5 dicembre 2017

ESSERE O APPARIRE

Domenica siamo stati a Milano. Andare a Milano nel periodo di Natale è come assistere ad un meraviglioso esperimento su quanto la razza umana sia stupida.

Premessa, perché detto così sembra che io mi stia dando della scema da sola. Non sono stata a Milano per fare shopping ma per andare a teatro a vedere Angelo Pintus (spettacolo che anche questa volta si è rivelato divertente, 2 ore e mezza di risate e riflessioni). Solo che, per arrivare al Teatro Manzoni che è praticamente in centro a Milano, è impossibile evitare il delirio di Piazza Duomo, Corso Vittorio Emanuele e soprattutto LEI, la via dove niente è mai abbastanza assurdo per essere mostrato al mondo. Via Montenapoleone.


Tutti gli anni bene o male sotto Natale un salto a Milano mi piace farlo, per l'atmosfera che si respira, per l'albero in Piazza Duomo, per le luminarie. Per vedere quanto la gente che durante l'anno piange miseria riesce comunque a riempirsi le braccia di pacchi di ogni forma e dimensione. L'elogio dell'incoerenza proprio. Che poi, diciamocela tutta, gente. Chi ha i soldi secondo voi viene a comprare in Via Montenapo la domenica pomeriggio dove c'è un delirio che nemmeno riesci a camminare? No. La risposta è no. La gente che ha i soldi viene a mettersi in mostra. Loro, le loro donne con troppo tutto (troppo trucco, troppo silicone, troppo tacco, troppa puzza sotto il naso), le loro macchine che ci sfameresti per un anno un paese del terzo mondo. E il problema sapete qual'è? Che le persone normali quegli uomini lì li invidiano. Prendete l'universo maschile, quello che viene da Marte. Il 98% di loro gli invidia la macchina (foto qui sotto fatta da mio marito al quale ho dovuto asciugare la bava che gli si era depositata ai lati della bocca), il 2% gli invidia la donna. Se gli chiedete di scegliere tra una Lamborghini e una donna, datemi nome e cognome di quello che si prenderebbe la donna lasciando l'auto. Esseri primordiali, gli uomini. Per quanto riguarda le donne, credo che l'invidia maggiore sia per l'infinita possibilità di acquistare cose che i comuni mortali si vergognano anche solo di guardare.


Mentre camminavo davanti a queste vetrine dove normalità è un orologio di Cartier a 22.800 euro, un abito di Valentino a 13.500 euro, una borsa di Fendi che costa come quanto guadagna in tutto un anno un operaio, mi sono resa conto ancora una volta di quanto apparire conti più dell'essere. A un metro da quella Lamborghini bianca qui sopra c'era una donna anziana con un cartello che diceva "Ho fame, aiutatemi". La follia sta tutta qui, nel fatto che una persona che spende 200.000 euro per un auto e un anziano che ha lavorato per tutta la vita per poi ritrovarsi senza un tetto sulla testa, condividono lo stesso marciapiede nella stessa città. E tra i due poli opposti ci siamo noi, con le nostre borse di Gap con dentro una felpa per nostra figlia che sappiamo già le sarà piccola dopo averla messa sì e no 3 volte, il pacchettino Intimissimi per la nostra fidanzata che andrà certamente a cambiarlo 2 giorni dopo Natale perché come al solito possibile che dopo 5 anni non hai ancora capito che detesto il rosso, la Gift Card che almeno ti compri quello che ti piace.


Ho amato tanto la moda, le firme, erano il mio pane quotidiano. Ho svaligiato Burberry, mi sono fatta regalare un paio di Manolo. Poi c'è stato un momento in cui qualcosa nel mio cervello ha fatto corto circuito. Credo sia stato in concomitanza della prima rata del mutuo di casa, quando mi sono accorta in tutta la sua drammaticità che da quel momento e per i successivi 25 anni avrei dovuto destinare una parte più che considerevole del mio stipendio ad un qualcosa di davvero importante. E così ho iniziato a guardare al mio armadio con occhi nuovi: a quel trench di Burberry costato un rene che avevo messo tipo 3 volte in 7 anni, a quelle scarpe per cui avevo fatto follie e che usavo solo se sapevo che di non dover camminare troppo, tutte le borse costose e bellissime che contenevano giusto 1/4 di tutto quello che dovevo portarmi dietro. Mi sono accorta che quello era il superfluo, potevo vivere lo stesso (ugualmente bene, o male, a seconda del momento) indipendentemente dal possesso o meno di certe cose. Che una borsa è solo un contenitore, sia che costi 1.000 euro da Dior (quella che piaceva a me € 3.342,00 per essere precisi) o € 29,99 da Carpisa. Che le cose veramente importanti sono altre. Ed è quando quelle ti vengono a mancare che capisci che vestita Gucci o CVG non fa differenza.

Soprattutto da quando sono mamma mi sono sempre più resa conto che le cose materiali non mi danno soddisfazione quanto i momenti, le esperienze, le piccole cose che però ti lasciano qualcosa dentro. Iniziare un nuovo libro, preparare dei muffin per un'amica, organizzare una vacanza, mettermi sul divano con Sofia che mi fa da parrucchiera e nel frattempo mi riempie di baci, vedere il sorriso sul volto delle persone che amo. Certo, le cose belle mi piacciono. Ma ho imparato che sono solo quello, COSE. E come tali, per definizione, sostituibili, rinunciabili. Mentre agli occhi di mia figlia, alla mano di mio marito che tiene salda la mia, all'abbraccio di un'amica, alla carezza sui capelli di mia mamma. Questi sono attimi di vita, qualcosa che, dovessero venire a mancare, farebbero soffrire la parte di te più irrazionale, il cuore.


