sul seggiolino dell'auto. Seguono 10 secondi di urla disumane senza nessuna lacrima, giusto per vedere l'effetto che fa. E sulla mamma l'effetto lo fanno eccome, sul suo sistema nervoso di sicuro. Appena si accende la macchina ecco che attaccano le richieste "Scimmia, mamma, OOOOMMMM" (Occidentali's Karma), "Bazzi, guarda guarda guarda" (Tutto molto interessante), "Pesci" (Vorrei ma non posto), "Pizza" (Che ne sanno i 2000). Per tutto il tragitto la mamma è sommersa dalle continue richieste del piccolo dj in erba seduto sul seggiolino posteriore, che non accetta un no come risposta, che trova assolutamente normale dire "Ancora" al 17esimo ascolto della stessa canzone, che ha la pretesa che la mamma si esibisca in un saggio di danza mentre è alla guida, che vuole acqua, pane, ciuccio, palla, bici (!!!!!!). Il tutto mentre si cerca di arrivare a destinazione senza incidenti. Tutto questo si verifica durante il tragitto casa-asilo. 3 km, 5 minuti. In cui la mamma ha, più o meno, queste sembianze:




CASO 2: VESTIRSI
IDEA
Bambino si fa mettere sul fasciatoio, attende pazientemente che la mamma prenda i vestiti. Si fa vestire senza protestare. In 3 minuti si è pronti per uscire.
REALTA'
Bambino corre nudo e urlante per casa rifiutando di vestirsi. Dopo 5 minuti di rincorse alla fine la mamma riesce ad acchiapparlo e lo porta sul fasciatoio. Il nano si dimena come una anguilla, rotolandosi sul fasciatoio, alzandosi in piedi e rischiando il suicidio lui e l'infarto la madre. Riportato in posizione seduta inizia la fase della vestizione. Calzini. Bambino "Questi no. Io voglio calzini blu". I calzini blu sono a lavare amore, dice la mamma. Uaaaaaaaaaaa. La mamma ravana nel cassetto con la speranza di trovare un paio di calzini scuri da spacciare come blu. Calzino nero lungo. Perfetto. "Guarda amore, mamma ha trovato i calzini blu" e afferra un piede del nano. "Noooooooooooooooo lunghi, uaaaaaaaaaaaaaaa". Il bambino è ancora nudo come un verme e la madre già esasperata come un toro durante la Corrida. Afferra i piedi del nano e gli mette i dannati lunghi (arrotolati in basso) calzini neri (quasi blu). Ok, procediamo. 10% è fatto. Ora il Body. Scene di wrestling per fargli infilare le braccia. Bambino che nel frattempo vuole cantare/leggere un libro/metterti dita nel naso/accarezzarti (scorticarti) i capelli. Ci siamo. Pantaloni e maglia, parte più ostica. La mamma scopre di avere a che fare con un Karl Lagerfeld in miniatura. Questo no, no piace, io jeans, io maglia rossa, no questa, maglia Masha & Orso, io pigiama (!!!!!!) uaaaaaaaaaa. In pratica prima di riuscire a trovare qualcosa da fargli indossare che non gli scateni crisi esistenziali, la mamma ha tirato fuori tutta la Collezione Primavera-Estate. E sono passati, se va bene, 20 minuti. 20 minuti della vita di una madre che non torneranno più. 20 minuti ogni giorno (sperando di doverlo vestire una sola volta al giorno) per, diciamo, 3 anni. Fate voi il conto che io non ho la forza. Comunque, il nano è vestito. Ma mancano le scarpe. Chi ha figlie femmine capisce che è a questa età che nascono le ossessioni. Scarpe rosa no, stivaletto no, queste no brutte. Nemmeno Carrie Bradshaw davanti alla sua collezione di scarpe è così indecisa come un bambino di 2 anni. Alla fine la mamma decide che ne ha abbastanza, prende un paio di scarpe a caso e le infila al nano che si getta a terra scalciando come se fosse in preda alle convulsioni. La questione sarebbe chiusa qui, se fossimo in estate. Ma quando siamo in inverno c'è il bonus. Che culo. Vi tocca il pacchetto completo. Giubbino, cappello, sciarpa, guanti. Per ogni cosa bisogna trattare, scendere a compromessi, nemmeno URSS-USA durante la Guerra Fredda. Alle fine ce l'avete fatta. Il bambino è pronto e, tanto per cambiare, siete in ritardo. Dove accidenti è finito adesso? Lo trovate in un angolino. Sguardo fisso, volto contratto per lo sforzo. Nonono, ti prego, non adesso. Poi lo sentite. Impossibile non riconoscerlo. "Mamma cacca io, tanta tanta, tutta tutta". Nooooooooooooooooooooooo.


