27 febbraio 2018

IL TEMPO CHE CREDIAMO DI NON AVERE



Ho sempre amato questo dipinto. E' di Salvador Dalì, si chiama "La persistenza della memoria" ma quasi tutti lo conoscono come "Gli orologi molli" (come era stato inizialmente denominato da Dalì stesso).
Il concetto del tempo è una cosa che mi ha sempre affascinata. Ancora di più da quando sono mamma, e ho la netta e costante percezione di non averne mai abbastanza. Passo 10 ore della mia giornata in ufficio; questo, sommato al tempo minimo di sonno che, salvo eccezionali eventi, riesco a concedermi, ossia 8 ore, occupa già più del 70% della mia giornata. 18 ore su 24 spese a lavorare e dormire. #maiunagioia.
Appare quindi normale lagnarsi per la mancanza di tempo, per il "vorrei ma non posso" come epitaffio in calce a qualunque cosa verso la quale ci sentiamo/vediamo costretti a rinunciare.

Poi mi sono imbattuta un pò di tempo fa in un video che vi consiglio caldamente di vedere se avete qualche minuto di tempo, magari seduti sul wc (che, si sa, è l'unico posto in cui le mamme trovano un pò di svago!), che mi ha fatto molto riflettere. In sostanza questa tale Laura Vanderkam, esperta nella gestione del tempo, ci mette davanti ad una grande ineluttabile verità: una settimana è composta da 168 ore (24 ore per 7 giorni). Se lavoriamo 40 ore a settimana e dormiamo 8 ore a notte, ci restano la bellezza di 72 ore alla settimana da utilizzare come vogliamo. Magari invece che 40 ore ne lavoriamo 50, come faccio io, ma le ore che rimangono sono comunque 62. Insomma, è parecchio tempo.
E' vero che da tutte quelle ore va sottratto il tempo che dedichiamo al mangiare, agli spostamenti, all'occuparci dei figli, al pulire la casa...ma il concetto chiave è che non è vero che non abbiamo tempo. Solo, lo utilizziamo male.
Perché nonostante diciamo di non avere tempo, nel momento in cui ci capita un imprevisto riusciamo a far fronte all'ordinario e in più anche allo straordinario, dimostrando chiaramente di avere tempo per fare entrambe le cose? Semplice, perché il tempo è estremamente flessibile, e si piega sotto al significato che noi gli diamo.
Quante volte ci lamentiamo di non avere tempo e poi, nel momento in cui abbiamo 10 minuti, allunghiamo automaticamente la mano verso il telecomando per accendere la tv o, peggio ancora, prendiamo il cellulare per andare su Facebook o Instagram a vedere se abbiamo delle notifiche facendo diventare quei 10 minuti un'ora? 




Quello che ho capito, soprattutto adesso che sono mamma e non dispongo più liberamente del mio tempo, è che il tempo lo abbiamo, dobbiamo solo decidere COME vogliamo utilizzarlo. Che cosa ci fa stare bene quando lo facciamo. Tutto il resto è tempo sprecato. Ciò che non ci dà gioia, non merita di essere fatto.
Vi faccio un esempio. Fino a un paio di anni fa mi sentivo in colpa perché non riuscivo a provare alcun tipo di interesse verso l'attività fisica (ho la fortuna di essere ritornata al mio peso pre-gravidanza ma è innegabile che io abbia tutta una serie di problemi a livello di cervicale/schiena/spalle dovuto alla mia pessima postura mentre lavoro). Eppure dovresti fare qualcosa, mi dicevo. In fondo, quasi tutte le mie amiche vanno in palestra o corrono o fanno yoga o sailcazzocosa. E invece, puntualmente, disertavo la lezione prova di pilates, inventavo una scusa per non andare in piscina (nonostante io ami nuotare), guardavo i corsi in palestra ma poi cestinavo il depliant dicendo che non volevo spendere tutti quei soldi. Poi mi sono fermata a riflettere: avevo davvero voglia di occupare un'ora del mio tempo libero, faticosamente racimolata, facendo qualcosa che non mi dava gioia ma, anzi, mi pesava? NO, la risposta fu no. E così adesso se qualcuno mi chiede perché non vado in palestra rispondo che non mi interessa. Preferisco passare un'ora sul divano a leggere. La ritenzione idrica sulle mie cosce festeggerà, ma almeno so di aver usato il tempo come volevo.Come mi rendeva felice.
So di non aver scoperto l'acqua calda ma per me, capire e accettare di non voler fare qualcosa semplicemente perché non mi dava felicità, è stata una rivelazione. Certo, ci sono tante cose che vanno fatte anche se non ci piacciono, ma quello credo (soprattutto quando si hanno dei figli) che si tratti di dovere e responsabilità. Per tutto il resto, possiamo scegliere. Ci sono sempre due possibilità. Un pò come quando, da ragazzini (#machenesannoi2000) scrivevamo o ricevevamo questo:



