30 giugno 2016

10.000 VOLTE GRAZIE

A chi ha saputo starmi vicino quando tutto andava male.
A chi sa starmi vicino adesso, senza invidie e gelosie.
A chi trova il tempo di rispondere ad un mio CIAO, e lo fa con il sorriso.
A chi vuole bene a me, ma ama mille volte di più mia figlia.
A chi mi guarda e dice "Io, al posto tuo, non ce la farei mai".
A chi pensa che io sia una buona mamma.
A chi pensa che io sia una pessima mamma.
A chi pensa che io sacrifichi mia figlia per la carriera.
A chi pensa che io lavoro 10 ore al giorno per assicurare il più bel futuro possibile a mia figlia.
A chi mi giudica senza sapere nulla di me.
A chi esprime un'opinione non richiesta e si sente migliore di tutti.
A chi chiedo un'opinione e riesce ad essere sincero senza per forza ferire.
A chi mi sta accanto ogni giorno, sopportando questo carattere impossibile, le mille scenate isteriche, il voler sempre avere l'ultima parola.
A chi mi ha concesso il privilegio di diventare mamma, ti sarò per sempre grata.
A chi ogni giorno si sveglia con me, grazie per continuare a vivere quel caos che è la nostra vita.
A chi ha pianto con me per mesi, davanti a quegli esami che non ci davano scampo.
A chi sorride con me davanti alle facce buffe di Sofia.
A chi si fa venire gli occhi lucidi di emozione quando lei ti abbraccia e ti da un bacio.
A chi sa che darei la vita per le persone che amo.
A chi sa che sono un'amica leale e che se hai bisogno, mi trovi.
A chi legge quello che scrivo per poi sparlare di me.
A chi legge quello che scrivo, si riconosce nelle mie parole e si sente capita.
A chi mi ha seguito fin dall'inizio.
A chi ha iniziato a seguirmi solo da poco.
A chi non si degna di leggere una parola ma pensa di sapere tutto di me.
A te, che sei arrivato fino in fondo a questa pagina...

A te dico grazie, per ogni volta che hai usato qualche minuto del tuo tempo per leggere un mio post. Alcune volte avrai riso, altre volte avrai chiuso la pagina pensando di aver perso tempo, altre volte ancora ti sarai fermata a pensare che quella cosa la stavi vivendo anche tu. Il blog è arrivato a 10.000 visite. Il merito è anche tuo.



Grazie di cuore.

28 giugno 2016

QUANDO CAPISCI CHE DEVI METTERE IL PUNTO

Ho iniziato io. Sono stata io la prima.
Quando non riuscivo a restare incinta e vedevo le mie amiche postare orgogliose le foto dei loro pargoli, mi dicevo che, se mai fosse capitato anche a me, non avrei fatto lo stesso. Avrei tenuto mio figlio/a lontano dai social. Poi è arrivata Sofia e niente, ho perso la testa.
La guardavo ed era così bella, così perfetta, e io così orgogliosa, che volevo urlare al mondo quanto ero felice. Finalmente felice, finalmente ero una mamma.

E così è iniziato il tutto. Ho iniziato a postare foto di Sofia su Facebook (non mi piace Twitter, non ho un profilo Instagram, quindi usavo solo Fb), raccontando in maniera dettagliata i suoi progressi, la sua vita. E la mia vita con lei. Mi piacevano i commenti su quanto fosse bella, mi facevano sentire una brava mamma (come se il fatto che mia figlia fosse bella dipendesse esclusivamente da me!).

Poi però, non so dire con esattezza quando, ho iniziato a guardare Fb da un'angolatura diversa. E mi sono accorta che tante cose che prima mi piacevano, iniziavano a infastidirmi. Non sono una stupida quindi ho sempre saputo che Facebook è sostanzialmente una vetrina dove mettiamo in mostra i nostri punti forti, nascondiamo i nostri difetti e spesso "abbelliamo" la nostra vita per farci apprezzare dagli altri. Perché tutti, chi più chi meno, vivono e dipendono dall'approvazione della gente e dal loro giudizio. Così quando compriamo casa postiamo i nuovi mobili, quando ci sposiamo creiamo un album per mostrare al mondo la nostra felicità. E quando facciamo un bambino lo diamo in pasto al mondo social. Per farci apprezzare tramite lui/lei. Ho capito che non mi andava più. Che dovevo mettere un punto.