Non ho la pretesa o l'arroganza di insegnare niente a nessuno. Credo che una delle mie qualità sia non riuscire a provare invidia. Proprio non mi appartiene. Se una persona che amo ha qualcosa che io non ho sono sinceramente felice per lei (se io non ce l'ho nella stragrande maggioranza dei casi significa che non mi interessa averla, altrimenti sono una che se vuole una cosa in un modo o nell'altro la ottiene). Se una persona per la quale non provo nulla ha qualcosa che io non ho, semplicemente non mi tocca. Ho imparato in questi 33 anni a capire le cose davvero importanti e a fare di tutto per non perderle. Perché nei confronti di quelle sì, sono gelosa. Anche se ho imparato sulla mia pelle che ci sono cose, come la salute, che non dipendono da te o da quanto tieni ad una persona. Semplicemente accadono delle cose che non possiamo in alcun modo controllare. Che arrivano e cambiano il corso della nostra vita. Ed è qui che ci rendiamo conto che non importa avere una Ferrari o una utilitaria, avere ai piedi delle Hogan o un paio di infradito di Decathlon da € 4,99. Siamo tutti uguali davanti ai drammi della vita.

16 novembre 2017

BISOGNO DI CAMBIARE

Di cose ne sono successe tante dall'ultima volta che ho scritto. Poche cose belle che mi hanno rallegrato il cuore, parecchie cose non belle, cose che per ora non sono pronta a condividere, vi chiedo perdono.

In queste settimane trascorse dal ritorno dal weekend a Ibiza la mia vita ha assunto una piega che non avevo previsto. Ho pensato tanto, nei pochi momenti liberi che mi capita di avere nella mia giornata, soprattutto mentre faccio addormentare Sofia alla sera, dopo che i suoi occhi si sono chiusi e il suo respiro si è fatto regolare, resto a guardarla per qualche minuto. Giusto il tempo di rendermi conto di quanto io sia fortunata a poterla stringere tra le braccia. La guardo e mi faccio scivolare via i cattivi pensieri, la stanchezza, i capricci e vedo la vita nella sua essenzialità.

Giusto ieri sera stavo pensando a questo blog e al suo titolo. A come quel "Tutte brave coi figli degli altri" riconducesse ogni mio post al mio ruolo di mamma. Cosa che sono. Anzi, che sono per prima cosa. Una mamma, una mamma fiera e orgogliosa. Ma che non mi basta. Perché io non sono solo questo, che già è moltissimo, ma che non dice tutto di me. Ho passato anni della mia vita desiderando essere mamma, mettendo in secondo piano ogni altro aspetto di me, convinta che solo la maternità mi avrebbe potuto identificare alla perfezione come individuo. Poi mamma lo sono diventata, e mi sono accorta subito che non ero fatta per essere "solo" quello. Il discorso non si esaurisce semplicemente nello scegliere se essere solo mamma o una mamma lavoratrice. E' una cosa più profonda, che affonda le radici nel nostro vissuto, che si confronta con le nostre ambizioni, con il tipo di persona che siamo state, che siamo e che vorremmo essere. Così ho pensato che avevo bisogno di uno spazio dove non parlare solo del mio essere mamma, che comunque permea tutta la mia esistenza, ma anche di tutti gli altri aspetti di me. Di quello che amo fare, di ciò che mi interessa, mi addolora, mi lascia perplessa o mi rende felice.

E così mi sono messa a pensare ad un nuovo titolo (l'ennesimo, lo so, sono una donna che attraversa molte fasi, Picasso insegna). Ed è nato, grazie ad un brainstorming estremamente fruttuoso con la mia sorella di cuore, questo che vedete e che spero vi piaccia. Super Wonder Mum. Ve lo motivo subito. Quando mi guardo da fuori mi vedo un pò super eroina. Poi ovviamente, a seconda dei casi, alcune volte più sfigata genere Peter Parker pre-mutazione, altre più figa tipo Vedova Nera. Ma insomma, sempre super eroi sono, più o meno nascosti. Lo sono nell'animo. Perché diciamo la verità: le vere eroine sono le mamme, che lavorino o che badino solo ai figli, e non se la prendano a male quelle che mamme non sono. Perché nessuna donna supermanager oberata di lavoro 60 ore a settimana, con 5 happy hour in 7 giorni, 2 ore quotidiane di palestra sarà mai stanca eppure così efficiente come una mamma che gestisce figli (e in una sola parola bisogna inglobare: asilo/scuola, sport, malanni, gioco, tempo libero, pasti, igiene, educazione), lavoro, casa, matrimonio. Non prendiamo nemmeno in considerazione il paragone con il genere maschile, una mamma potrebbe fare il doppio delle cose rispetto ad un uomo semplicemente stando sdraiata a letto. Con il ciclo.

Quindi dal bisogno di cambiare prospettiva è nata l'idea di un nuovo titolo per il mio blog, dove comunque troverete ancora tutti i miei post precedenti. Ci sono quelli della mia vita di mamma, disavventure varie ed eventuali, viaggi, momenti up e momenti down. Poi ci sono i post della mia vita prima di Sofia, che sono stati in assoluto i più difficili da scrivere per l'immenso dolore che provavo in quel periodo ma nonostante questo sentivo che era la cosa giusta da fare. Più indietro troverete anche i post più modaioli, quando scrivevo per un sito che parlava di matrimoni, quando Carrie Bradshaw era il mio modello di donna (da un certo punto di vista non ha mai smesso di esserlo!). Insomma, ce n'è per tutti i gusti. Alcuni più leggeri, altri pesanti come macigni, in tutti ci sono io al 100%. Io che dietro ad un dito non mi sono nascosta mai, che quello che volevo dire l'ho sempre detto. E continuerò a farlo. Che si tratti di mamme, lavoro, vacanze o qualunque altra cosa.

Sapete, è geniale questa cosa che i giorni finiscono. E’ un sistema geniale. I giorni e poi le notti. E di nuovo i giorni.
Sembra scontato, ma c’è del genio. E là dove la natura decide di collocare i propri limiti, esplode lo spettacolo. I tramonti.
(Alessandro Baricco)

In questo momento difficile faccio fatica a trovare del buono in questa vita. Ma c'è. Lo vedo e lo percepisco. Ci sono le mie certezze, mia figlia e mio marito, i miei 2 pilastri, quelli che mi permettono di non affondare. I miei genitori, il mio porto sicuro, quelli che tutto mi hanno dato e che mai riuscirò a risarcire abbastanza per avermi donato la vita. Poi ci sono alcune persone speciali con le quali ho il privilegio di camminare ogni giorno; sono persone che per me hanno un immenso valore affettivo, che mi permettono di non perdere la retta via, che mi asciugano le lacrime, che mi abbracciano, che mi fanno sentire tutto sommato una bella persona. Perché certe volte me lo dimentico, certe volte mi prendo colpe che non ho, certe volte mi guardo allo specchio e mi trovo mancante, in uno o più ruoli della mia vita. Sono fatta così, è un mio limite. E non perché io abbia poca stima in me stessa. Semplicemente perché sono troppo perfezionista, troppo maniaca del controllo. Troppo super eroina! E tutto ciò che si posiziona al di sotto della mia asticella, me lo fa apparire come insoddisfacente. Arriverà il giorno in cui tutti i soldi spesi in manuali di crescita personale daranno i loro frutti. Nel frattempo mi sento sempre un pò incompleta, un pò insoddisfatta, un pò vorrei ma non posso, un pò dovrei ma non riesco.