13 marzo 2017

MAMME, I FILOSOFI PARLANO DI NOI

Per quanto io cerchi di avere una mentalità zen, non ce la faccio. Non sono una tipa da meditazione, una che riesce a mettersi in una stanza, chiudere il mondo fuori e pensare a sé. Sono isterica, nevrotica, sempre sull'orlo del burrone. Mi metto da sola in situazioni dalle quali poi fatico ad uscire. Da quando sono diventata mamma poi, la cosa si è fatta ancora più complicata. Una parte di me vorrebbe essere la mamma della pubblicità dei biscotti Plasmon, l'altra parte è così disincantata che non ha nemmeno la voglia di provarci. Eppure mi piace sempre leggere molto, questa passione non l'ho persa. Leggo tanto riguardo al mio lavoro, riguardo ai bambini. E sì, anche riguardo alla felicità, a come trovarla, a come mantenerla. A come vivere una vita soddisfacente ogni giorno, non solo quando succede qualcosa di speciale. E mi piacciono gli aforismi, tanto. Li trovo fonte di ispirazione. Anche se poi, nella realtà dei fatti, restano solo teoria. Ne ho trovati alcuni che penso si adattino bene alle mamme. E con MAMME intendo le mamme 2.0, quelle che 24 ore in un giorno col cavolo che bastano, quelle che non si sa come ma arrivano dappertutto. Eppure pensano di non amare abbastanza i loro figli e vivono con mille sensi di colpa. Leggendo queste frasi ho pensato a voi, a noi, a me. E un pò anche alla vita in generale.

“Ogni ostacolo, ogni muro di mattoni, è lì per un motivo preciso. Non è lì per escluderci da qualcosa, ma per offrirci la possibilità di dimostrare in che misura ci teniamo. I muri di mattoni sono lì per fermare le persone che non hanno abbastanza voglia di superarlo. Sono lì per fermare gli altri”. – Randy Pausch 
Questa è una delle frasi che ho letto e riletto durante il mio percorso di PMA . Una delle frasi con le quali cercavo di darmi coraggio quando vedevo tutto nero e faticavo a pensare che ci sarebbe potuto essere il sole dietro tutte quelle nuvole che mi si paravano davanti. E mi sono scoperta forte, perché forte era il mio desiderio. E ho capito che quei mattoni che mi si stagliavano davanti potevo abbatterli uno a uno. E ognuno di quei mattoni divelti era un passo in meno verso la realizzazione del mio sogno. Di ostacoli nella vita ce ne sono tanti, una volta è la salute, una volta è il lavoro, una volta la famiglia. La cosa importante è capire quanto ci teniamo ad abbattere il muro che ci separa dalla meta. Le mamme, anche quando pensano di non farcela, buttano sempre il cuore al di là dell'ostacolo. Lo fanno per il figli. Non c'è un amore più grande di quello. Non c'è una spinta più profonda del benessere di chi abbiamo messo al mondo.