Così ho deciso di allontanarmi da Facebook, di non postare più foto di Sofia. Io sono una che le fotografie le fa ancora con la macchina fotografica, che impiega tempo per scattare la foto perfetta, perché poi vuole stamparla. Non sono una di quelle che scatta foto con il cellulare semplicemente per poi darle in pasto al mondo social in tempo zero. Nessun giudizio a riguardo, semplicemente non sono io. Quando faccio una foto dico "Che bella, non vedo l'ora di stamparla e incorniciarla", non "Che bella, vediamo quanti like ottengo". Mi sono accorta che dell'approvazione degli altri non mi interessa davvero, che non ho bisogno che la gente mi dica che mia figlia è bella, che sappia dove sono e cosa faccio in ogni momento di ogni giorno. 


Anche perché da quando sono diventata mamma mi sono accorta che, non so se è un istinto naturale o una cosa voluta, ma si scatena quasi una gara tra le mamme. Il figlio più bello, più bravo, più glamour. Ecco, io mi chiamo fuori. E' già un miracolo se riesco a stare con mia figlia tra il lavoro e tutto il resto, figurati se ho voglia di perdere tempo a stare a pensare a quella che compra per il figlio neonato delle scarpe da 200 euro. Può, sta bene a lei, brava. Il mio pensiero si chiude lì, vado oltre e continuo a vivere.

Lo stesso per quanto riguarda certe persone che conosco, senza figli. Ne parlavo giusto ieri con Dany. Certe volte vedo che postano foto di posti fighissimi, quel genere di cose che per me con Sofia che va a dormire prima delle galline (ieri sera erano le 19.47, ho chiuso le persiane alle 20.35 e le galline erano ancora fuori che se la raccontavano!) sono impensabili. Al momento, di pancia, mi scatta un pò di invidia per tutto quello che, è innegabile, ad oggi non mi è più possibile fare. Poi però mi fermo, grazie al cielo sono una che il cervello lo fa funzionare (pure troppo a volte!), e mi dico: Sara, ma sinceramente, prima di Sofia tu facevi quelle cose? E la risposta che mi do è sempre e solo NO. Io e Dany non siamo mai stati una coppia che usciva e andava a ballare. Andavamo al cinema, a cena fuori, a mangiare un gelato, qualche concerto e stop. Ah sì, e viaggiavano. Insomma, tutte cose che quando Sofia sarà un pò più grande potremo riuscire a fare senza quell'ansia che, è innegabile, ci prende ogni volta che vogliamo muoverci con lei. Perché alla fine quello che dovrebbe essere un momento di tranquillità diventa un film di alta tensione. Ieri per esempio siamo andati a pranzo al Mc Donald's, Sofia non aveva dormito alla mattina e si è addormentata in macchina. Quelli sono stati i 40 minuti di pranzo più rilassanti che ho fatto nelle ultime 2 settimane. Questo per dire che quello che mi manca veramente non è la libertà, ma l'idea della libertà. Sofia non sta togliendo nulla alla mia vita anzi, la arricchisce ogni giorno.

Quindi credo sia giusto che ognuno faccia quello che meglio crede, con o senza figli che sia. Ad oggi la mia decisione è quella di ridurre la mia presenza su Facebook, mi sembra la scelta più giusta, magari domani ci ripenserò. Il mio account resta lì, continuerò ad avere attivi i messaggi di posta quindi se a qualcuno manco, sa dove trovarmi. Alle persone con le quali avevo voglia di restare in contatto direttamente e delle quali non avevo ancora il numero mi sono affrettata a chiederlo. Per il resto ringrazio tutti per ogni cosa che mi avete scritto o detto, bella o brutta che fosse, direttamente o indirettamente.
Continuerò a scrivere sul mio blog, perché la vita va avanti nonostante e soprattutto senza Facebook. Un grande abbraccio, a presto.