Ecco uno degli obbiettivi del 2018 (e vai che ci siamo, inizia la lista dei buoni propositi per l'anno nuovo!): imparare qualche volta a mettere me stessa al primo posto. So che è giusto e sacrosanto e so che lo faccio troppo poco spesso. Quindi ve lo chiedo con il cuore: aiutatemi a raggiungere questo scopo nella mia vita. Una specie di crowdfunding senza nemmeno rinunciare a quel caffè al giorno che vi chiederebbero quelli di Save the children. Non vi costa nulla (solo qualche parola) ma alla sottoscritta farebbe un gran bene.

E dopo l'appello strappalacrime vi saluto e vi ringrazio per aver sacrificato 5 minuti del vostro tempo per dare un'occhiata al primo post (spero di una lunga serie) della nuova me. La me Super Wonder Mum. Un abbraccio.






19 ottobre 2017

WEEKEND IN PARADISO...L'ESTATE AD OTTOBRE

Lo scorso weekend ci siamo concessi 4 giorni di fuga dal mondo. Dal lavoro, dal tempo bello ma non più caldo, dai pensieri.
Avevamo scelto Ibiza ancora prima delle ferie di agosto, sapevo che era una scelta rischiosa ad ottobre, che avremmo potuto trovare brutto tempo che ci avrebbe quindi parzialmente rovinato i programmi.
L'idea, dopo esserci stati ad agosto del 2016 ma senza aver visto granché a parte la spiaggia di fronte al villaggio e l'escursione a Formentera in un delirio di gente e fatica, era quella di esplorare alcune delle spiagge più belle di Ibiza e di dar modo a Formentera di riscattarsi. Sapevo che aveva buone potenzialità. Soprattutto era il primo viaggio fuori Italia che organizzavo da sola. Avevo prenotato i voli, scelto la struttura, sapevo che ci saremmo dovuti arrangiare per i trasferimenti.

Beh, non immaginavo avrebbe finito per essere un weekend così bello, sotto tanti aspetti. Abbiamo trovato un tempo meraviglioso, 4 giorni di sole e caldo decisamente anomalo, che ci ha permesso di fare il bagno ogni giorno, in mare e in piscina, con estrema gioia di Sofia che è un pesciolino senza paura.
Abbiamo visto 3 delle spiagge più belle di Ibiza: Cala Comte, Cala Tarida e Cala Bassa. Cala Comte soprattutto è un qualcosa di meraviglioso, specie se arrivi e ci sei solamente tu in spiaggia e fino alle 11 del mattino non più di 10 persone. Abbiamo avuto modo di apprezzare le sfumature di quel mare splendido senza la ressa dei mesi estivi, collezionando fotografie meravigliose, riempiendoci gli occhi di quei colori così intensi da far male agli occhi.







Poi siamo stati a Formentera. E beh, questo è un capitolo a parte. Mi sono innamorata. Un gioiello raro, soprattutto se consideriamo quanto poco dista da noi. Il mare trasparente, la spiaggia coi riflessi rosati del corallo, la natura vergine. Un Paradiso. GIORNATA MERAVIGLIOSA. Se, come vorrei, il prossimo anno rifaremo una così del genere, assolutamente voglio soggiornare a Formentera e godermi meglio questo posto fantastico.
Le fotografie rendono solo in parte la bellezza che ci ha circondato. Ma nel mio cuore è tutto lì, ben conservato.











Come è stato viaggiare questo weekend con Sofia? Bello, bellissimo. Molto impegnativo perché Sofia quando si trova in un contesto estraneo alla sua routine si trasforma. Diventa se possibile ancora più vivace di quello che è a casa, quindi di momenti per rilassarsi ce ne sono stati veramente pochi (ad occhio e croce le 2 ore che mi sono concessa in piscina nei 2 giorni su 4 in cui Sofia ha fatto il riposino in camera con il papà). Ma sotto l'aspetto logistico si vede che sta crescendo. Nessun problema per il mangiare, volo andato benissimo, spostamenti con il pullman per le varie spiagge affrontati sempre con il sorriso. Diciamo che 4 giorni sono un pò pochi per adattarsi al nuovo ambiente e poter tirare un pò il fiato però quando si viaggia è sempre bello, tanto o poco che sia.
E adesso? Beh, adesso il nostro programma vacanze 2017 si è concluso, purtroppo. Magari organizzeremo qualche gita ancora prima della fine dell'anno, ma il tempo del letargo si avvicina.
Per quanto riguarda il 2018...ci sono parecchie idee che bollono in pentola ma bisogna vedere come si possono incastrare nella programmazione generale. Abbiamo degli smart box da utilizzare, la speranza di fare 2 settimane ad agosto, un paio di weekend magari fuori Italia e qualche città italiana. Insomma, stay tuned. #famigliarossiontheroad

12 settembre 2017

SEI BRAVA, MAMMA!