Semplice, cristallino. Sì/No. Va beh, poi c'era l'alternativa stronza con il Forse. Ma quando dobbiamo decidere se fare una cosa, abbiamo sempre due strade e la risposta dovrebbe dettarcela il nostro cuore. Io per esempio amo leggere, fare il punto croce, scattare fotografie, organizzare viaggi, guardare serie tv, scrivere, passare ore in libreria. Non mi piace guardare programmi stupidi, andare per negozi se so che non posso spendere, andare in un salone a farmi i capelli, perdere tempo a fare la manicure sapendo che dopo 1 giorno lo smalto sarà rovinato e mi servirà nuovamente altro tempo per toglierlo. La parola chiave secondo è proprio PERDERE. Se mentre stai pensando di fare o meno una cosa ti accorgi di vederla come una perdita di tempo, allora è segno che quella cosa non la devi fare. Perché il tempo che perdi non torna più. E' vero che in una settimana il tempo è molto, ma non è infinito. Perché quindi sprecarlo per qualcosa che non ci rende felici?
Per esempio io per scrivere questo post ho impiegato quasi 1 ora delle mie 62. Ma è un qualcosa che avevo voglia di fare, quindi non ho perso nulla. Anzi, mi ha reso felice. Voi per leggerlo avrete utilizzato circa 5 minuti massimo del vostro tempo, spero non ve ne siate pentiti. Se così fosse, mi dispiace.
Quindi la prossima volta che vi trovate a pensare NON HO TEMPO chiedetevi piuttosto come lo state utilizzando quel tempo. E scegliete di utilizzarlo solo per cose che vi fanno stare bene. La felicità è il vero ossigeno della vita.


22 febbraio 2018

L'AMORE CHE CAMBIA

Avevo in mente questo post per San Valentino poi mi sembrava un pò troppo banale associare l'amore alla festa degli innamorati e allora ho preferito aspettare a scriverlo. Oggi invece, complice il tempo uggioso, la stanchezza e il morale sotto i piedi, mi sembra l'occasione perfetta per parlare di quello che è universalmente considerato il sentimento che "move il sole e l'altre stelle". L'AMORE.

Ho conosciuto quello che adesso è mio marito a 20 anni, ora ne ho quasi 34, quindi diciamo che 14 anni di relazione possono portarmi ad affermare con una certa sicurezza che la persona con la quale divido la casa, il lavoro, una figlia e la vita, è la mia anima gemella. Servirebbero 2 vite e taaaaaaaaaanto vino per cercare di spiegarvi come è possibile che due come noi stiano ancora insieme. Ma forse la risposta migliore che posso darvi è che non lo so. Sono sincera. Ho visto coppie molto meglio assortite di noi (in quanto a carattere, interessi in comune, obbiettivi) finire in polvere. Mentre noi siamo ancora qua. Zoppicanti, esausti ma insieme.