“Poniamo più attenzione nel far credere agli altri di essere felici che non cercare di esserlo veramente”. – François de La Rochefoucauld
Potremmo passare la vita intera parlando di questa cosa, di quanto al giorno d'oggi ci preoccupiamo più di dimostrare agli altri di essere felice che esserlo davvero. Da quando ci sono i social network la maggior parte di quello che facciamo è fatto per condividerlo con gli altri. Una foto ai nostri figli, l'ultima borsa acquistata, la vacanza di lusso. Io sono una fan di Tiziano Ferro ma, grazie a Sofia che si sta rivelando una vera tamarra, ho iniziato a scoprire le canzoni di J Ax e Fedez. Che, voi dite quello che vi pare, ma io trovo che raccontino bene il periodo storico che stiamo vivendo. Quando dicono "Lo sai, non c'è, un senso a questo tempo che non da, il giusto peso a quello che viviamo, ogni ricordo, è più importante condividerlo che viverlo". Io ci penso spesso a questa cosa. E ho trovato una risposta, personale almeno. Ed è che io ho sempre amato fotografare, lo faccio in viaggio, lo faccio a 5 minuti da casa, fotografo animali, prima fotografavo me e mio marito, adesso fotografo la mia famiglia. Della quale fa parte anche mia figlia. Credo di avere circa 2000 foto di Sofia nel pc, di queste una piccola parte l'ho condivisa. Perché erano immagini divertenti o piene di dolcezza o semplicemente bellissime. Se anche non avessi ricevuto un solo like non sarebbe cambiato nulla, per me avrebbero continuato ad essere delle fotografie bellissime. Ma è innegabile che se fossimo vissuti in un mondo senza social network probabilmente avremmo molti meno selfie inutili (che detesto e che quindi evito, ma Sofia è affascinata da "Foto-Foto") e più foto belle. Perché le foto sono ricordi indelebili di momenti speciali. Quando riguardo le foto dei miei viaggi con Dany o di Sofia piccola mi emoziono ancora al pensiero di quanto siamo cambiati e di quanto eravamo felici in quell'istante che si è impresso per sempre sulla carta. Solo che spesso perdiamo di vista l'obbiettivo e non facciamo cose per noi ma per gli altri. Nel momento in cui quello che pensano gli altri diventa più importante di quello che desideriamo noi, abbiamo un problema. Ecco perché ho deciso che chiuderò il mio account su Facebook. Perché sono stanca di aprirlo e di trovarmi davanti lo show imbarazzante e patetico di gente che mette sulla piazza la sua vita per qualche "mi piace" che rinvigorisce l'ego giusto per qualche minuto. Quello che pensi dillo in faccia a chi devi, che agli altri poco frega. Non ho più voglia di stare dietro a queste cose. E allora non farlo, direte voi. Bravi. Proprio quello che farò. La presa di coscienza è fondamentale.

“Un uomo non farebbe nulla se aspettasse fino a poterlo fare così bene che nessuno possa trovarvi dei difetti”. – John Henry Newman
Questo è un difetto tipico delle donne. L'attesa del momento perfetto. Soprattutto quando si arriva ad un certo punto della nostra vita. Si iniziano a dire cose come "Non mi sposerò fino a quando..." e poi, a ruota "Prima di fare un bambino devo...". Il problema è che spesso la vita non segue i tuoi programmi. Anzi, li stravolge. E così può capitare di trovarsi davanti ad un test di gravidanza positivo nel momento peggiore possibile o, al contrario, di aver programmato così bene la propria vita ma, quel bambino, proprio non arriva. Questo è quello che è capitato a me. Fino a quando poi la PMA è iniziata nel momento lavorativamente più difficile. Ero nel caos, eppure sono andata avanti, sfoderando una forza che non credevo di avere. E ho raggiunto la mia meta, consapevole che le cose non stavano andando come le avrei volute, ma stavano andando. E questo mi doveva bastare. Certe volte infatti bisogna imparare ad essere un pò più approssimative e capire davvero che il momento perfetto per certi sconvolgimenti di vita non arriverà mai. Quindi, quando il tuo cuore lo desidera, quello è il momento giusto.

