È domenica. C'è un bel sole che sa di anticipo di primavera. Aspetti la domenica per tutta la settimana, dopo 5 giorni lavorativi, dopo un sabato fatto di pulizie, lavatrici, spesa (che in pratica è un giorno lavorativo al quadrato) finalmente un giorno di riposo, da passare con la famiglia, facendo una gita, magari una toccata e fuga al mare.
Ah no. C'è il Coronavirus. Parola che anche i bambini ripetono quasi più spesso di mamma, oramai. I bambini sono a casa praticamente dal 24 febbraio, e lo saranno ALMENO fino al 5 aprile. Poi dal 9 sarebbero a casa per le vacanze di Pasqua, io vi avviso.
Il fatto è che i bambini sono a casa da scuola, ma i genitori non sono a casa dal lavoro. E questo comporta ogni giorno una organizzazione militaresca che lo sbarco in Normandia al confronto sembrava una scampagnata. Io benedico ogni giorno il fatto di avere mia madre che è una nonna eccezionale e si sta praticamente sostituendo a me da 2 settimane durante il giorno. Le lascio Sofia alla mattina dopo colazione e la vado a riprendere dopo che lei ha cenato. In pratica il 90% della giornata di mia figlia grava sulle spalle della nonna. Io cerco di organizzarmi come riesco, togliendo un'ora qua e là al lavoro e ovviamente lasciandola libera nel weekend. Ma insomma, io sono preoccupata. Mia mamma è ancora una paziente oncologica per quanto non lo diresti guardandola visto che ha una forza e una tenacia che io non ho mai visto in nessuna persona che conosco. Mio papà è cardiopatico con un infarto alle spalle. Insomma, quando si parla di tutelare i nonni e gli anziani, io mi sento doppiamente responsabile perché devo garantire la salute alla mia famiglia ma allo stesso tempo so di avere la responsabilità della mia azienda e dei miei dipendenti.
Quindi mi trovo in una situazione di m...a per cui non voglio gravare troppo sulle spalle dei miei genitori ma devo pensare anche al lavoro e a mandarlo avanti, visto che per noi nulla si è fermato. E allora sto cercando di organizzarmi meglio che posso, consapevole che ci aspettano altre settimane difficili da gestire tra figlia, famiglia e lavoro.
Mi sono ben chiare le direttive e infatti i miei spostamenti sono già da settimane limitati alla tratta casa-nonni-ufficio-casa, spesa super fast il sabato mattina. Per il resto bisogna ingegnarsi. E con bambini in età prescolare che si annoiano per qualunque cosa dopo 5 minuti, le giornate sanno diventare davvero davvero infinite.
Cosa stiamo facendo noi? In casa si cercano di impostare dei momenti gioco, si fa un dolce insieme, ci si mette lo smalto, si riordina. Poi però dopo un po abbiamo tutti bisogno di una boccata d'aria, per cui si cerca di stare all'aria aperta, facendo passeggiate, evitando i parchi affollati, tipo alla Trucca ieri pareva di essere a luglio. E si cerca di portare a casa ogni giorno un giorno in meno che ci divide dalla fine di tutta questa situazione, che quelli della mia età non hanno mai vissuto e che ci ha trovati impreparati.
Perché non siamo abituati a sentirci dire non puoi fare questo, non puoi andare lì. E l'uomo è un animale talmente strano che, se anche prima di quel momento l'idea di fare una certa cosa non lo aveva nemmeno sfiorato, ecco che il divieto imposto lo spinge alla ribellione. E assistiamo così alla razza umana che da il peggio di sé.
Sarei bugiarda a dire che non mi manca un po l'aria all'idea di essere costretta nella mia regione con movimenti limitati. Ma, analisi della coscienza, cosa devo fare per forza in questo momento che non possa essere rimandato?
Io parlo da mamma. È facile tenere una bambina di 5 anni in casa? No. È facile spiegarle perché sono 2 settimane che non va all'asilo e che nemmeno domani ci andrà? No. È facile inventarsi sempre qualcosa di nuovo da fare per evitare che inizi a lagnarsi? ASSOLUTAMENTE NO.
Ma in questo momento siamo chiamati ad un gesto di responsabilità. Verso chi non è in salute come noi, verso chi potrebbe rischiare di non uscire da un contagio di coronavirus semplicemente coi sintomi di una banale influenza. Il grande problema sono tutti i pazienti asintomatici coi quali una persona a rischio potrebbe potenzialmente entrare in contatto. Io voglio avere la coscienza pulita e saper di avere fatto tutto il possibile per tutelare me stessa, la mia famiglia e le persone attorno a me. In questi giorni ci stiamo sempre più rendendo conto che la responsabilità individuale non è cosa da dare per scontata. Ma nonostante tutto voglio continuare ad avere un po di fiducia nell'umanita, con la speranza che le persone capiscano che una pizza in meno, uno spritz rimandato, una seduta di addominali a casa piuttosto che in palestra, potrebbero davvero salvare la vita di qualcuno. Che magari nemmeno conosciamo, ma che condivide il nostro stesso cielo e la nostra stessa aria.
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