22 giugno 2016

LE COSE CHE DAVI PER SCONTATE PRIMA DI AVERE UN FIGLIO

Sabato sera scorso abbiamo lasciato Sofia a dormire dai nonni perché la domenica mattina saremmo dovuti uscire presto. A parte il fatto che quando sono in macchina con mio marito senza Sofia, lei mi manca. Mi manca sapere che non è dietro che balla sul seggiolino, che si dimena ascoltando le canzoni di Masha e Orso. Quando manca Sofia c'è sempre troppo silenzio, che molto spesso io e Dany facciamo fatica a rompere. Perché non siamo più abituati a parlare senza essere interrotti, senza dover dire "Sofia no, Sofia attenta", parlare ma fare fatica a seguire davvero un discorso perché con gli occhi e una parte di cervello stiamo cercando di evitare che nostra figlia combini qualche guaio.

Così quando siamo arrivati a casa, una casa silenziosa, senza giocattoli ovunque e Peppa Pig in sottofondo, mi sono messa a pensare a quante cose davamo per scontate prima di avere un figlio. Ed è incredibile rendersi conto del fatto che sono cose apparentemente stupide, che senza un figlio fai in maniera meccanica. Poi da un giorno all'altro ti vengono sottratte, e ti mancano come l'aria.

La prima, che sembra la più banale ma che è anche quella che sono certa "pesa" di più, soprattutto alle mamme, è il non poter più andare in bagno con la porta chiusa. Oddio, certo che potete, se volete un nanetto da 85 cm che picchia coi suoi piccoli pugnetti sudici sulla porta urlando come se ne andasse della sua vita "Mamma, maaaaammmma, maaaaaaaaammmmmmmmaaaaaaaaa!!!!!!!!!". Sfido chi riesce ad emettere un solo goccio di pipì in simili condizioni (per non parlare di altro). Quindi, per ovviare a tale problema, lasciate la porta aperta. E' l'inizio della fine. Voi siete sul water e avete sto marmocchio che vi gira in mezzo alle gambe, tocca tutto, apre e chiude i cassetti del fasciatoio, tocca la carta igienica, caccia la sua faccia nel buco della tazza dove voi avete la vostra "ehm ci siamo capite", per vedere cosa state facendo (Sofia è in questa fase, deve accertarsi che io non pisci Mini Pony), vuole mettersi in bocca la gabbietta profuma wc. In pratica smettete di bere per evitare di dover andare in bagno. Io aggiro il problema andando in bagno in ufficio. E' l'unico bagno in cui posso sedermi e tirare un sospiro di sollievo. Ah, dimenticavo di dire che ovviamente è assolutamente impossibile sfogliare riviste, controllare Facebook, mandare un wapp. Niente di tutto questo. Perché tutto ciò che è in mano a voi, diventa loro.



Se il problema del bagno si concretizzerà solo quando i bambini riusciranno a gattonare ma soprattutto quando cammineranno e MAMMA sarà la loro parola preferita (giusto quelle 35687 volte al giorno), quello del tempo per la doccia è un qualcosa di più immediato. Non importa se il vostro batuffolo dorme 20 ore al giorno o, viceversa, non c'è verso di farlo crollare durante il giorno. Da quando avrete un figlio, la doccia non sarà più un piacere, ma una pratica da sbrigare il più in fretta possibile. Perché metti che non sentite il bambino che si sveglia e piange (non mi risulti che di pianto sia mai morto nessuno...ma non vorreste certo essere voi a contraddire le statistiche, giusto!?), metti che si sveglia, scende dal lettino (cosa che non ha mai fatto...ma non vorreste certo che fosse la sua prima volta, giusto!?) e vaga per casa dove sicuramente ci sarà un pericolo mortale. Sì, noi mamme siamo catastrofiche, vediamo pericoli ovunque. Quindi fare la doccia quando il bambino dorme equivale a spegnere l'acqua ogni 20 secondi per sentire l'eventuale pianto, usare un prodotto tutto in uno per risparmiare tempo e ovviamente il balsamo sotto la doccia per evitare lo scazzo della crema corpo (vuoi mettere avere quei 2 minuti risparmiati per...per fare niente, alla fin fine. Anzi no, per dare una pulita al bagno già che ci siete!). Poi uscite dopo aver fatto la doccia e scoprite che lui/lei dorme ancora. E voi avete i nervi più tesi che un violino.