“C’è differenza fra lottare per il risultato migliore e sfiancarsi per la perfezione. Il primo atteggiamento ha un obiettivo raggiungibile ed è gratificante e salutare; il secondo ha una meta spesso irraggiungibile ed è frustrante e fonte di nevrosi. Per di più comporta un assurdo spreco di tempo”. – Edwin Bliss
Altro difetto soprattutto femminile: la smania di perfezione. Le donne sono incapaci di accettare che qualcosa possa essere fatto in maniera meno che perfetta. E così si perdono le occasioni, si rimugina su quello che si sarebbe voluto fare e non si è fatto. Nel frattempo gli anni passano e la vita ci scivola dalle dita. Quando dovremmo semplicemente imparare a vivere quello che davvero desideriamo. Quando siamo mamme poi la cosa è ancora più dura. Perché abbiamo a che fare con una creatura, nostro figlio, che è una parte di noi ma allo stesso tempo è altro da noi. E, spesso, non è quello che vorremmo. Non ha il carattere che avremmo desiderato, non si comporta come noi abbiamo sperato quando quel figlio era ancora solo un'idea. Il problema è che rincorrendo questa chimera del figlio ideale, non facciamo che frustrarci noi per prime e rovinare l'esistenza di nostro figlio che non ha colpa alcuna, se non quella di essere un individuo con una sua propria specificità. Che noi non possiamo fare altro che capire, accettare e amare. Da quando Sofia ha iniziato a camminare, ho capito subito che sarebbe stata una bambina "impegnativa", vedevo quanto era vivace, quanto andasse continuamente stimolata per non annoiarsi ma allo stesso tempo quanto fosse sensibile alle sollecitazioni. All'inizio vivevo male questa cosa, mi sembrava che tutti gli altri bambini fossero tranquilli e la mia un'indemoniata iperattiva. Poi ho iniziato a guardarla da un'altra prospettiva. Ho iniziato ad apprezzare quanto sia curiosa, quanto amo la sua vivacità e la sua allegria, perché anche se adesso mi sfianca fisicamente, so che tra pochi anni la rimpiangerò. Quindi ho iniziato a cercare il giusto compromesso tra quello che vorrei e quello che lei è. Il risultato è che mi sforzo ogni giorno per cercare di comportarmi nel modo migliore possibile. So che lei non è quel tipo di bambina che se ne sta seduta ferma a colorare per ore. Non ancora, almeno. Forse non lo sarà mai. Ma è la mia bambina, e per me è perfetta così.

Mi piace leggere gli aforismi e accorgermi che parlano un pò di me. Che, nella mia imperfezione, cerco ogni giorno di fare del mio meglio. Perché alla fine la vita è per il 10% quello che ti succede e il 90% come reagisci a quello che ti succede. Imparare a considerarci delle donne eccezionali per quello che facciamo ogni giorno, non può che essere un buon inizio.









7 marzo 2017

QUELLA GELOSIA CHE POI RIMPIANGERAI

Divano, domenica tardo pomeriggio. Io e Dany in stato semicomatoso, ovviamente in tv c'è l'ennesimo episodio visto e rivisto di Peppa Pig che Sofia tiene come sottofondo pur guardando  in loop "Tutto molto interessante" del suo amico BAZZI sull' iPad. Dany mi prende la mano. In un nanosecondo Sofia capta il gesto e tac, ci piomba addosso.
"MIA MAMMA, NO TU PAPA', MIA MAMMA, MIAAAAA" gli dice staccandogli la mano dalla mia e insinuandosi nel microscopico spazio che c'è tra di noi. Avreste dovuto vedere lo sguardo assassino che aveva mentre pronunciava quel MIA come se qualcuno avesse osato portarle via la cosa più preziosa del suo mondo. Il fatto è che, pensandoci bene, le cose stanno proprio così. La mamma, in questa fase, è ancora tutto il suo mondo.