Quando abbiamo deciso di sposarci dopo 7 anni di fidanzamento eravamo ignari di tutto. La nostra convivenza era limitata alle 2 settimane che passavamo in vacanza insieme ogni anno, pertanto quello che conoscevamo a livello di abitudini reciproche era veramente poca cosa. Avevamo deciso che non avremmo convissuto prima del matrimonio, pur avendo una casa tutto sommato pronta per lo scopo. Tornassi indietro rifarei la stessa scelta. Entrare da marito e moglie nella nostra casa la sera del matrimonio è stato bellissimo, dormire nel letto nuovo quella prima notte (sì, dormire!) e svegliarsi poi la mattina sapendo che quello sarebbe stato il primo di una infinita serie di giorni in cui ci saremmo svegliati insieme. Abbiamo cavalcato l'onda dell'entusiasmo per tutto il viaggio di nozze. Poi siamo tornati nella vita vera. Ed è stato uno shock. Arrivare a casa alla sera e non trovare la cena pronta ma doversela preparare (pena, il digiuno), lavare e stirare, pulire casa (2 piani di casa). Mi trovai all'improvviso scaraventata in un turbinio di incombenze a cui far fronte. E, mio malgrado, mi accorsi che la mia dolce metà non era stata adeguatamente istruita da mammina su quello che è il senso di "si lavora in 2 fuori casa, in 2 si contribuisce a fare le cose in casa". L'inizio quindi fu abbastanza traumatico. Mi scontrai con il suo disordine, due modi diversi di voler fare le cose. Ma eravamo solo noi due, quindi tutto sommato c'era la libertà di decidere se preparare la cena o ordinare d'asporto, se stirare o andare a farci un giro. Pertanto nel giro di qualche mese creammo un nostro equilibrio.
Poi decidemmo di voler allargare la famiglia. Non sto a tediarvi su quanto sia stata lunga, difficile e complessa la nostra ricerca di un bambino, perché tanto lo sapete, ve ne ho parlato tanto. E nel caso non ve lo ricordaste scorrete a ritroso questo blog...il viaggio verso Sofia è tutto tra queste pagine.


Sofia fu il nostro tsunami. Creò uno spartiacque tra quello che eravamo stati per 10 anni e quello che saremmo stati in 3. L'arrivo di nostra figlia fu il momento in assoluto più difficile per la nostra vita di coppia. Lo ripeto senza stancarmi e senza paura di apparire drammatica. Ma se pensate che facendo un figlio il vostro rapporto ne trarrà giovamento, date retta a me, tenete chiuse le gambe e continuate a guardare serie tv su Netflix. Niente di più sbagliato. Un figlio è la bomba nucleare più potente che l'uomo abbia mai concepito, e l'epicentro della deflagrazione sarà il vostro rapporto di coppia. Mi bastò una settimana per capirlo. Tutto quello che avevamo imparato l'uno dell'altra sembrò all'improvviso non corrispondere più alle persone che eravamo diventate.
Passammo dalle serate spaparanzati sul divano alle nottate in piedi per le coliche di Sofia, dalle cene al ristorante alle toccate e fuga di 15 minuti al Mc Donald's. Il tutto da un giorno all'altro. Perché 9 mesi di attesa non ti preparano davvero a quello che succede quando ti mettono tra le braccia quei 3 chili e mezzo di ciccia e amore, tutto quello che tu ti sei immaginata scopri che non è reale, che tu come individuo smetti di esistere perché sei al servizio 24/24 di questo cosino che piange, mangia, caga e dorme (soprattutto le prime 3 cose!). E se smetti di esistere tu come individuo...devo davvero spiegarti dove finisce la tua vita di coppia? Ecco, giusto prima della visita alla prozia con la casa che puzza di muffa!
I primi mesi di vita di Sofia furono faticosi sotto molteplici aspetti: pratici, poiché io ricominciai subito a lavorare quindi la mia vita tornò stressante e caotica come prima, con la differenza che quella già microscopica fetta di tempo che avevo per me durante la settimana, sparì, assorbita da mia figlia e le sue mille infinite esigenze; ed anche emotivi poiché io ero completamente assorbita da Sofia e quel poco tempo che avevo era tutto per lei, con immmmmmmmensa letizia di mio marito che si trovò ai margini.
Fu però proprio dopo la nascita di Sofia che capii forse per la prima volta quanto, nonostante tutto, fosse forte il nostro rapporto. Mio marito può apparire una persona assertiva, del genere "fai tu, per me va bene tutto", quello che permette a me di portare i pantaloni e fare la donna alpha...ma quando siamo passati a quel 2+1 è stato solo grazie alla sua pazienza e alla sua forza che siamo riusciti a non affondare. Al suo sapermi aspettare, al suo accettare i miei "No, sono stanca", al suo mangiare piadine e piatti pronti quando arrivavo a casa dal lavoro sfinita ma la giornata, quella no, non era ancora finita: c'era Sofia da far mangiare, il bagnetto, il latte, la messa a letto. Non mi ha mai rinfacciato nulla, mai una volta in questi 3 anni l'ho sentito giudicarmi una cattiva moglie (ne avrebbe avuta più di una ragione). Se non avesse sempre avuto una buona parola per me probabilmente sarei crollata, considerato tutte le responsabilità/impegni/problemi che ho e affronto ogni giorno.