Poi c'è l'aspetto Hobby. Per una mamma è una parola che non esiste più nel vocabolario, almeno per i primi anni di vita dei pargoli. In questo momento della mia vita i miei Hobby sono colorare disegni che Sofia sistematicamente pasticcia, fare palline con il Didò che Sofia vuole che io mi appiccichi addosso sfidando la forza di gravità, passare ore seduta nella casetta sul terrazzo facendomi venire l'artrosi e sorseggiando finto caffé da tazzine di plastica. E, nel mio caso, tutto ciò dopo una giornata di lavoro passata a gestire clienti, fornitori,banche e dipendenti con pretese assurde. Poi ditemi voi se una non va fuori di testa!



Prima, anche quando ero incinta per dire, tornavo a casa, facevo una doccia vera, ossia di almeno 10 minuti, con tanto di scrub, bagnoschiuma, shampoo, balsamo, maschera viso, poi mi mettevo sul divano e leggevo. Leggevo pagine e pagine senza venire interrotta e senza interrompermi. Adesso, dopo la doccia sopra descritta (quando riesco, sia chiaro!), gioco con Sofia, cercando di concentrarmi solo su di lei, nonostante il suo concetto di gioco non è esattamente qualcosa di coinvolgente. In pratica lei da ordini e tu devi eseguire. Fine del gioco. Quando poi la metto a letto ci sono due strade. L'opzione A prevede che faccia 100 addominali e 20 minuti di cyclette (cosa che faccio quasi tutte le sere devo dire). L'opzione B è fanculo tutto (tanto la pancetta è sempre lì), svengo sul divano. Apro il Kindle e leggo 2 pagine al massimo (sono abbastanza convinta di star leggendo le stesse pagine da tipo 3 settimane), prima di addormentarmi. Poi certo, se una non lavora il tempo per sé stessa aumenta, se i bambini fanno il sonnellino (e quando sono molto piccoli dormono quasi sempre). Nel mio caso questo è quello che passa il convento e per quanto io mi sforzi di trovare del tempo, non c'è. Punto.


Piccola considerazione finale. Ci sono bambini e bambini. Bambini più tranquilli, che giocano anche da soli, dove li metti stanno, e ti permettono di fare certe cose (sfido a trovarne uno che vi permetta di leggere in pace comunque). E poi ci sono bambini come la mia Sofia, che quando ci sei non ti mollano un attimo, vogliono giocare per tutto il tempo che sono svegli, non si fermano mai, come l'orsetto della Duracell. Sofia mi ha insegnato a non dare niente per scontato, quando hai un momento che puoi prenderti dovresti prendertelo senza troppi sensi di colpa, perché potresti non averne più per taaaaaanto tempo. La verità però è che quando diventi genitore, non riesci più a vivere in nessun'altra dimensione. Sia che tuo figlio dorma nella stanza accanto o non sia in casa, una parte del tuo cuore è sempre lì, il tuo pensiero sempre a lui. Giusto o sbagliato, io non riesco ad essere mamma in nessun altro modo se non questo. 100% del mio tempo a Sofia. Priorità assoluta.

16 giugno 2016

E TU, E NOI, E LEI (SOFIA) TRA NOI

Quando aspetti un bambino il dopo, ossia quello che succederà una volta che lui/lei sarà fuori dalla tua pancia, è un qualcosa che immagini utilizzando un paio di lenti rosa. Ti immagini protagonista di quelle pubblicità in cui l'allegra famigliola fa cose divertentissime, sempre con il sorriso.