Quando ti alzi nel cuore della notte per "Mamma ho sete/caldo/freddo/pipì/paura"...dieci volte "Mamma ho sete/caldo/freddo/pipì/paura".
Quando dopo una giornata di lavoro entri in casa e ti metti seduta a terra a fare il solito puzzle di Peppa Pig senza nemmeno avere il tempo di toglierti le scarpe.
Quando quei 50 euro che ti sono rimasti delle mance di Natale, finisci comunque per spenderli per loro.
Quando la tua cena è fatta con i loro avanzi.
Quando la pipì con la porta del bagno chiusa è una vittoria così incredibile che nemmeno l'Inter l'anno del Triplete.
Quando rispondi al 70esimo PERCHE'?????? della giornata senza dire "Ma che cazzo ne so!!!!!!!!".
Quando anche se devi decidere cosa fare per il tuo compleanno, pensi sempre a cosa fare per rendere felici loro.
Quando canti "Stella stellina" 40 minuti ininterrottamente senza sbattere la testa contro il muro (la tua o la sua).
Quando "Mamma le scarpe le metto io!!!!!" e fanno a tempo a tornarti i capelli bianchi anche se hai appena fatto la tinta.
Quando anche oggi lo smalto lo metti domani.
Quando prendi in mano una copia di Vanity Fair e ti accorgi che risale a quando Brad e Angelina stavano ancora insieme.
Quando restare seduta sul divano per più di 2 minuti di fila senza che qualcuno ti chiami/ti cada addosso/ti metta le dita nel naso o piedi in faccia ti pare come immaginarti una settimana al St. Regis a Bora Bora.
Quando trovi le briciole di grissini nel barattolo della Nutella e riesci a non trasformarti in Hulk.
Quando "Stasera usciamo a cena" e te ne penti prima ancora di essere salita in macchina. Figurarsi dopo.
Quando a quella senza figli che "Sono così stanca" sorridi comprensiva senza lanciarle un pugnale in mezzo al cuore.






Fare la mamma è stancante, è un continuo dover cercare risorse che un attimo prima non credi di poter avere. E invece poi la forza la trovi. Perché sai di doverla trovare. Perché tu sei la mamma, non ti spettano le ferie, non ti spetta il "Fammi dormire ancora 10 minuti" o il "Mangiate quello che trovate nel frigo". Dal momento in cui metti al mondo tuo figlio, lui diventa la tua sanguisuga di tempo ed energie. Ma nonostante questo tu non molli, continui a vivere e sacrificarti per lui. Perché un figlio è così, ti cambia il ritmo del cuore. Quello che eri prima di lui non esiste più. Esiste solo quella nuova te, con un pezzo di sé che cammina nel mondo. Che ti sorride, che ti abbraccia come se tu fossi la persona migliore del mondo. E il bello è proprio questo, che lui lo pensa davvero. Non finge, per lui la mamma è davvero una specie di super eroe. Tutto quello che tu fai è giusto, non gli passa nemmeno per la testa che tu lo stia ingannando (anche se lo fai, ohhhhhhhh, quante volte che mentiamo ai nostri figli per fargli fare quello che vogliamo!). Poi i nostri figli cresceranno e allora verremo smascherate e passeremo dall'essere i loro idoli al diventare i loro peggiori nemici. Si chiama adolescenza. Che per ora è un qualcosa di lontano al quale preferisco non pensare. Mi godo ancora per qualche anno i baci di Sofia, i "Mamma sei bella!", quella sua manina che stringe la mia quando entriamo in una stanza e ci sono persone che lei non conosce.

E quando la guardo negli occhi e ci leggo quella scintilla di gioia che sempre mi emoziona, allora me lo dico da sola. SEI BRAVA, MAMMA!

18 agosto 2017

MENORCA, CI PIACE!

 “Le radici sono importanti, nella vita di un uomo, ma noi uomini abbiamo le gambe, non le radici, e le gambe sono fatte per andare altrove

Lo ammetto, partivo prevenuta.
Avevo ancora davanti agli occhi la settimana dello scorso anno ad Ibiza, che era stata impegnativa sotto molteplici aspetti. Mi vedevo ancora alla sera a fare km con Sofia nel passeggino per farla addormentare, la fatica per farla mangiare mentre attorno altri mille mila bambini urlavano.

Invece...invece è stato bello. Bellissimo, più bello di quanto avrei potuto immaginare. E' stata una settimana che mi ha lasciato addosso tante sensazioni positive. Che mi ha dato la consapevolezza di quanto la mia piccola stia crescendo. E del buon lavoro che tutto sommato sto facendo con lei. Una volta ogni tanto fa bene guardarsi allo specchio e dirselo. Nonostante il tempo che non basta mai, le privazioni, i sacrifici...veder felice la propria figlia è la ricompensa più bella che una mamma possa avere dalla vita.

Minorca si è rivelata una meta eccezionale, a misura di bambino. Ok eravamo in un villaggio, il che significava piscine e baby dance (ancora niente mini club nemmeno sto giro, ancora troppo piccola!) ma tutto sommato abbiamo tenuto una routine che ha giovato sull'umore di Sofia. E di conseguenza anche sul mio. Ha dormito ogni notte senza quasi mai svegliarsi (e per addormentarsi abbiamo potuto restarcene in camera, invece che fare le maratone), mangiava tanto (TANTO, più di me e di tutto, nonostante gli orari fossero diversi dai suoi soliti!), 2 ore e mezza di pisolino pomeridiano che davano alla mamma la possibilità di spiaggiarsi sotto il sole cocente e respirare un pò.
Vi lascio alcune foto, non raccontano tutto della nostra settimana, ma di sicuro i nostri volti esprimono la soddisfazione di una vacanza che ci ha regalato tanto.












Le Baleari sono sicuramente una delle mete migliori per le famiglie. Mare bellissimo, un sacco di spiagge raggiungibili più o meno facilmente (questo penalizza un pò chi ha bambini piccoli perché per arrivare ad alcune il percorso è off limits ai passeggini!), clima meraviglioso. Insomma, TOP!
Ora che siamo rientrati dobbiamo mettere ordine ai pensieri, selezionare le fotografie e portare nel cuore i tanti ricordi di questa vacanza. Pronti a guardare avanti...tra non troppo ci aspetta l'inizio della scuola materna e, a ottobre, nuova fuga verso il mare! Sofia per il momento non sospetta niente, ed è decisamente meglio così se no inizia a chiedermi adesso quando andiamo sull'aereo...non posso proprio farcela. Quindi le faremo una sorpresa quando si avvicina il momento della partenza.
Buon rientro a tutti (e buone vacanze a chi sta per andarci).

 Ogni viaggio lo vivi tre volte: quando lo sogni, quando lo fai e quando lo ricordi“.

25 luglio 2017

BIMBI PICCOLI CRESCONO...

Se come me siete in quella meravigliosa fase della vita dei vostri figli in cui vogliono libertà e autonomia ma non sono ancora in grado di mantenerla...sapete di cosa parlo. Se i vostri figli non ci sono ancora arrivati e volete sapere cosa vi aspetta, stay tuned!