E adesso che Sofia sta crescendo, che la notte fortunatamente si dorme, ma le giornate sono molto più impegnative, ho capito che il nostro matrimonio è la cosa che più dobbiamo curare. Ho capito che l'amore cambia, ma non necessariamente perché il sentimento si esaurisce. L'amore cambia per colpa della stanchezza (tanta, troppa), per colpa dei rispettivi problemi e/o pensieri sul lavoro, per colpa di visioni della vita che ogni tanto divergono. Ogni tanto dico, quando mi fa inc*****e, che se lo conoscessi adesso molto probabilmente non finiremmo mai insieme e men che meno ci sposeremmo e faremmo un figlio, perché la persona che sono adesso non è più quella di 14 anni fa. Poi se ci penso bene mi dico che forse sì, cercherei qualcuno con interessi più simili ai miei, con un percorso più vicino al mio. Ma poi, davvero qualcuno riuscirebbe a sopportare il carattere di merda che ho, a farmi avere l'ultima parola in ogni discussione, a farmi decidere come programmare le giornate/i weekend/le vacanze? E poi soprattutto, potrebbe essere un padre migliore di quello che lui è per nostra figlia?
In questi 14 anni il nostro rapporto è cambiato tanto, si è evoluto e si è rafforzato. Sofia nel bene e nel male ci ha fatto capire che la famiglia che siamo adesso conta più di ogni altra cosa, più di quella ceretta che ogni tanto dimentico di fare, di quei calzini lasciati fuori dalla cesta dei panni da lavare. Siamo riusciti in questi anni ad andare oltre i nostri limiti, a chiudere gli occhi sui nostri difetti e potenziare i nostri pregi, come singoli, come coppia e come genitori.
Un figlio sposta tutti i confini, ti impone di andare a cercare quel tempo che pensavi di non avere per stare con tuo marito (anche a costo di segnartelo sul calendario!), ogni tanto devi scegliere tra il fare l'otaria spiaggiata sul divano e la moglie.Certi giorni ti immagini single e in carriera, certi altri stai giocando con tuo marito e tua figlia e ti accorgi che non vorresti essere in nessun altro posto al mondo. La vita non è perfetta, non sempre si è felici. Ma la cosa importante è non smettere di impegnarsi, non smettere di parlare, non smettere di litigare. Quei litigi dove l'orgoglio viene messo a dura prova, dove serve coraggio per superarli...quelli sono i litigi che rafforzano ciò che è vero, e distruggono quello che dell'amore ha solo la forma.


2 febbraio 2018

LE MIE PAROLE DEL 2018

Premetto che sono in una fase molto "meditativa" della mia vita, preferisco ascoltare più che parlare. E se parlo, lo faccio solo con le persone da cui so di poter essere capita. Lo so, mi piace vincere facile in questo periodo. Ma mi sto sempre più rendendo conto che la vita è già così abbastanza complicata di suo, che crearsi ulteriori problemi non porta a niente di buono.