Per quanto possa essere snervante e a volte anche un pò fastidioso avere a che fare con questa gelosia ossessiva un pò da stalker, lei non riesce ad accettare che possa esserci qualcuno che si frappone tra lei e la sua mamma. Che sia il papà mentre sono sul divano o che sia la porta mentre sono al bagno. Dove va la mamma, va anche Sofia. E hai voglia tu a spiegarglielo. "NO E NO. IO QUI!" ti dice con un tono di voce talmente perentorio che non ammette repliche (Maledetto Topo Tip!).
E tu, mamma, come fai a negarle un abbraccio, quando ti si butta addosso e ti accarezza la faccia? Fa niente se dieci secondi prima ti ha fatto sclerare, fa niente se sei stanca. Questi momenti sono quelli che ti fanno essere orgogliosa di essere mamma. Perché dai, diciamocelo, la vita della mamma è una vita infame. Se non ci fossero momenti in cui poter apprezzare davvero questo dono che il cielo ci ha fatto, che senso avrebbe tutto sto sbattimento, le notti insonni, la stanchezza perenne? Per fortuna che i nostri figli, ogni tanto, qualche momento di gioia ce lo regalano!



Ed è proprio in questi momenti che mi rendo conto che tra poco, perché il tempo passerà velocissimo e io nemmeno me ne accorgerò, Sofia sarà grande. Una bambina che non penserà più alla sua mamma come il centro del suo tutto, che non mi correrà più incontro per farsi abbracciare quando torno dal lavoro, che mi scanserà quando cercherò di darle un bacio. E allora ripenserò a tutto questo, al suo non stancarsi mai dei baci prima di addormentarsi, al volermi seguire come un'ombra, alla sua mano calda che stringe la mia mentre beve il latte. Ripenserò a tutto questo e lo rimpiangerò.



Perché siamo sempre talmente presi dai pensieri e dalla quotidianità che i momenti belli rischiamo di perderli, di non goderceli davvero. E solo dopo, ripensandoci, riguardando una fotografia, ci tornano alla mente per quello che erano davvero. Momenti di gioia. E li rimpiangeremo, perché non abbiamo saputo gustarceli fino in fondo. Quello che sto imparando a fare in questa fase della vita di Sofia è cercare di fare tesoro dei momenti speciali che passiamo insieme, guardandoli al netto dei capricci, della routine, di tutto quello che rende pesanti le giornate di una mamma. Perché un figlio è una gioia che va goduta e apprezzata ogni giorno. E nessuno più di me sa quanto sia importante apprezzare ogni momento con loro, anche quelle giornate che vorremmo cancellare. Alla fine ci lasciano sempre qualcosa dentro. O la consapevolezza di qualcosa che avremmo dovuto fare diversamente oppure la soddisfazione di essere state, per una volta, delle buone mamme.

Perché il nostro cruccio è un pò questo, di non fare abbastanza. Di non essere abbastanza. Io però credo che già solo il fatto di svegliarci ogni giorno e provare a fare del nostro meglio per i nostri figli, fa di noi delle buone mamme. E la dimostrazione credo stia tutta negli occhi dei nostri bambini. Quando io mi specchio negli occhi di mia figlia e vedo con quanta totale sicurezza lei si affida a me...ecco, la risposta sul mio essere una buona mamma è lì. Mia figlia è il mio Sole, e io sono la Terra che le ruota instancabilmente intorno. E non è così solo adesso, sarà così per sempre. Perché è questo che le mamme fanno, dal momento in cui scoprono che qualcosa sta crescendo dentro di loro. Vivono per quell'esserino che piano piano diventerà un adulto. Quell'esserino che se a 2 anni pronuncerà Mamma 1 milione di volte al giorno e non vorrà fare un passo senza di lei, a 16 anni la odierà come nessun'altra persona al mondo. Ma lei continuerà, imperterrita, a ruotare attorno al suo Sole, a rimpiangere momenti passati e sognare momenti futuri. Perché una mamma è così, vive di riflesso la vita dei suoi figli, che sono e saranno sempre, un pezzo di lei.

COSA MI PORTO NELL' ANNO NUOVO

Quest'anno gli anni saranno 39. Non me li sento, non sono pronta. Se penso che mia figlia ne compirà 9 poi! Mi sembra pazzesco quanto ve...