Nel primo anno di vita l'unico vero scossone alle abitudini del bambino è dato dall'inizio dello svezzamento. Che di per sé non è una passeggiata, soprattutto se avete bambini dai gusti difficili o non particolarmente collaborativi e interessati al cibo. Poi si prendono le misure, si intuiscono i gusti e via, ci sembra impossibile che ci sia stato un momento in cui nostro figlio non faceva che ciucciare latte ogni 3 ore.

Quando si spengono le prime 2 candeline si ha come la percezione che qualcosa da un momento all'altro debba succedere. I bimbi iniziano a parlare (tanto), correre (tantissimo) e noi genitori ci troviamo alle prese con le prime, inquietanti, domande. Quando devo iniziare a toglierle il pannolino? E il ciuccio? Fino a che età è giusto che dorma ancora nel lettino con le sbarre? Non credo ci sia una risposta giusta o sbagliata a queste domande, le variabili sono potenzialmente infinite.
Bisogna considerare in primis l'indole del bambino. Ci sono bambini più precoci e che accettano i cambiamenti senza problemi e altri che invece faticano ad abbandonare il vecchio per il nuovo. Considerato poi che stiamo parlando di capisaldi della vita dei nostri cuccioli, è bene prendere la questione con le dovute precauzioni.

Io vi riporto la mia esperienza di mamma alle prese con questi importantissimi cambiamenti, sperando di darvi qualche utile consiglio. Premessa doverosa: mi sono resa conto di quanto l'esperienza all'asilo abbia facilitato certi passaggi che, da sola, forse avrei fatti più fatica ad attuare.

Per quanto riguarda il ciuccio lo abbiamo abbandonato in fretta e senza rimpianti in un contesto assolutamente doloroso e drammatico come quello della stomatite. Il 25 aprile Sofia ha deciso che il ciuccio le faceva male alla bocca e da allora non si è più guardata indietro. Avevo paura che sarebbe stato difficile per lei addormentarsi senza, invece nel giro di una settimana, nonostante qualche risveglio notturno fuori programma che si è risolto con una dose extra di coccole, ha iniziato ad addormentarsi senza problemi. Fin dall'inizio il ciuccio (dai 5 mesi quando aveva iniziato a prenderlo) era sempre stato utilizzato solo per la nanna, quindi forse è stato più facile eliminarlo, dovendo agire solo su un momento della giornata. Fatto è che ora siamo libere dal ciuccio e quando all'asilo vede dei ciucci appesi mi guarda e dice "Io no ciuccio mamma. Sofia grande". Amore lei!

Veniamo al cambiamento che, forse all'apparenza, spaventa di più. Lo spannolinamento. Capita magari spesso che i segnali da parte del bambino siano chiari, sembra pronto, ma noi genitori davanti all'impegno di stare dietro ad un processo che ci immaginiamo lungo e faticoso, temporeggiamo. Dopotutto quanto è comodo il pannolino? Abbiamo davvero voglia di asciugare pipì in giro per casa in pieno inverno? Io era qualche settimana che meditavo la cosa e, approfittando del fatto che all'asilo Sofia veniva messa sul wc e faceva la pipì senza problemi, la settimana prima che partisse per il mare con i nonni, ho iniziato a toglierle il pannolino al pomeriggio, quando si svegliava dal riposino. Ho voluto procedere per gradi perché volevo che capisse il meccanismo. Il primo giorno si è fatta la pipì addosso, una sola volta. E mi è sembrato comunque un successo. Parlando poi con la maestra, mi sono accorta che lo sbaglio era stato nostro. Non potevamo aspettarci che Sofia ci dicesse che le scappava la pipì, non riusciva ancora a capire che doveva chiamare PRIMA di farla. Stava a noi portarla sul wc a intervalli regolari, diciamo una volta ogni mezz'ora. Devo ringraziare mia mamma che, essendoci lei al pomeriggio con Sofia, si è fatta carico di questa missione. Da quell'unica volta non si è più fatta la pipì addosso. La settimana successiva Sofia è andata al mare coi nonni e metteva il pannolino solo per la nanna e il riposino. Nessun incidente di percorso. Tornati a casa abbiamo proseguito su questa strada. Di certo non è semplice, le attività e la scelta dei luoghi dove andare sono vincolati alla presenza o meno di bagni facilmente raggiungibili. Per andare a fare la spesa, per esempio, lo schema è il seguente:
-Pipì prima di uscire di casa
-Pipì al raggiungimento del centro commerciale, prima di fare la spesa
-Pipì dopo aver fatto la spesa, prima del ritorno a casa
Ah, in tutto ciò è molto probabile che nel bel mezzo del pasto o di quello che si sta facendo, se ne escano con la regina di tutte le frasi "Io mamma cacca!". TOP!!!!!! Quindi, riassumendo, il mio consiglio è di iniziare in un momento in cui sapete di poter portare avanti la cosa senza interruzioni (tipo in vacanza o quando comunque avete modo di seguirlo), perché non c'è niente di più destabilizzante per un bambino di non aver ben chiaro che cosa gli si chiede. Se gli togliete il pannolino e gli chiedete di chiamarvi quando gli scappa la pipì ma poi per comodità glielo rimettete per uscire, state pur certi che gli creerete un bel pò di confusione. Io sono molto soddisfatta di come siamo riusciti in fretta e senza difficoltà a togliere il pannolino di giorno a Sofia, lei ha sicuramente goduto dell'imitazione dei suoi compagni all'asilo che andavano sul wc ed è stata una cosa naturale per lei quando si è sentita pronta.



Il prossimo step sarà passare dal lettino con le sbarre al letto da grande, pur con la spondina laterale. Questo, lo ammetto, è un passaggio che ho ritardato io perché non ho voglia di avere Sofia che, nel caso si sveglia di notte, mi vaga per la stanza, e soprattutto venga nella mia! Visto che ha sempre dormito nel suo lettino da quando siamo tornate dall'ospedale e nella sua stanza da quando aveva 3 settimane di vita, non ho intenzione di tornare indietro e di dover gestire la sua improvvisa voglia di lettone. Pertanto ho deciso di aspettare l'inizio della materna: quando inizierà a dormire all'asilo al pomeriggio su una brandina senza sponde, sarà l'occasione per emanciparla anche dal lettino con le sbarre (che finora non ha mai tentato di scavalcare). Ovviamente metterò il cancelletto fuori dalla porta della sua stanza...essendo le camere al piano di sopra, ci manca che mi cada dalla scala in piena notte! Per il momento quindi mi accontento di 2 traguardi raggiunti su 3.