Sto cercando di eliminare sempre più il superfluo, che sia a livello materiale, di relazioni, di pensieri. Poco ma buono. Mai come adesso mi sto rendendo conto di quanto sia importante concentrarmi su quello che davvero mi rende felice e mi fa stare bene. Sto leggendo libri di crescita personale, libri motivazionali...che poi magari non metto in pratica ma solo leggerli mi fa stare meglio. Qualche giorno fa pensavo a quali parole rappresentano meglio quello che voglio in questo anno, i punti saldi della mia vita, le mie ambizioni.

1) ME STESSA
Credo che uno dei miei pregi sia quello di mettere gli altri davanti a me.
Credo che uno dei miei difetti sia quello di mettere gli altri davanti a me.
Io non riesco mai a mettermi al primo posto, non lo facevo prima quando ero "solo" una donna, meno ancora sono in grado di farlo ora che sono mamma.
Prima vengono mia figlia, poi mio marito, i miei genitori, gli amici, il lavoro, la bolletta in posta, il corriere di Bartolini...e poi forse arrivo io. Dico forse perché sempre più spesso fatico a capire quanto sia importante prendermi del tempo per me, dedicarmi le giuste attenzioni. Che poi siano solo una doccia un pò più lunga del solito o una pizza con una amica che non vedo da tempo, impormi di mettere me stessa al primo posto è quasi come farmi una violenza. Poi mentre sto vivendo il momento mi rendo conto che lo dovrei fare più spesso...il problema è, come sempre, fare il primo passo. 
In questo 2018 voglio riuscire in questo intento, voglio riuscire a smettere di farmi i sensi di colpa. Voglio pensare che ogni giorno faccio il mio dovere, come mamma (al 100%), come lavoratrice (idem), come moglie (ehm...domanda di riserva?) e che pertanto mi merito una pausa ogni tanto.



2)PRIORITA'
Nel corso degli anni ho imparato che, a parità di costo o di tempo, due cose possono assumere valori molto diversi. Credo però che solo da quando nella mia vita è entrata Sofia, io abbia compreso davvero l'importanza di sapersi dare delle priorità. Ci sono cose per me davvero importanti, cose alle quali non posso rinunciare e, pur di non rinunciarci, faccio a meno di altro. E, cosa paradossale, le cose alle quali rinuncio adesso sono quelle che prima, fino a tipo 10 anni fa, ritenevo essere fondamentali. E' proprio vero che ci sono eventi che ti cambiano la vita. Nel mio caso l'evento che ha creato il prima/dopo è stato senza dubbio la maternità, che ha cambiato me e il mio modo di vedere la vita sotto molteplici aspetti. Quindi il mio obbiettivo per il 2018 è continuare a darmi le giuste priorità, saper riconoscere in che cosa conviene buttare tempo e/o soldi per essere felice.

3)PULIZIA
Questa si collega strettamente alla parola N.2 perché nel momento in cui ci si rende conto di avere delle priorità e di volerle mantenere, si capisce che il superfluo ostacolo la felicità. Negli ultimi anni, un pò alla volta, ho imparato a fare pulizia nella mia vita.
A livello di "amicizie" ho chiuso con persone che servivano solo a fare numero ma nella realtà non mi davano nulla. Non è stato difficile, è bastato smettere di scrivere sempre per prima (per uno zelo di gentilezza) per rendersi conto che dall'altra parte non c'era alcun interesse verso di me. Il rapporto si è chiuso così, senza traumi e senza troppi dispiaceri.
E poi c'è la pulizia a livello di oggetti/vestiti/accessori che prima accumulavo nell'armadio senza usare ma che tenevo lì perché "è un peccato buttarlo". Con il tempo ho capito che il peccato è occupare spazio per qualcosa che non si usa. Tanto sappiamo benissimo che se abbiamo un maglione nell'armadio da 3 anni e non l'abbiamo mai messo, difficilmente desidereremo indossarlo una volta che ce ne siamo liberati. Nel corso degli anni il mio guardaroba è diventato sempre più minimal, compro (certe volte anche troppo, lo so) per Sofia ma io personalmente non ho più quel desiderio di avere il tal cappotto o la certa borsa griffata per la quale prima avrei accantonato una parte di stipendio. Quello che ho mi basta, lo sfrutto al massimo, lo "finisco" e poi lo elimino. A quel punto sì ho soddisfazione a comprare qualcosa di nuovo. Sto diventando bravissima a gestire la fase saldi dove prima peccavo sempre un pò di superficialità. Nel 2018 ho intenzione di continuare così!