Vi siete mai chiesti perché nelle pubblicità non appaiono mai famiglie con bambini di 1 settimana o di un mese? Io sì. E la risposta è che l'immagine che dovrebbero dare sarebbe quella di una coppia sull'orlo di una crisi di nervi in ostaggio di un cosino cagante e urlante che monopolizza ogni secondo di ogni giorno della loro vita. Perché alla fine la verità è questa. Tu puoi essere la persona più distaccata e meno apatica dell'universo, ma quando diventi mamma non c'è più niente da fare, per forza di cose tu smetti di esistere. Tu, il tuo bisogno di farti una doccia, di leggere un libro in santa pace sul divano, di andare in bagno chiudendo la porta, di mangiare qualcosa stando seduta. Diritti inalienabili che all'improvviso non hai più. E la cosa più assurda è che all'inizio sei anche CONTENTA di tutto ciò.

Poi le settimane diventano mesi, gli ormoni iniziano a diminuire e tac, le lenti rosa con le quali fino a quel momento guardavi il mondo e il tuo cucciolo/a spariscono. E a quel punto cosa fai? Te la prendi con la piccola innocente creatura sangue del tuo sangue amore di mamma bla bla bla? Ovviamente no. Ti guardi attorno ed eccolo lì, il capro espiatorio perfetto. Tuo marito/compagno. Mai abbastanza bravo a cambiare il pannolino, mai abbastanza creativo nel cercare di convincere il nano a mangiare, mai abbastanza intonato per cantare la ninna nanna che vi concederebbe un'ora di agognato riposo. Inutile che lo neghiate, quando arriva un figlio, ogni pretesto è buono per litigare con la vostra dolce metà. Dentro di te lo sai che alla fine ti stai comportando da stronza, che quel dannato pannolino va benissimo anche messo così, ma devi avere l'ultima parola. In quel momento in cui tu non esisti più, in cui tuo figlio è il sovrano indiscusso della tua vita, hai un disperato bisogno di sentirti potente. E quale modo migliore se non imbastire un cazziatone di 25 minuti a tuo marito sul fatto che la crema devi metterla così, non troppa e non troppo poca, poi il pannolino chiuso così, lì dove c'è la stellina, non troppo stretto se no stringe e non troppo largo se no esce tutto?

Io l'ho fatto, lo confesso. E certe volte lo faccio ancora, anche adesso che Sofia ha 18 mesi. E non perché mio marito sia un padre incapace. Tutt'altro. Perché certe volte mi estranio e lo guardo con lei, vedo cosa fa ogni mattina in cui la tiene mentre io vado in ufficio. Gioca con lei, le fa fare il riposino, la cambia, la fa mangiare. E vi assicuro che Sofia non è una bambina così collaborativa che le fai fare tutto quello che vuoi. Lui ha pazienza, le sta dietro, fa quello che faccio io o fa la nonna, completamente sostituibile a me. Di questo ne ho la piena consapevolezza e so benissimo che se lui non avesse accettato di accudire Sofia per mezza giornata (ne conosco di padri che certe cose assolutamente mai) l'avremmo dovuta mandare al nido. So quanto è pesante psicologicamente stare con lei alla mattina e poi andare a lavorare fino a tarda sera. So tutto questo e anche per questo lo amo. Ma questo non mi vieta di essere spesso una grandissima stronza con lui, criticandolo per come fa il padre. Perché in ufficio mi hanno fatto arrabbiare, perché ci sono le tasse da pagare o perché alla Conad era finito il Magnum Classic. Vorrei essere più serena, più tranquilla, meno isterica. Lo vorrei tantissimo, perché sono consapevole che non abbiamo mai bisticciato tanto come da quando è arrivata Sofia a travolgere la nostra vita come un uragano.