La cosa strana e meravigliosa della vita, che non finisce mai di sorprendermi, è come tutto ci appaia difficile nel momento in cui lo stiamo vivendo. Crediamo di non essere in grado di farcela, che sia la cosa peggiore che ci sia mai capitata. Poi ci guardiamo indietro a posteriori, una volta che siamo fuori dal tunnel, e ci rendiamo conto di essere sopravvissuti e, anzi, di non essercela cavata nemmeno troppo male. Con i bambini poi questa sensazione è ancora più amplificata. Quando ho iniziato lo spannolinamento mi sono detta "Chissà che incubo". Invece con un pò di ottimismo e tanta pazienza ne siamo usciti alla grande. E funziona così per ogni tappa della vita dei nostri figli, per ogni abilità che apprendono, per ogni ostacolo che superano. Loro ci sorprendono sempre. Dobbiamo solo avere fiducia in loro.

19 luglio 2017

TANTI AUGURI A ME...E SONO 33

33 anni fa a quest'ora circa venivo al mondo. Tanti capelli scuri, una voce squillante. Figlia unica, adorata e viziata dai miei genitori. Che adesso adorano e viziano mia figlia relegando me in panchina. Ma si sa, i nonni fanno così.

33 anni fa ignoravo ogni cosa di quello che sarebbe successo nella mia vita. Quale sarebbe stato il mio cibo preferito, che scuola avrei frequentato, di chi mi sarei innamorata, se mi sarebbe piaciuta l'idea di essere mamma oppure una suora, che lavoro sarei finita a fare, che macchina avrei guidato. 33 anni fa avevo appena scoperto il profumo della mia mamma, sentito le sue mani che mi accarezzavano, la sua voce che mi calmava dopo un viaggio tutt'altro che facile. Ed era tutto quello che mi serviva sapere del mondo.

33 anni dopo so qualche cosa di più. So che detesto le verdure, che adoro viaggiare, che mi piace scrivere ma non voglio che le persone leggano davanti a me ciò che scrivo, so che sposarmi è stata la decisione migliore che potessi prendere, so che avere una figlia ha dato un senso a tutto il mio essere, che ho poche amiche e mi va bene così, che ho tante responsabilità e mi va bene così.

Se faccio ad oggi un bilancio dei miei primi 33 anni posso dire che ho sofferto tanto ma sono stata anche tanto felice. E il 90% della felicità che ho vissuto è concentrata negli ultimi 3 anni, ha i capelli biondi e il sorriso contagioso di Sofia. Ho dato tanto, sicuramente più di quanto ho ricevuto in cambio ma ho capito che misurare le persone in base a quanto ti danno non ti fa stare meglio. Quindi la soluzione è semplicemente accettare le persone per quelle che sono, coi loro limiti, oppure interrompere i rapporti. Con alcune persone l'ho fatto, con altre mi sono limitata ad accettare che non sono come me e convivo con questa loro incapacità di dimostrare le cose come invece faccio io. Non tutti siamo uguali, ne ho preso atto.

Oggi nel giorno del mio compleanno voglio ringraziare chi mi ha fatto gli auguri, chi c'è sempre e non solo oggi, chi sopporta il mio caratteraccio, chi mi accetta per come sono e riesce persino a trovare del buono in me. Ma soprattutto ringrazio questi 2 biondi qua sotto:


Loro sono il motivo per cui mi alzo ogni mattina, per cui faccio quello che faccio, per cui ingoio tanti rospi, per cui cerco sempre di trovare il buono alla fine di ogni giornata. Per Sofia, che merita tutto il meglio, perché lei con il suo semplice esistere mi ha ridato la vita. E per Daniele, compagno di tante avventure, di tanti giorni belli e brutti, che dopo 13 anni continua ad accettarmi per la donna isterica, psicolabile, pazza e iperpuntigliosa che sono. La vita senza di voi sarebbe forse più facile, ma non sarebbe così bella. Grazie di far di me la donna felice che sono, oggi e in ogni altro giorno. Vi amo.
A chi mi ha rivolto un pensiero oggi, grazie di cuore.

4 luglio 2017

ELOGIO DEL SILENZIO

Chiunque ha un figlio sa che quando inizia a parlare (e quanto aspettiamo quelle prime, preziose parole!), il silenzio diventa un bene di lusso che non ci verrà concesso se non in casi eccezionali. Sofia è una di quelle bambine che ti riempiono la testa e la giornata di parole, di suoni, di urla e di risate. Da quando si sveglia alla mattina a quando chiude (finalmente!) gli occhi alla sera per dormire. Una serie infinita di domande, di mammamammamammaaaaaa detto, urlato, sussurrato, cantato.

Sabato abbiamo portato Sofia al mare coi nonni. Una settimana a Finale Ligure, in un Family Hotel, un albergo con piscina, pieno di giochi e di bambini. Il paradiso dei nanetti. Come lo scorso anno, quando è stato il momento di lasciarla, mi si è stretto il cuore. Ma, forse perché sapevo che in questi giorni a casa sarebbe arrivato l'imbianchino e quindi ci sarebbe stato il delirio, forse perché è stato un anno pesantissimo e lei è cresciuta così in fretta e mi prosciuga ogni energia. Fatto sta che, questa volta, già mentre ero in macchina, ho tirato un sospiro di sollievo.