4)RISPETTO
Uno dei miei limiti, di cui sono consapevole e in cui vorrei veramente cercare di migliorarmi, magari proprio in questo 2018, è il rispetto del pensiero altrui. Mi capita magari di discutere di qualcosa con mio marito o un'amica e mi rendo conto che faccio davvero fatica ad accettare il pensiero degli altri o a non ritenere il mio il migliore, e pertanto quello "vincente". Quello da ultima parola, punto e stop. Non ho la pazienza di ascoltare fino in fondo, di ascoltare per bene e poi magari ammettere che il pensiero di un'altra persona è forse più corretto del mio. Soprattutto quando si sta parlando di argomenti che mi stanno molto a cuore, faccio davvero fatica a scendere dalla mia barricata e valutare un  pensiero diverso. Ma dovrei imparare a farlo, perché so di non detenere il sapere assoluto. Poi se anche le altre persone imparassero a fare altrettanto, allora il mondo sarebbe davvero un posto migliore :) Quindi diciamo che questo è un impegno che prendo con me stessa per il nuovo anno. Il rispetto delle opinioni altrui senza giudicare. Perché spesso ci si fa magari un'idea senza conoscere davvero tutti i tasselli della storia, con me è successo parecchie volte che le persone si facessero un certo pensiero ignorando tutto quello che ci stava dietro. Poi se le persone vogliono capire, allora le cose si risolvono, altrimenti si va al punto 3!



5)VIAGGI
Non c'è niente da fare...c'è chi colleziona le scarpe, e chi come me colleziona viaggi. Quello che sta succedendo negli ultimi mesi non ha fatto che creare ancora di più in me una specie di "urgenza" di vedere il più possibile il mondo, di andare, scoprire, fare. Prima senza Sofia era più facile, più economico ma non così bello. E' come se, adesso che c'è lei, avessi più voglia di viaggiare, vedere o rivedere posti in cui sono stata e in cui ho lasciato una parte di cuore. A me non piace troppo ritornare in posti che ho già visto (la paura di non rivivere la stessa magia della prima volta mi frena), per questo ho in programma un bel mix&match tra posti nuovi e posti già visti (ma non con Sofia). Che poi per me viaggio non è solo lo stare via 10 giorni, può essere anche un weekend o anche una gita di un giorno in un posto magari vicino a casa ma che non abbiamo mai degnato di uno sguardo. Muoversi con Sofia comporta chiaramente più programmazione, più organizzazione e più attenzione...poi certo, che senso ha negare che andando via con Sofia il riposo finisce in fondo alla lista degli obbiettivi della vacanza? Ma ho imparato ad accettare la cosa, Sofia è ancora piccola ma devo dire che si comporta davvero bene quando siamo in giro (spesso meglio che a casa). Bastano pochi accorgimenti (di cui magari parlerò in un altro post) per rendere un viaggio con i bimbi una esperienza meravigliosa. Il tempo per riposare ci sarà, quando Sofia si rifiuterà di viaggiare con noi perché troppo grande...e noi torneremo ad essere 2 paganti!!!! Nel frattempo non saranno la disponibilità economica o il destino avverso che mi fermeranno...questo sarà il primo di una luuuuuunga serie di anni pieni di viaggi! La nostra lista è così lunga e dettagliata che abbiamo già idee per i prossimi 18 anni (viaggi lunghi + weekend compresi). Mio marito accetta di buon animo, mia figlia è sempre più entusiasta di guardare cataloghi vacanze...a Carnevale il primo weekend fuori casa del 2018!

E voi...quali sono le vostre parole del 2018? Ditemelo nei commenti!

COSA MI PORTO NELL' ANNO NUOVO

Quest'anno gli anni saranno 39. Non me li sento, non sono pronta. Se penso che mia figlia ne compirà 9 poi! Mi sembra pazzesco quanto ve...