Sempre insieme. #noi3forever

Vorrei avere più tempo per respirare, per pensare, invece di essere tutta istinto e sfogarmi con lui. Vero che il matrimonio un pò è anche questo, avere accanto una persona che sia in grado di accogliere, ammortizzare e scomporre le tue ansie, ridonandoti serenità. Noi due insieme eravamo un team perfetto, sempre sulla stessa lunghezza d'onda. Avevamo il nostro tempo, i nostri interessi. Da quando è arrivata Sofia ho spesso la sensazione che la nostra squadra giochi solo in funzione sua, per soddisfare i suoi bisogni, ad oggi ancora assolutamente primari e fondamentali. Il che è giusto e legittimo, non rinnego il mio ruolo di genitore e sono perfettamente consapevole che quando saremmo stati in 3 tutto sarebbe cambiato. Solo non pensavo che ci avrebbe cambiato così profondamente. Perché se come donna sento di essere cambiata 6, come moglie sento di essere cambiata 15. Sento sulle spalle il peso della responsabilità di un figlio, mi manca la spensieratezza di prima, il tempo solo nostro che non andata "rubato" con la forza alle 23 di un martedì sera dopo 10 ore di lavoro e 17 ore di Sofia. Il tempo che prima era un piacere avere adesso è diventato un tempo imposto da trovare, per continuare ad essere coppia e non semplicemente due che hanno un figlio.

Sofia tra noi è una presenza costante, anche quando non è fisicamente presente sappiamo che c'è e che ci sarà sempre. L'unica cosa che mi fa stringere i denti è sapere che questo suo bisogno di dipendenza da noi non durerà per sempre, che torneremo ad essere una coppia con orari più umani, con spazi sacrosanti. Abbiamo disperatamente desiderato essere genitori, sfidando il destino e la scienza. So di poter parlare anche per mio marito quando dico che Sofia è la cosa migliore che potesse capitarci e che non c'è niente di troppo faticoso o difficile da affrontare se il prezzo è avere lei nella nostra vita. Sofia ha confermato quello che già sapevamo. Che 12 anni fa dovevamo incontrarci, che dovevamo sceglierci, che dovevamo innamorarci e costruire la nostra vita insieme. La nostra incasinata, complicata, meravigliosa vita in 3. Quello che stiamo vivendo è il nostro presente, ma se guardo avanti lo vedo, il nostro futuro è là. Con nostra figlia, come marito e moglie che continueranno a litigare sulle sue mollettine dei capelli, sui piatti nella lavastoviglie, sulle scarpe all'ingresso. Forse non ero pronta a quello che sarebbe successo con la nascita di Sofia, certe volte mi chiedo se sia stata davvero la scelta giusta per due come noi fare entrare una terza persona nella nostra coppia. Poi la guardo, li guardo, mio marito e mia figlia, e la risposta è lì davanti ai miei occhi. Non potevamo fare scelta migliore.





6 giugno 2016

LASCIARSI MA NON PERDERSI

Quando ho iniziato a scrivere questo post pensavo di parlare di come è cambiata la mia vita di coppia da quando c'è Sofia. A quanto io e Daniele litighiamo come mai abbiamo fatto nei 12 anni della nostra storia, a causa del tempo che non abbiamo più, dei nostri ritmi folli di lavoro.
Io sono una a cui piace litigare. Ne ho proprio bisogno. Ho bisogno del confronto, di urlare, di piangere...e di avere l'ultima parola, aggiungerebbe mio marito. Tutto vero.

Io non sono mai stata una con tante amiche, nemmeno quando ero una ragazzina, sono sempre stata abbastanza solitaria, anche avere un blog credo sia sintomo di questa mia difficoltà di relazionarmi con il mondo esterno. Mettere per iscritto le cose mi permette di riflettere di più. Infatti io quando scrivo risolvo molte più cose di quando devo affrontare una discussione faccia a faccia. Perché sono troppo emotiva. Spesso mi accorgo che vorrei di più da certe mie amicizie e allora vado e mi prendo quello che voglio, scrivo, rompo le scatole, cerco lo scambio, il confronto. Se mi manchi te lo dico. Quando non faccio il primo passo significa che non mi importa poi molto, che di quella persona posso fare a meno. Questo è il motivo per cui sulla mia lista chat di whatsapp ho solo 4 contatti (e mio marito non c'è, ma noi siamo della vecchia scuola, ci scriviamo gli sms). Scrivo a queste persone alcune volte 1367 messaggi al giorno, altre volte stiamo 2 giorni senza sentirci, in ogni caso siamo in contatto costante, per me sono le mie sorelle di cuore, le zie di Sofia, quelle che hanno sempre un pensiero per lei. Con loro mi confronto, le ascolto, qualche volta litigo.