Domenica è stata una giornata praticamente perfetta per me, mamma che si ritrova momentaneamente sprovvista di figlia. Mi sono svegliata alle 8.40 ( 2 anni e mezzo che non mi svegliavo alle 8.40!), ho fatto colazione, fatto le lavatrici, preparato la casa per l'arrivo dell'imbianchino, poi io e mio marito sul divano ci siamo guardati una serie tv. Poi siamo andati a pranzo fuori, abbiamo fatto la spesa, siamo tornati a casa e mi sono messa sul terrazzo con la sdraio a prendere il sole. 2 ore di pace, libro e silenzio. Ogni tanto mi alzavo e andavo a guardare l'ora perché credevo che Sofia da un momento all'altro si sarebbe svegliata, avrei sentito il solito "Mamma Saraaaaaaaaa" provenire dalla sua cameretta. Invece niente. Il silenzio. Il paradiso, per una come me che è abituata per lavoro a parlare 10 ore di fila e poi ancora a casa, con lei. Domenica sera siamo usciti a mangiare una pizza, ed è stato MERAVIGLIOSO poter fare un discorso con mio marito senza essere interrotta ad ogni parola o tirata per il braccio perché Sofia pretende attenzione e non è ancora in grado di aspettare il suo turno. Sono arrivata a casa felice, con la consapevolezza che per qualche giorno avrei ripreso possesso della mia vita. Non è una cosa bella da dire? Le brave mamme non lo fanno? Pazienza. Io in questi 3 giorni, nonostante la casa sottosopra per via dei lavori, nonostante un'azienda da mandare avanti senza l'aiuto prezioso di mio papà, sono tranquilla. Perché riesco ad arrivare a casa e sapere che posso non guardare l'orologio, che posso farmi una doccia anche alle 21 se voglio, che posso stare davanti alla tavola ancora apparecchiata a leggere il giornale con accanto mio marito senza dovermi alzare 3657 volte, senza per forza parlare. So che non è una condizione permanente. E proprio per questo mi piace e me la sto godendo.





Perché dopo un pò che non hai Sofia attorno ti mancano la sua risata, i suoi abbracci. Ti manca essere la sua mamma. Ma in questi giorni so che lei sta bene, si sta divertendo coi nonni, coccolata e viziata, sta respirando aria buona. A come sarà una volta tornata a casa ci penseremo da sabato, quando bisognerà tornare alle abitudini di sempre e, da lunedì, ancora all'asilo.
Nel frattempo io pulirò casa quando l'imbianchino avrà finito, andrò a vedere la parte nuova di Orio Center alla sera (quando solitamente non usciamo mai perché Sofia dorme presto), mi rimetterò in pari con alcune serie di cui ho registrato tipo 15 puntate che ancora non ho avuto tempo di vedere (avendo la tv monopolizzata su Rai Yoyo). So che sabato arriverà in fretta. E riabbraccerò il mio dolcissimo terremoto. E quando sarà tra le mie braccia il mio cuore sarà di nuovo intero.

Perché non importa quanto questa vita da coppietta possa piacerti, quanto il non avere orari e responsabilità di faccia riposare. Se sei una mamma, e tuo figlio non è accanto a te, ti manca sempre un pezzo di cuore. Non c'è niente da fare. Nel momento in cui si diventa famiglia, niente è più lo stesso. Le tue priorità, il tuo modo di vedere le cose. Cose che prima davi per scontate capisci che non lo sono più. Il tempo per te, leggere un libro, una doccia con tanto di shampoo e balsamo. La vita di prima non la rimpiangi, perché quello che hai adesso è infinitamente più bello. Più impegnativo, più logorante, più sfinente...ma incredibilmente più bello.


7 giugno 2017

E IL TEMPO CHE VOLA

Mai come da quando sono mamma i giorni si susseguono veloci. Le settimane diventano mesi e mi ritrovo, stasera, ad andare alla riunione per la scuola materna della mia piccola Sofia. Sofia, che mi sembra un mese fa che la vedevo per la prima volta nell'ecografia al Fertility Center, ignorando tutto quello che sarebbe successo dopo. Che mi sembra una settimana fa che me la trovavo tra le mani per la prima volta, sporca e piangente e semplicemente perfetta con il suo nasino schiacciato e quella bocca così bella che mai avrei potuto immaginare quanto sarebbe stata in grado di sorridere, piangere, urlare e baciare.

Il tempo passa in fretta e mi trovo per le mani una bimba che non è nemmeno l'ombra di quella che era un anno fa. L'unica cosa che ancora le accomuna sono i capelli biondi e ricci. Adesso Sofia parla bene, parla tantissimo, capisce TUTTO quello che le dici e ti risponde (e non sempre sono le risposte che vorresti), si veste da sola, ti aiuta ad apparecchiare per il pranzo, vorrebbe decidere lei ogni cosa e trattare su tutto. Uno sfinimento che non manca di sorprendermi e stupirmi. Perché mi sembra sempre pazzesco che quella sia mia figlia, che io abbia messo al mondo un esserino che nel giro di poco più di 2 anni ha imparato a camminare, parlare e fare mille altre cose. E ancora chissà quante imparerà a farne. Il miracolo della vita.





Quando la vedo giocare con gli altri bambini, vedo le cose che impara a fare all'asilo, il modo in cui appare grandi davanti ai miei occhi mi commuove. Poi quando ci addormentiamo alla sera, quando cerca le coccole allungandomi le braccia per farsi prendere, quando mi avvicina il viso per schioccarmi un bacio sulla bocca mentre la sto cambiando, quando dal nulla se ne esce con un "Brava Mamma!" e mi batte le mani perché faccio pipì nel water (visto che lei ci sta arrivando, lo vede come un traguardo per tutta la famiglia)...in quei momenti mi rendo conto di quanto, nonostante tutto, sia ancora piccola. Di quanto lei abbia ancora bisogno di me. Ma anche di quanto io abbia bisogno di lei.

So che ogni giorno che passa lei cresce sempre di più, inizierà a lasciare la mia mano ogni giorno per un pò più di tempo fino a quando mi dirà "Mamma, non rompere!" e a quel punto riuscirà a pensare a lei senza di me. Lei diventerà una donna. Io invece, mamma, sarò mamma per sempre, continuerò sempre a tenere i miei occhi fissi su di lei, sempre con la paura che qualcuno le farà del male e io non potrò aiutarla, che lei diventerà grande e smetterà di aver bisogno di me mentre io mai smetterò di preoccuparmi di lei. Il mestiere del genitore è veramente il più bello e difficile del mondo. Perché all'inizio quell'esserino dipende in tutto e per tutto da te, per ogni esigenza elementare. Poi dopo i primi mesi il laccio si allenta un pò ma per parecchi anni MAMMA sarà sempre la prima persona alla quale rivolgersi per ogni cosa. E ci saranno giornate facili e altre che non si vede l'ora che finiscano, giorni in cui ci chiederemo chi ce lo ha fatto fare di fare un figlio e giorni in cui penseremo di farne un altro.