Nella mia vita ho litigato tanto, perdonato tanto, dimenticato poco. Sarà che è una caratteristica del mio segno, il Cancro, vivere nel passato, non riuscire mai a staccarsi veramente da quello che è accaduto. Sono fatta così. Anche nei confronti di persone con le quali non ho più un vero rapporto, ma che hanno fatto parte della mia vita, una parte di me continua a volerle bene. Per esempio, c'è una persona con la quale ho condiviso due terzi della mia vita, scuole, primi amori, weekend, segreti. Insieme ne abbiamo passate tante, il genere di amicizia che pensi durerà per sempre. Invece è finita. Perché? Non so rispondere davvero a questa domanda. Da un pò di tempo ci eravamo allontanate, avevamo fatto scelte di vita diverse ma continuavamo a trascinare questo rapporto forse più perché credevamo fosse giusto così, in nome "dei bei tempi andati". E un giorno, per un insieme di incomprensioni, abbiamo litigato, o semplicemente abbiamo trovato il pretesto per dire basta. Da allora non ci siamo più viste. Ma abbiamo continuato a guardarci a distanza, mi piace pensare che in parte continuiamo a prenderci cura l'una dell'altra. Entrambe siamo diventate mamme. Ci facciamo ancora gli auguri di compleanno e ogni tanto ci scriviamo, come stai, come sta la bambina. Qualche mese fa ha perso una persona alla quale teneva moltissimo, che io conoscevo bene, che ci aveva visto crescere, sempre insieme. Il giorno in cui se ne è andata, lei mi ha scritto. Ha scritto A ME. In quel momento di dolore mi è sembrato di essere tornate vicine come un tempo, forse vicine come non eravamo riuscite ad essere mai. Anni dopo l'ultimo abbraccio ho sentito i nostri cuori che si toccavano. Mi sono chiesta spesso se forse avrei dovuto fare di più, spingermi oltre ai messaggi su whatsapp (perché nonostante tutto il numero l'una dell'altra lo abbiamo ancora lì, tra i contatti) ma sono sicura che in quel momento è stata la cosa giusta da fare. Non poteva essere quello il pretesto per ritrovarsi dopo anni di silenzio. Ma quello che abbiamo fatto e quello che ci siamo dette mi ha fatto capire che ci siamo lasciate ma non ci siamo perse. Perché alla fine certi rapporti sono così, come un elastico, hanno bisogno di momenti di lontananza per tornare a rivivere. Poi magari si continuano a percorrere due strade parallele, che non torneranno mai più ad intersecarsi, ma ci si continuerà a guardare a vista, felici dei traguardi dell'altra, con il cuore triste nei momenti difficili. Il tempo forse ci darà una risposta. Quello che io so è che quando vedo lei con la sua bambina sulla foto profilo di whatsapp non riesco a non pensare "Sono proprio contenta per lei". Nonostante quello che è successo. Perché io sono così, non dimentico mai.

Questo post doveva parlare di tutt'altro. Ma va bene così. Oggi ho pensato parecchio all'amicizia, quella di cuore, quella che ti fa essere una persona migliore. Questo post è per voi, sapete chi siete che rendete la mia vita più bella. Vi voglio bene, vicine o lontane non importa, siete nel mio cuore, esiste un posto più vicino di quello?





COSA MI PORTO NELL' ANNO NUOVO

Quest'anno gli anni saranno 39. Non me li sento, non sono pronta. Se penso che mia figlia ne compirà 9 poi! Mi sembra pazzesco quanto ve...