La cosa meravigliosa è che il nostro cervello è capace, a distanza di tempo, di conservare solo i ricordi belli, eliminando quelli spiacevoli. Questo è il motivo per cui si trova la forza di fare un altro figlio dopo il primo. Perché passati un pò di anni ci dimentichiamo quanto i primi mesi fossero faticosi, stancanti e senza respiro. Se così non fosse l'umanità si sarebbe estinta e saremmo un popolo di figli unici. Quando i bambini crescono e iniziano ad avere meno bisogno di noi, le mamme soprattutto iniziano ad avvertire la sindrome da nido vuoto, sentono la mancanza di essere il perno attorno al quale ruotava tutta la vita del figlio e che le faceva sentire così importanti, e così ci ricascano, ripassando dal via. Perché la conosco bene quella sensazione di onnipotenza che ti da un neonato da accudire. Che poi, oddio, non è vero che i bambini senza la mamma non possono stare. O che quelli che stanno sempre con la mamma crescono più intelligenti o più sicuri o che so io.

Sofia è una bambina sveglia e vivace nonostante vada all'asilo e il pomeriggio stia con la nonna, non mi sembra una che soffre di deficit perché non l'ho allattata fino ai 2 anni o perché ho ricominciato a lavorare presto. Si è semplicemente adattata a quella vita. Ed è felice. Come lo sono io quando la guardo e la vedo crescere e sbocciare. E mi dico che oh, non mi basterebbero 5 vite per recuperare la stanchezza che ho accumulato in questi 2 anni e mezzo, ma ne vale la pena. La ricompensa è tutta lì, in quegli occhioni che mi guardano, in quella bocca che mi dice "Mamma sei bella!".

30 maggio 2017

SIIIIII VIAGGIARE

Ho sempre amato il mare. Fin da piccola, quando facevo 2 settimane a luglio coi miei nonni e i miei cugini a Caorle e poi ancora 3 settimane ad agosto coi miei genitori.

Crescendo ho avuto la fortuna di poter vedere parecchi posti meravigliosi nel mondo come le Cascate del Niagara, Toronto, New York, Seattle prima ancora di compiere i 18 anni. I miei genitori mi hanno dato la possibilità di andare lontano da casa da sola, di imparare a cavarmela senza loro a farmi da paracadute, di arrangiarmi con una lingua che non padroneggiavo al meglio, di sperperare 200 dollari per comprare un paio di scarpe e campare poi a pane e acqua per i successivi 4 giorni. Stare all'estero così giovane mi ha resa più responsabile e mi ha permesso poi di affrontare i viaggi successivi con maggiore senso di organizzazione. Non ringrazierò mai abbastanza mia madre e mio padre per i sacrifici fatti per regalarmi certe esperienze.

Poi ho conosciuto quello che è diventato mio marito, il nostro primo "contatto" è stato al mare, l'acqua il nostro elemento. E insieme abbiamo visto alcuni dei luoghi più belli del mondo, di mare e non solo: la Polinesia Francese, la barriera corallina del Mar Rosso, Parigi, Antigua, Santo Domingo, Cuba, Barbados sono solo alcuni.





Ci eravamo ripromessi che dopo aver avuto un figlio avremmo continuato a viaggiare. Purtroppo le cose non sono andate esattamente così. Le esigenze di un neonato mal si conciliano con i 38°C di Marsa Alam, le 12 ore di volo intercontinentale per arrivare ai Caraibi, le camminate no stop nelle capitali europee. Così abbiamo dovuto depositare sogni e valigie in box per un pò. A differenza nostra, Sofia non è una che ama molto spostarsi dalla sua casa e dalle sue cose, come credo tutti i bimbi della sua età. Pertanto le nostre prime vacanze insieme a lei sono state più uno stress che altro. La Liguria quando Sofia aveva appena 8 mesi è stato quello che definirei un punto di non ritorno. Lì ho capito che no, la vacanza in appartamento nel mare vicino a casa (seppur bello quanto vuoi) non è il genere di cosa che posso ritenere adeguata nel momento in cui sgobbo tutto l'anno e mi concedo una sola, agognata, settimana di stacco dal lavoro.


Così lo scorso anno, pur spendendo parecchi soldi visto che per noi le ferie sono solo ad agosto, abbiamo deciso che avremmo ricominciato a prendere l'aereo. Così siamo stati a Ibiza. Che per Sofia non è stato un grande cambiamento rispetto alla Liguria (sempre mare e spiaggia era), per me e mio marito invece è stato importante per ricominciare e prendere in mano la nostra vita che dall'arrivo di Sofia era stata sempre e solo concentrata su di lei. Abbiamo potuto apprezzare un mare meraviglioso, siamo stati a Formentera. Certo, Sofia ha cambiato inevitabilmente i nostri ritmi e il senso stesso di vacanza (ossia che uno va in vacanza e si riposa. Se hai un figlio no...vai in vacanza e corri ancora di più!) ma ripensandoci a posteriori è stata una vacanza meravigliosa, che sono contenta di aver fatto.


Quest'anno andremo a Minorca, sempre in villaggio, con il vantaggio di aver già fatto provare l'esperienza del volo a Sofia, che l'anno scorso si è rivelata abbastanza disastrosa all'andata (più per il fatto del ritardo, il non aver fatto il riposino e l'essere stanca). Siamo quindi abbastanza fiduciosi. Devo esserlo, perché ho veramente bisogno di staccare la spina, di allontanarmi da tutto questo delirio, dalla routine nella quale sono schiacciata tra casa e lavoro.
Poi per il 2018 il programma è leggermente diverso. Ma per adesso preferisco non dire troppo. Io, in ogni caso, il calendario del prossimo anno l'ho già stampato. Quindi continuate a seguirmi che ci saranno interessanti novità.
Nel frattempo godiamoci questa estate che sta per arrivare...non vedo l'ora!

COSA MI PORTO NELL' ANNO NUOVO

Quest'anno gli anni saranno 39. Non me li sento, non sono pronta. Se penso che mia figlia ne compirà 9 poi! Mi sembra pazzesco quanto ve...